Il congresso di +Europa è stato un infanticidio. Il partito è nato, ufficialmente, con l’elezione a segretario di Benedetto Della Vedova. E un secondo dopo è morto. Se vuole riacquisire credibilità di fronte agli occhi degli italiani – e ambire a qualcosa di più del 2,5% – ha di fronte a sé, secondo me, una e una sola strada.
Do per scontato che chi sta leggendo queste righe sia, per motivi diversi, interessato a +Europa, quindi non mi dilungherò su ciò che è accaduto lo scorso weekend a Milano. Anche perché la storia è piuttosto nota: nel terzo giorno di congresso, quando gli iscritti erano chiamati a votare uno tra i tre candidati in corsa (Marco Cappato, Alessandro Fusacchia e, appunto, Della Vedova), all’hotel Marriott sono comparsi alcuni – c’è chi dice due, chi quattro o cinque – pullman provenienti dal Sud Italia; e dai pullman sono scese persone – smarrite – che non sapevano dove si trovassero ma a cui, in sostanza, era stato detto: “Ti pago il viaggio a Milano, vitto e alloggio, se metti una “x” su questo nome”. E così è andata (ci sono le registrazioni e le conferme dei militanti che hanno seguito i lavori congressuali con cui ho parlato).
Gli ignari, partiti nella notte dal Cilento o dalla Sicilia, e che a mala pena in vita loro avevano sentito parlare di Radicali e di Emma Bonino, si sono trasformati in “truppe cammellate”. O, per meglio dire, “truppe tabacciate”, visto e considerato che il reclutamento è stato ordito da Bruno Tabacci (che con la sua lista “Centro Democratico” sosteneva Della Vedova). “Ho portato un po’ dell’anima dei vecchi partiti popolari (sic)”, ha confermato al Corriere della Sera.
Lo dico subito: Della Vedova, anche senza gli “amici” dell’ex Dc e Udc, avrebbe vinto. È vero: la lista di Tabacci, “Stiamo uniti in Europa”, è stata la più votata con 753 voti (33,2%). Ma Della Vedova ha incassato complessivamente 1279 preferenze e il secondo candidato, Cappato, 692. Volendo sottrarre l’apporto, ipotizzo per eccesso, di 200-300 mercenari, l’ex sottosegretario dei governi Renzi e Gentiloni sarebbe risultato, in ogni caso, il più votato. Ma qui il punto non sono i numeri. Che siano stati 200, 20 o due gli iscritti che hanno “venduto” il proprio sostegno, non fa differenza. La differenza la fa la mossa da prima Repubblica: l’aver imbarcato sui pullman persone che nemmeno conoscevano progetto e candidati pur di assicurarsi un posto in prima fila. Detto altrimenti: l’enorme scorrettezza politica che ha decapitato, alla nascita, un movimento che aveva l’ambizione di presentarsi come credibile e alternativo.
Marco Cappato ha chiesto agli altri due candidati di “andare insieme a presentare un esposto, affinché siano le autorità competenti a verificare la veridicità e l’entità dei fatti e la loro rilevanza sotto il profilo legale”. Della Vedova, a distanza di 36 ore, ha replicato che potrebbe – potrebbe – considerare “la proposta avanzata da Cappato”.
Non basta. Semplicemente, non basta. Se +Europa non ha intenzione – come hanno dimostrato i tanti giovani che si sono avvicinati con entusiasmo al partito e che hanno animato i tre giorni di lavoro – di accompagnare il proprio nome a giochini di poltrone e a un modo di fare politica d’altri tempi (voglio tacere, per ora, il fatto che Tabacci abbia iniziato a prendersi il partito ben prima di domenica scorsa, e cioè quando alla vigilia delle elezioni del 4 marzo prestò alla causa il suo “Centro Democratico”, già in Parlamento, per evitare la raccolta firme necessaria per presentarsi alle urne salvando, di fatto, Emma Bonino); se +Europa non ha intenzione, dicevo, di condannare se stesso all’irrilevanza elettorale, azzeri tutto. Della Vedova si dimetta e, compatibilmente con lo statuto, fissi un nuovo congresso. È meglio dire ora, con franchezza, “scusate, ci siamo sbagliati, non succederà più”. E ripartire. L’alternativa – lo dico con malcelata delusione – è l’estinzione.