Foggia ha tremato sette volte in un mese, un attentato ogni 4 giorni o poco più. La criminalità organizzata ha aperto una nuova stagione delle bombe dopo gli arresti che a fine novembre hanno portato in carcere i vertici dei clan della Società foggiana. L’ultimo ordigno, nella notte tra martedì e mercoledì, è stato piazzato davanti al punto vendita Euronics nella zona del Villaggio Artigiani: saracinesche divelte, infissi danneggiati e un giovane ripreso dalle telecamere di videosorveglianza mentre accende la bomba e si allontana in auto con un complice. La scorsa settimana era toccato a una profumeria, colpita già a ottobre, e a un emporio. Secondo gli investigatori, quasi tutti gli episodi hanno un marchio mafioso.
7 bombe in un mese: “Reazione scomposta agli arresti”
Un segnale, perché la mega-operazione della Dda di Bari – che aveva riunito 11 indagini di carabinieri e polizia – ha sventrato i clan e fatto tabula rasa dei vertici. E allora adesso chi è fuori prova a urlare a modo suo: “Comandiamo ancora noi”. E poi servono soldi: per le cause legali e per il sostentamento delle famiglie di chi è finito in cella. Ma sette bombe in un mese fanno rumore e fonti investigative spiegano a Ilfattoquotidiano.it che si tratta di una “reazione scomposta” che alza ancora di più l’attenzione delle forze dell’ordine. Il prefetto Massimo Mariani ha riunito il Comitato per l’ordine e la sicurezza. E al centro della riunione di coordinamento c’è anche il racket.
Il sindaco: “Non ci pieghiamo”
“La criminalità è tornata con prepotenza ad alzare il tiro delle sue minacce”, dice il sindaco di Foggia Franco Landella. “I commercianti foggiani e tutti coloro che investono sul nostro territorio – denuncia il primo cittadino – hanno il diritto di lavorare con serenità e tranquillità. Questi attentati, evidentemente vogliono stringere un cappio di paura attorno a chi, quotidianamente, cerca di fare onestamente la sua parte e dare valore alla città”. Ed è proprio ai commercianti che si rivolge il sindaco, ad iniziare dal proprietario dell’Euronics e della profumeria presa di mira a ottobre e la scorsa settimana, subito riaperta dopo lo sfogo su Facebook nella notte stessa dello scoppio: “A Matteo La Torre, alla signora Grazia Placentino (foto sopra, ndr) e a tutti gli imprenditori ed i commercianti vittime di attentati dinamitardi giunga il messaggio di solidarietà e vicinanza della nostra comunità, che non intende piegarsi e assuefarsi alle logiche mafiose e alla cultura della violenza”.
Il “cambio di passo” di imprenditori e commercianti
E anche gli investigatori giurano che questa volta è diverso: “Dobbiamo avere pazienza. Ma stiamo facendo tanto e anche la cittadinanza sta iniziando timidamente a denunciare”. Un contro-segnale che segue anni di omertà. A novembre 2017, il Consiglio superiore della magistratura, dopo una missione a Foggia, aveva messo nero su bianco che la mafia qui era così radicata da spingere le vittime di estorsioni ad assumere “un atteggiamento di volontaria sottomissione” ai clan, cercandoli prima della richiesta di pizzo. Invece nell’operazione di dicembre che ha portato a 30 arresti nei clan Moretti-Pellegrino e Sinesi, c’è un imprenditore che non ha taciuto. E il 28 gennaio, grazie alla denuncia di un altro commerciante, la polizia ha arrestato due persone vicine alle stesse famiglie: “Se non mi dai i soldi ti facciamo del male ancora ti pensi che siamo solo noi….”, gli avevano detto. Ma lui non ha taciuto e i due sono finiti in manette.
Il vuoto di potere e la fiducia di chi indaga
“Si stanno agitando, magari qualcuno sta provando ad approfittare dell’assenza dei vertici per farsi largo nelle gerarchie – raccontano fonti investigative al Fatto.it – E poi le estorsioni sono il più efficace canale per provare a rialzare la testa”. Perché, è il ragionamento, agiscono su due canali: “Garantiscono cassa e incutono paura. E i clan in questo momento hanno bisogno di soldi: 30 persone arrestate sono trenta persone da assistere sotto il profilo giudiziario e altrettante famiglie da mantenere. Dall’altro lato le bombe servono per provare a riaffermare il controllo sul territorio e spingere i commercianti ad avere paura, quindi a non denunciare, piegando la testa”. Chi tutti i giorni è in prima linea sarà che la strada è lunga e si aspetta che arriveranno altri attentati. Per questo il servizio notturno di pattugliamento è stato potenziato e il controllo del territorio è sempre più capillare. “La guerra continua – confida un investigatore – Ma stiano certi: prenderanno ‘legnate'”.
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