In seguito al mio ultimo post, nel quale evidenziavo una serie di errori metodologici nella analisi di un’associazione privata che avrebbe trovato nei vaccini una serie di presunti contaminanti tra cui il Viagra, è intervenuto l’ordine dei biologi e direttamente il suo presidente.
Mi auguravo che avendo evidenziato dei gravi errori (da primo anno di università) nelle analisi cofinanziate con i soldi degli iscritti, come la confusione tra un’ammina e un’ammide (e non si tratta di un caso isolato, dato che altri ne hanno segnalati diversi altrettanto gravi), la reazione di un ordine professionale che rappresenta 12mila ricercatori sarebbe stata diversa. Invece l’ordine e il suo presidente, si sono lanciati a difendere la presunta “scientificità” delle analisi e ad attaccare in modo incomprensibile il sottoscritto.
Se qualcuno dice di aver trovato il Viagra nei vaccini e lo va a raccontare in prima pagina su un quotidiano a diffusione nazionale, nonché in una conferenza scientifica e in una conferenza stampa alla Camera, non si può non rimanere perplessi dal diniego di mostrare i dati (spettri di massa). Visionando i dati, sarebbe infatti possibile per gli esperti dire se ci siano davvero il Viagra e i diserbanti nei vaccini, oppure se si tratti di un abbaglio. I cittadini hanno bisogno di informazioni affidabili, non di sparate sensazionalistiche e allarmistiche volte a cercare un’effimera notorietà. Il presidente dell’ordine dei biologi ha annunciato che farà replicare queste analisi e invita anche me a ripetere queste analisi: “Se però il nostro ricercatore è così sicuro del fatto suo, rifaccia le analisi, se può, e dimostri che gli esiti sono diversi anziché fare il correttore di eventuali ‘refusi’”.
Accetto volentieri il confronto, dimostrando che nonostante la metodologia non sia nota, è proprio impossibile per chiunque ripetere quelle analisi con esiti identici. In un documento pubblicato dalla stessa associazione privata che inspiegabilmente l’ordine dei biologi cerca di difendere, ci sono i valori delle ipotetiche masse molecolari delle sostanze presuntamente presenti. Ad esempio, per il “pentachlorophenol” la presunta massa individuata è indicata pari a 264.8521729 con ben sette cifre decimali. Perché questi dati non possono proprio essere riprodotti, a differenza di quello che pensa l’ordine dei biologi? Perché il numero massimo di cifre decimali misurabili, utilizzando lo spettrometro di massa più moderno disponibile arriva solamente a cinque.
Sarebbe come dire che con un metro da sarta la lunghezza di una giacca è stata misurata pari a 50.2394832 cm, oppure apprezzare la differenza di un grammo con la bilancia pesapersone. Difficile definire semplice “refuso” quello delle sette cifre decimali, dato che è stato ripetuto per ben un centinaio di volte. Quindi, quelle analisi eseguite da un’associazione privata, che il presidente dell’ordine nazionale biologi non vuole mostrare, non possono essere ripetute proprio da nessuno, perché la strumentazione che permette di determinare i pesi molecolari con sette cifre dopo la virgola non esiste ancora.
Potrebbe essere questa la spiegazione del disagio nel rendere pubblici i dati delle analisi. Le agenzie regolatorie non possono correre dietro al primo che dice (senza dati, o peggio con dati palesemente inattendibili) di aver trovato cose inverosimili nei vaccini, come “due coccodrilli e un orangotango”. Le analisi lasciamole eseguire e interpretare agli scienziati che le sanno fare davvero, perché controllare in modo serio i vaccini è interesse di tutti. Le spiegazioni di perché qualcuno si ostini a voler finanziare chi crede di aver trovato il Viagra nei vaccini, invece le lascio alla fantasia dei lettori.