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Weezer, il loro The Teel Album (di cover) finisce nella top 10 di Billboard. Ecco la storia che c’è dietro

Anticonformisti, ironici, ma anche profondamente geek, i Weezer sono noti per brani e videoclip come Buddy Holly, Beverly Hills e Pork and Beans. Non facevano parlare di sé da circa un decennio. Ora tornano sulle scene con un cover album pubblicato a sorpresa lo scorso 24 gennaio e intitolato Weezer (The Teal Album). Dentro ci sono successi pop come Take on me ma anche Paranoid dei Black Sabbath e Africa dei Toto, uscita come singolo a maggio. Il risultato è un grande punto interrogativo, stroncato da Pitchfork, ma in lizza per la top 10 di Billboard 20

di Sara Tirrito

In uno sketch del Saturday night live, Matt Damon, sfinito da un lunghissimo dibattito tra fan dei Weezer sulle canzoni dei Weezer, chiede: “Siamo tutti d’accordo che i Weezer sono la miglior band di tutti i tempi?”. Con gli occhi infuocati di disapprovazione, la comica Leslie Jones lo zittisce dicendo: “E poi sono diventati la peggiore band di tutti i tempi!”.

Lo storico gruppo statunitense, famoso per brani come Buddy Holly e Beverly Hills, ha pubblicato Weezer (The Teal Album), un LP uscito a sorpresa il 24 gennaio e contenente dieci cover di grandi successi prevalentemente pop degli anni 80. The Teal Album arriva dopo The Blue Album (1993-94), The Red Album (2008) e The White Album (2015), e anticipa The Black Album, in uscita a marzo 2019. Una passione per i colori (unita a una scarsa inventiva per i nomi). Infatti il teal è una sorta di verde acqua, che fa da sfondo ai quattro musicisti in copertina – Rivers Cuomo, Brian Bell, Scott Shriner, Patrick Wilson – immortalati in una posa che ricorda i Backstreet boys di I Want It That Way (coincidenza: anche i Backstreet Boys hanno appena pubblicato un disco).

In 36 minuti, i Weezer ripercorrono hit di successo come Take On Me degli a-ha, No Scrubs delle TLC, Happy Together dei The Turtles, Stand By Me di Ben E. King, ma anche brani più audaci come Paranoid dei Black Sabbath, Sweet dreams degli Eurythmics e Billie Jean di Michael Jackson.

L’esecuzione è musicalmente fedele agli originali, ma il risultato è una creatura che oscilla fra il trash e il commercialmente geniale. Stroncato dalla rivista Pitchfork come “deludente”, a sette giorni dalla sua uscita, The Teal Album sta facendo parecchio parlare di sé e rischia di posizionarsi nono nella top 10 della Billboard 200, una classifica dei dischi più popolari della settimana, stilata in base a vendite, download e ascolti streaming e il cui vincitore sarà annunciato il 3 febbraio sul sito di Billboard. Al di là delle opinioni personali, la genesi del disco è con tutta evidenza una grande operazione di marketing nata praticamente per caso. The Teal Album, infatti, arriva senza essere stato annunciato a otto mesi di distanza dall’uscita del singolo Africa, cover del celebre brano dei Toto.

E qui viene il bello. La cover di Africa ha visto la luce dopo che un account Twitter chiamato “weezer cover africa by toto”, a furia di implorare la band di reinterpretare il brano ha fatto esplodere un fenomeno mediatico. Incuriosito da un tweet*, Noisey – piattaforma musicale di Vice – ha voluto capire chi si nascondesse dietro a quell’account e ci ha trovato una ragazza 14enne dell’Ohio di nome Mary. L’ha intervistata e ha supportato la sua battaglia per far sì che il suo gruppo preferito eseguisse Africa dei Toto.

I Weezer inizialmente si sono beffati dei fan, incidendo un’altra canzone dei Toto, Rosanna, poi hanno accontentato Mary e finalmente pubblicato Africa dei Toto come singolo. Era il 24 maggio 2018 e la cover stava per diventare un fenomeno mediatico. Dopo anni di anonimato, i Weezer sono tornati su tutti i media statunitensi, hanno invitato Steve Porcaro dei Toto a esibirsi con loro​​ sul palco del Jimmy Kimmel Live e un paio di mesi dopo gli stessi Toto hanno risposto alla loro cover incidendo Hash Pipe dei Weezer.

Ma il successo è stato anche di ascolti: la versione Weezer di Africa ha ottenuto oltre 24 milioni di stream su Spotify, è arrivata prima nella classifica Rock Airplay Chart e si è piazzata tra le Hot 100 di Billboard. Ai Weezer non accadeva da un decennio. Non è difficile quindi capire che la scelta di lanciare un album di sole cover a circa otto mesi di distanza sia dipeso, almeno in parte, da motivi di puro marketing, legati al clamore esploso con il singolo Africa. Nessuno li giudica per questo, in fondo neanche una rock band lavora solo per la gloria.

Tirando le somme, però, hanno ricevuto una serie di sonore stroncature che non si possono ignorare. La più impietosa viene dalla rivista Pitchfork che ha bocciato l’album come “Musicalmente insignificante” e li ha giudicati “Parodia dei loro ex se stessi”. Ma non è andato per il sottile neanche Noisey, che con un titolo di primo piano firmato da Dan Ozzi, fautore insieme a Luke o’ Neil del montare dell’hype attorno ad Africa con l’intervista a Mary l’adolescente dell’Ohio, si scusa con i fan per aver contribuito a “tutto“. Di contro, resta da capire come andranno le cose per l’album di brani autografi la cui uscita è prevista per marzo, The Black Album, che sarà a Bologna a luglio per l’unica data italiana del tour. Il confine tra il trash e il sublime è sempre labile, ma stavolta i Weezer si giocano la faccia.

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