Una tenacia incredibile nel difendere i diritti dei più deboli, la voglia di abbattere le barriere architettoniche e una passione insaziabile per il calcio. Il suo obiettivo era rendere San Siro accessibile al 100% anche a quei tifosi con disabilità motoria grave. Questa la sfida vinta da Francesco Gallone, 22enne con tetraparesi spastica che il Comune di Milano ha voluto omaggiare mercoledì 30 gennaio dedicandogli una speciale cerimonia commemorativa allo stadio Giuseppe Meazza, ad un anno esatto dalla sua morte. L’Assessore al Turismo, Sport e qualità di vita, Roberta Guaineri, ha celebrato così “il sogno d’inclusione e partecipazione di Gallone, un modello di passione civica e altruismo” con una targa ricordo, posta vicino alla pedana per disabili innalzata a bordo campo. Pedana insistentemente richiesta dallo stesso tifoso interista per consentire una corretta visuale anche alle persone in carrozzina.

La battaglia di Gallone nasce dopo la finale di Champions League disputata a San Siro il 28 maggio 2016, quando alcuni lavori compromettono la visibilità per i disabili. Gallone si rivolge al Comune, ente gestore dello stadio, incontrando di persona anche l’assessore di riferimento. Fa notare che la situazione è diventata insostenibile, che “i posti a disposizione per le persone in carrozzina sono troppo pochi, molto al di sotto di quelli previsti dalla normativa. Lo confermano – scrive allora nel suo blog sul Giornale.it – anche molti altri miei amici in carrozzina del settore arancio che, come me, ogni santa domenica, devono affrontare gli stessi problemi”.

L’insistenza di mio figlio ha agevolato la risoluzione dei problemi e sono sicura che oggi sarebbe orgoglioso dei risultati ottenuti. Si è battuto fino a quando le sue condizioni di salute gliel’hanno permesso” dice al Fatto.it la mamma, Anna Castiglione. Francesco si è diplomato all’ITSOS Albe Steiner di Milano e ha ricevuto, post mortem, la laurea in Scienza dell’Educazione e Formazione dall’Università Cattolica del Sacro Cuore. “Ha sempre combattuto per gli altri, cercando di cancellare i tanti pregiudizi che avvolgono il mondo della disabilità. Non voleva essere compatito e la sua capacità di entrare in sintonia con tutti senza entrare in conflitto gli ha permesso di portare avanti le sue idee costruttive”, aggiunge la madre. “Sorriso contagioso, ragazzo molto autoironico, sempre disponibile a elargire consigli e sottolineava gli aspetti positivi della vita nonostante tutto” racconta al Fatto.it la sua amica Chiara Palmieri, presente alla commemorazione. Gallone sosteneva che “non bisogna porsi limiti ma quando si è sicuri di fare del bene si deve continuare a farlo, senza mollare mai”. “Non sono disabile, non sono abile, sono solo Francesco”, diceva per sottolineare che i diritti valgono per tutti. Amava lo sport, nonostante non riuscisse a muovere benissimo il joystick della sua carrozzina, e giocava a powerchair hockey, capitano della squadra Turtles Milano. “Vado dritto per dritto e nessuno può fermarmi” diceva agli amici.

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