Secondo il quotidiano La Dauphine Liberè, la titolare del dicastero ai Trasporti avrebbe avuto in mano il documento italiano prima di visitare il cantiere di Saint-Martin-La-Porte a fine settimana. In contemporanea Salvini sarà a Chiomonte. Il ministro italiano ha chiesto che il professore membro dell'organismo che ha effettuato l'analisi non sia sentito finché non saranno resi pubblici i contenuti del lavoro e quindi dopo il confronto con i corrispettivi di Oltralpe
L’analisi costi-benefici sulla Tav dovrebbe essere consegnata alla ministra francese Elisabeth Borne “entro la prima metà di febbraio”. E non già prima della fine della settimana, come riportato dal quotidiano francese Le Dauphine Liberè. La smentita è arrivata dallo stesso ministero dei Trasporti. “La notizia è destituita di qualunque fondamento”, hanno riferito. Il primo febbraio Borne sarà sui cantieri di Saint-Martin-La-Porte e, scrivevano i francesi, prima di quel giorno avrebbe ricevuto il documento.
Ma, a quanto comunicato dal fronte italiano, i tempi si allungano ancora e continuano le polemiche. Il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli ha bloccato l’audizione del professor Marco Ponti, presidente della commissione incaricata di analizzare i costi e i benefici della Tav, in commissione Trasporti della Camera che aveva chiesto di ascoltarlo. Lo stop è arrivato in una lettera indirizzata al presidente della Commissione, Alessandro Morelli (Lega), che l’Ansa ha potuto visionare. Morelli ha scritto quindi al presidente della Camera Fico: “La presidenza della commissione Trasporti ha aderito alle richieste di numerosi deputati di diversi gruppi parlamentari che hanno richiesto l’audizione del professor Marco Ponti, presidente della commissione che sta analizzando i costi e i benefici della Tav”.
Oggi poi è stata bloccata anche la discussione delle mozioni in favore della Tav: i documenti sono slittati alla seconda settimana di febbraio. Arrivate in Aula lunedì 28 gennaio, la maggioranza ha spinto per rinviare la discussione a dopo che si sarà trovato un compromesso nell’esecutivo. Il dibattito slitta quindi a dopo che si sarà affrontato il decreto Carige e la proposta di legge costituzionale in materia di referendum. Ha protestato il Partito democratico: “Si nascondono e Salvini preferisce le passerelle invece di confrontarsi e dire la verità”.
I rallentamenti sul fronte parlamentare, ha spiegato Toninelli, sono appunto dovuti alla necessità di affrontare prima la discussione con la corrispettiva francese. “Come ho avuto modo di riferire pubblicamente”, scrive il ministro M5s nella lettera in cui blocca l’audizione di Toninelli, “affinché la ridiscussione del progetto dell’asse ferroviario Torino-Lione avvenga nel rispetto degli accordi con il governo francese e con la Commissione europea, mi sono impegnato a nome del governo a condividere l’analisi del gruppo di lavoro di cui fa parte il professor Marco Ponti con i nostri interlocutori internazionali direttamente interessati, prima della sua pubblicazione. Pertanto è necessario attendere questo passaggio, che dovrebbe avvenire entro la prima metà di febbraio, nonché la risposta dei nostri interlocutori internazionali, prima di dare seguito alla richiesta della Commissione da Lei presieduta”. Quindi ha concluso: “Colgo l’occasione per ribadire la piena volontà di condividere con il Parlamento e in generale di rendere pubblico tutto il lavoro che contribuirà alle scelte politiche del Governo sulla questione e per questo ritengo senz’altro utile lo svolgimento dell’audizione richiesta presso la Commissione Trasporti, non appena si sarà realizzato l’adempimento degli impegni che ho assunto a livello europeo e internazionale quale condizione per portare avanti quanto stabilito sul punto nel ‘Contratto di Governò”.
Intanto sul fronte italiano continuano le tensioni tra i soci di governo Lega e M5s. Il Carroccio ha commissionato un contro-dossier, secondo cui fermare la grande opera costa 24 miliardi di euro (tra mancati introiti e fondi da restituire). Conti che non corrisponderebbero a quelli n possesso del ministero delle Infrastrutture che parla di ‘grossolani errori’. “Mi sono rotto le scatole”, aveva detto ieri il ministro Danilo Toninelli. “Basta dire che blocchiamo tutto”. Poco dopo era intervenuto anche Alessandro Di Battista che, intervistato da Bruno Vespa, ha ribadito che il no al Tav è una delle sue priorità.
Sul tema è intervenuto anche Edoardo Zanchini di Legambiente. “Ad oggi non si è capito quale idea abbia il governo per il rilancio dell’offerta per i pendolari e per il trasporto pubblico locale”, ha scritto. “Si fa un gran parlare di Tav, ma il rischio è che come nelle precedenti legislature vadano avanti solo le autostrade, mentre le opere che servono ai pendolari rimangono ferme, rinviate e incompiute. Se si vuole davvero migliorare la situazione per i pendolari, gli ambiti di intervento sono quattro: aumentare le risorse, coordinare e controllare quanto avviene sulla rete, cambiare le priorità infrastrutturali e fermare il taglio delle cosiddette linee secondarie. Sono tanti i segnali positivi dalle città e dalle Regioni, che mostrano una disponibilità delle persone a usare treni e trasporto pubblico locale. Quest’anno raccontiamo con tante storie proprio come ovunque siano arrivati nuovi treni, sia stato migliorato il servizio e il numero dei passeggeri sia cresciuto in modo esponenziale. Ma sono troppe le Regioni in cui, al contrario, è stato ridotto il numero dei treni, sono diminuiti anche i pendolari che ne usufruiscono e sono stati costretti a usare i mezzi privati”.