Da una parte la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, che annuncia il suo impegno affinché “al signor Ciontoli non sia concesso il reintegro in Forza Armata“. Dall’altra il Guardasigilli Alfonso Bonafede, “indignato” per la frase detta dal magistrato Andrea Calabria durante la lettura del dispositivo della sentenza: “Ritengo sia inaccettabile, ho già attivato gli uffici affinché vengano fatte tutte le verifiche e gli accertamenti del caso”. Il governo interviene sul caso dell’omicidio di Marco Vannini, dopo che in appello Antonio Ciontoli, sottufficiale di Marina, ha visto ridursi la sua condanna da 14 a 5 anni, con il reato di omicidio volontario derubricato in colposo. Una sentenza che ha provocato l’ira dei parenti della vittima presenti in aula.
La ministra Trenta è intervenuta sulla posizione di Ciontoli: “Non posso entrare nei meriti della sentenza giudiziaria, poiché esula dalle mie competenze e prerogative – ha scritto in un post su Facebook – ma una cosa la posso fare: il mio impegno, il mio massimo impegno, fin quando sarò io a guidare il ministero della Difesa, affinché al signor Ciontoli non sia concesso il reintegro in Forza Armata”. “Ho già in questo senso dato disposizioni alle competenti articolazioni della Difesa”, aggiunge Trenta. “Colgo l’occasione per esprimere anche tutta la mia vicinanza ai cari e alla famiglia di Marco, in questo difficilissimo momento – ha concluso la ministra – Comprendo il vostro dolore, comprendo la vostra rabbia, ma sappiate che non siete soli“.
Il suo collega alla Giustizia Bonafede ha commentato invece la frase pronunciata dal presidente della Corte d’Assise d’Appello,Andrea Calabria “Se volete farvi una passeggiata a Perugia, ditelo”. “Ritengo che sia inaccettabile, e sono indignato per questo”, ha detto Bonafede in diretta Facebook. “Come ministro della giustizia ho già attivato gli uffici affinché vengano fatte tutte le verifiche e gli accertamenti del caso”, ha aggiunto. “Questa mattina – dice ancora Bonafede – ho chiamato personalmente la mamma di Marco Vannini, abbiamo parlato e parleremo ancora qui al ministero, nei prossimi giorni avrò modo di incontrare i genitori. A lei ho già spiegato che il ministro della Giustizia non può entrare nel merito delle decisioni dei giudici”.”Detto questo, ho guardato con molta attenzione il video in cui viene ripreso il momento della lettura del dispositivo della sentenza, un video entrato nelle case di milioni di cittadini. E voglio spiegare che un magistrato ha tutti gli strumenti idonei a far mantenere l’ordine all’interno di un’aula giudiziaria. Ecco perché ritengo inaccettabile quel che è accaduto”, ha concluso Bonafede.
L’omicidio – Marco Vannini, 20 anni, è morto alle 3,10 del 18 maggio 2015 a casa dei Ciontoli, a Ladispoli, a causa di un colpo d’arma da fuoco partito, secondo la ricostruzione, accidentalmente. Per ore tuttavia – per la Procura – i familiari di Ciontoli non chiamarono i soccorsi. In ogni caso in primo grado il solo Ciontoli, sottufficiale della Marina militare e padre della fidanzata di Vannini, era stato condannato a 14 anni per omicidio volontario, mentre la moglie Maria Pezzillo e i figli Martina e Federico furono condannati a 3 anni perché la Corte d’assise derubricò l’accusa a omicidio colposo. Fu assolta, infine, Viola Giorgini, fidanzata di Federico Ciontoli. Il procuratore generale della Corte d’appello di Roma Vincenzo Saveriano al termine della requisitoria del processo di secondo grado aveva chiesto la condanna per tutta la famiglia perché “il ritardo dei soccorsi dopo lo sparo fu concertato”.
Pezzo aggiornato e corretto alle 13.30 del 2 febbraio 2019