Dopo l'anticipazione di Conte delle scorse ore, anche il vicepremier M5s ha accusato gli esecutivi precedenti per i dati Istat sul Pil. Per i leghisti "il 2019 sarà un anno migliore". Mentre le opposizioni attaccano: "Il boom economico? Farneticazioni del plurimistro". Cottarelli: "Se crisi profonda c'è rischio patrimoniale". Confindustria: "A gennaio il calo peggiore, reagire subito"
“I dati Istat sul Pil testimoniano una cosa fondamentale: chi stava al governo prima di noi ci ha mentito, non ci ha mai portato fuori dalla crisi”. Dopo che ieri il premier Giuseppe Conte ha anticipato i dati negativi sul Pil dell’Istat, oggi è stato il vice premier M5s Luigi Di Maio ad accusare chi era al governo prima di loro di aver detto bugie sulla fine della crisi. Concetto simile a quello espresso dal leghista Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio alla Camera: “Guardiamo al 2019, sono convinto che sarà un anno migliore”, ha detto ai microfoni del Gr Rai su Radio 1. Critiche invece sono arrivate dalle opposizioni. “Il governo della propaganda vi porta alla recessione“, ha detto l’ex segretario Pd Maurizio Martina. “Il boom economico? Farneticazioni del pluriministro”, è stato invece il commento del deputato Fi Paolo Zangrillo. Per il leader di Confindustria Vincenzo Boccia è “necessario reagire”, perché “i dati di gennaio potrebbero vedere un calo maggiore di quello registrato a dicembre”. Secondo l’economista Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’università Sacro Cuore di Milano, “se andassimo in crisi adesso io temo che ci sarebbe una grossa patrimoniale”.
Conte intanto oggi ha garantito che “sui dati del Pil non c’è nessuna preoccupazione, ci interessa concentrarci sul rilancio della nostra economia che avverrà nel 2019, in particolare nel secondo semestre”: “E’ una contrazione che era nell’aria”, ha detto, “gli analisti l’avevano prevista ed è collegata a fattori transitori esterni alla nostra economia. C’è una guerra di dazi che si sta componendo e deve comporsi. Non abbiamo ragione di perdere fiducia, c’è molto entusiasmo”. Quanto alla possibilità di riferire in Parlamento come chiesto dalle minoranze, “sono sempre disponibile con le opposizioni quando c’è da chiarire qualcosa”, ha concluso.
Lega: “Dati negativi riferiti al 2018, il 2019 sarà migliore”
Per il Carroccio è intervenuto il deputato Claudio Borghi: “I dati che stanno uscendo adesso si riferiscono al 2018. Sappiamo che la congiuntura internazionale è difficoltosa, però guardiamo al 2019: l’asta Bot è andata benissimo, la fiducia dei consumatori sta crescendo. E sono convinto che sarà un anno molto migliore. La prospettiva è di fare meglio dei nostri concorrenti”. Quindi ha aggiunto: “Fino ad adesso l’Italia ha sempre fatto peggio di tutti. È il fanalino di coda in Europa, non si può cambiare la congiuntura economica internazionale, ma si può cercare di fare meglio degli altri. Quello che cercheremo di fare è la semplificazione. Se ne sono già accorti milioni di italiani che stanno aderendo in massa alla semplificazione da partite iva con la flat tax. Quest’anno sarà l’anno della flat tax per tutti che significa: semplificazione, crescita, sviluppo”.
Boccia: “Reagire subito, a gennaio calo maggiore”
“Reagire subito al rallentamento dell’economia che a gennaio potrebbe vedere un calo maggiore di quello registrato a dicembre”. Il leader di Confindustria Vincenzo Boccia ha chiesto al governo una reazione alla luce dei dati Istat.”A gennaio avremo un rallentamento superiore a quello registrato nell’ultimo trimestre del 2018 dato il rallentamento della Germania. Bisogna aprire immediatamente i cantieri, partendo dalla Tav”, dice bocciando per questo l’ipotesi di un referendum sulla Torino Lione. “Serve aprire immediatamente i cantieri. Ci sono risorse già stanziate per oltre 26 mld che superano i 30 miliardi se consideriamo anche la Tav con cui attivare una occupazione che potrebbe superare i 450 mila nuovi posti”, ha ripetuto Boccia sollecitando il governo a fare presto. “Si pone una questione temporale: in quanto tempo reagiamo perché serve farlo quanto prima per compensare questo calo che arriva dall’esterno a cui l’Italia deve reagire”, ha continuato. “Non è una questione di trovare le colpe degli altri ma di affrontare una soluzione nell’interesse del Paese mettendo lavoro e occupazione al centro”, ha aggiunto ripetendo che la soluzione, nei momenti di crisi economica, di rallentamento, passa, “per prima cosa dall’attivazione degli investimenti pubblici e privati: lo dicono le leggi dell’economia”. E ha concluso con un auspicio: “Non vogliamo fare polemiche ma spero che il governo faccia proprie queste indicazioni: data la situazione consiglio di aprire i cantieri quanto prima”.
