“Dopo il 2022 vedrete una Ferrari completamente elettrica. Non voglio dare una data, ma potete aspettarne una nel periodo che seguirà il 2022”. Questo l’annuncio dell’amministratore delegato Louis C. Camilleri,  in corrispondenza con la pubblicazione dei dati finanziari dell’azienda. Mentre la tecnologia ibrida del Cavallino dovrebbe debuttare già nei prossimi mesi e sarà fondamentale per il nuovo suv di Maranello, il primo nella storia della marca.

“Per il 2019 l’obiettivo di Ferrari è vincere” il mondiale di Formula 1, ha anche aggiunto in conference call Camilleri, preannunciando un “aumento delle spese” che rifletterà questa ambizione.

Si diceva poi dei risultati finanziari, mai così positivi prima d’ora. La Scuderia italiana, infatti, ha chiuso il 2018 con un utile netto in aumento del 46% a 787 milioni di euro, dai 537 milioni dell’anno precedente. Tutti i target del 2018 sono stati “raggiunti o superati”. I ricavi netti ammontano a 3.420 milioni, in crescita dello 0,1% o del 3,2%.

Nel 2018 l’Adjusted Ebitda – utile prima di interessi, imposte, ammortamenti e svalutazioni, escluse le componenti straordinarie – è stato di 1.114 milioni di euro, +7,5%. Mentre la generazione di free cash flow industriale di 405 milioni. L’indebitamento industriale netto è a 340 milioni (240 escludendo l’acquisto di azioni proprie).

Nel 2018 le vetture consegnate hanno raggiunto le 9.251 unità, 853 unità e il 10,2% in più rispetto al 2017. Risultato generato da un aumento del 19,6% delle vendite dei modelli a 12 cilindri, mentre quelli a 8 cilindri sono cresciuti del 7,3%. Merito soprattutto della 812 Superfast, che ha sopperito al calo delle vendite de LaFerrari Aperta, che ha terminato il suo ciclo di produzione limitato.

A trainare le consegne delle V8, invece, sono state la nuova Portofino e la serie speciale 488 Pista. Tutte le aree geografiche hanno fornito un contributo positivo all’incremento delle consegne: la regione Emea (Europa a Mediorionte) ha registrato un aumento del 13,1%, le Americhe un +6,7%, Cina, Hong Kong e Taiwan, sono cresciute del 12,6%, mentre il resto dell’Apac (Asia Pacifico) del 7,8%.

 

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