Colpo al mandamento mafioso di Mussomeli, in provincia di Caltanissetta. I carabinieri del Ros questa mattina hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 17 persone indagate a vario titolo per associazione mafiosa, omicidio, estorsione e traffico di stupefacenti. Le indagini, coordinate dalla procura di Caltanissetta, hanno permesso di ricostruire gli affari della cosca: dalle pressioni estorsive nei confronti di imprenditori e commercianti del territorio, al traffico di droga.
Non solo, grazie alla collaborazione di Maurizio Carruba, rappresentante della famiglia di Campofranco, arrestato nell’aprile 2011 nell’operazione “Grande Vallone”, gli investigatori hanno potuto far luce su un omicidio di oltre 10 anni fa: quello di Gaetano Falcone, ammazzato il 13 giugno 1998. Secondo Carrubba, Falcone è stato ucciso per decisione di Domenico Vaccaro, che voleva vendicare la morte del fratello Lorenzo, e di Calogero Carrubba. Secondo il collaboratore, per pianificare l’omicidio, Vaccaro si è avvalso della collaborazione di Nicolò Falcone, che faceva parte della stessa cosca della vittima. La vendetta, invece, è stata portata a termine da Angelo Schillaci e Maurizio Carruba.
Il provvedimento colpisce gli appartenenti a diverse famiglie del territorio di Mussumeli, composto dai clan di Campofranco, Montedoro, Serradifalco, Sutera, Bompensiere. Tra gli indagati lo stesso Vaccaro, Calogero Modica, Rino Claudio Di Leo e Antonio Calogero Grizzanti. Secondo le indagini, Di Leo, parente di Vaccaro, già condannato per mafia, guidava un sodalizio dedito allo spaccio di droga a Campofranco, Mussomeli e Vallelunga Pratameno, con canali di approvvigionamento nel palermitano, attraverso Francesco Pollara, e a San Cataldo, attraverso contatti con Vincenzo Scalzo e Calogero Maurizio Di Vita. Il 30 maggio 2012, Di Leo rapinò, con Francesco Pollara e altri complici, la filiale della Banca di credito cooperativo Toniolo di Campofranco, portando via 18mila euro che servivano proprio per l’acquisto di droga.