Pd: “Governo della propaganda ci porta a recessione”. E Calenda: “Prepariamo una proposta unitaria delle opposizioni per una correzione espansiva della manovra”
Il Partito democratico ha risposto alle accuse di Lega-M5s, accusando a sua volta il “governo della propaganda”: “Dati alla mano, la contrazione inizia con le prime scelte di questo governo e con gli effetti determinati sullo spread”, ha detto l’ex segretario Martina. “Anziché riparare l’Italia dal difficile ciclo economico che si è aperto, questo governo senza strategia ha deciso di campare alla giornata scaricando gli effetti negativi sulle persone”. Per il democratico, “i provvedimenti che Lega e Cinque Stelle hanno varato fino a qui sono benzina sul fuoco della crisi”: “A pagare le scelte di Conte, Salvini e Di Maio sono gli italiani. Il ceto medio di questo paese. Famiglie e imprese”. Sul punto è intervenuto anche l’ex ministro Carlo Calenda, promotore di una lista unica di europeisti, che ha chiesto al governo di aprire un dialogo con le opposizioni: “Siamo in recessione. L’opposizione deve rifuggire dalla tentazione dei ‘pop corn’. La recessione la pagano i più deboli. Prepariamo una proposta unitaria delle opposizioni per una correzione espansiva della manovra. Chiediamo un incontro al governo. L’Italia non è in sicurezza”. In un secondo tweet Calenda si è detto “a completa disposizione” per incontrare il vicepremier e attuale ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio per “cercare insieme soluzioni per riattivare la crescita. Fuori da ogni antagonismo politico”.
Fi: “Boom economico? Farneticazioni del pluriministro”
Il deputato Fi Zangrillo ha invece rievocato la frase sul “boom economico” utilizzata nelle scorse settimane da Di Maio: “Oggi l’Istat con la stima preliminare del Pil del quarto trimestre, ha certificato l’entrata in recessione dell’Italia”, ha detto in una nota il coordinatore regionale di Forza Italia in Piemonte e capogruppo degli azzurri in Commissione Lavoro a Montecitorio. “Soltanto due settimane fa il vicepremier Di Maio annunciava trionfante l’imminente arrivo di un nuovo boom economico per il Belpaese. Purtroppo ci stiamo abituando alle farneticazioni del pluriministro, che adesso ci racconterà che è tutta colpa di quelli che c’erano prima, e che tra qualche mese, grazie al reddito di cittadinanza, tornerà tutto a posto, la povertà sarà sconfitta definitivamente, sarà tre volte Natale e festa tutto l’anno! Intanto le imprese ribadiscono al ‘premier per caso’, Giuseppe Conte, stop ad analisi tecniche e chiacchiere a vanvera, si aprano i cantieri per ridare fiducia a lavoratori e imprenditori”. La vicepresidente della Camera Mara Carfagna ha invocato una svolta: “Con la sinistra l’Italia cresceva molto poco”, ha scritto su Twitter. Con il governo giallo-verde va in recessione, altro che boom economico. Serve una svolta concreta: subito un tavolo del centrodestra per proporre e far votare da tutti un piano di rilancio per lavoro, investimenti e crescita”.
Cottarelli: “Se crisi grave temo patrimoniale al 10 per cento”
L’economista Cottarelli, intervistato da Radio Padova, ha invece preannunciato il rischio di arrivare a una patrimoniale: “Se andassimo in crisi adesso io temo che ci sarebbe una grossa patrimoniale. Quella di Amato fu una piccola patrimoniale; si potrebbe parlare di una patrimoniale del 10% sulla ricchezza”. E ha aggiunto: “Questo potrebbe avvenire soltanto in una situazione di profonda crisi. Non siamo in una situazione di crisi al momento, ma se finiamo in una recessione in cui il Pil cala dell’uno o due per cento, il rapporto tra debito e Pil aumenta e i mercati perdono la fiducia”.