Prosegue il lavoro d’inchiesta dei pm milanesi che hanno aperto un nuovo filone, come attività integrativa d’indagine, nell’ambito del processo Ruby ter che vede tra i 28 imputati Silvio Berlusconi, accusato di corruzione in atti giudiziari
Prosegue il lavoro d’inchiesta dei pm milanesi che hanno aperto un nuovo filone, come attività integrativa d’indagine, nell’ambito del processo Ruby ter che vede tra i 28 imputati Silvio Berlusconi, accusato di corruzione in atti giudiziari. Oggi, infatti, il pm Luca Gaglio, che coordina l’inchiesta assieme all’aggiunto Tiziana Siciliano, ha ascoltato come persona informata sui fatti la socia di studio dell’avvocato Egidio Verzini, morto col suicidio assistito in Svizzera il 5 dicembre, dopo che il giorno precedente aveva raccontato, in un comunicato affidato all’Ansa, che l’ex premier avrebbe versato 5 milioni di euro a Karima El Mahroug, con i soldi transitati da Antigua in Messico.
Ieri, invece, era stata sentita a verbale la compagna dell’avvocato Verzini, che fu ex legale di Ruby nel 2011. Stando a quanto si è saputo, la donna avrebbe confermato che il legale decise di fare quelle rivelazioni per una “esigenza di giustizia” e per un “dovere etico“, come da lui stesso scritto nel comunicato, ma che lei non sapeva altro su questa sua scelta. Verzini, che era già stato sentito quattro volte nel corso delle indagini, avvalendosi più volte del segreto professionale, e che era anche un teste dell’accusa nel processo in corso, nel comunicato diffuso un giorno prima di morire parlò di “un pagamento di 5 milioni di euro eseguito tramite la banca Antigua Commercial Bank su un conto presso una banca in Messico”, sostenendo che la “operazione Ruby” sarebbe stata “interamente diretta dall’avvocato Ghedini con la collaborazione di Luca Risso”, ex compagno di Karima. Lo storico legale di Berlusconi aveva annunciato querela.
Inoltre, Verzini, che aveva 60 anni e uno studio a Illasi (Verona), scrisse nell’ultima riga del comunicato di essere “in possesso di ulteriori elementi ed informazioni documentate“. Ed è proprio su questo aspetto, ossia sulla ricerca di carte e documenti per trovare riscontri alle sue dichiarazioni, che si stanno concentrando le indagini in corso dei pm, i quali poi depositeranno gli atti dei nuovi accertamenti nel dibattimento in corso. Processo con al centro i milioni di euro che l’ex premier avrebbe versato a Ruby e alle ‘Olgettine’ per ottenere il silenzio o la reticenza sulle serate ad Arcore.
Gli inquirenti puntano, dunque, a raccogliere una serie di testimonianze delle persone più vicine a Verzini e ad andare a cercare documenti da acquisire. “Dopo lunga ed attenta valutazione, reputo mio dovere etico e morale rendere pubblico ciò che si è realmente verificato nella vicenda Ruby, perciò ho deciso autonomamente di rinunciare all’obbligo del segreto professionale assumendomi ogni responsabilità per le dichiarazioni”, aveva scritto Verzini. Parole confermate dalla compagna, la quale, però, avrebbe riferito di non aver saputo altro sui motivi che spinsero il legale a compiere quella scelta di lasciare una sorta di memoriale con dettagli mai riferiti prima.