GREEN BOOK di Peter Farrelly. Con Viggo Mortensen, Mahershala Ali, Linda Cardellini USA 2018. Durata: 130’. Voto: 3/5 (AMP)
Vigevano ancora le leggi razziali nel Sud degli States, e per qualunque afroamericano con velleità da gite in auto era buona cosa tenere in macchina una copia del Negro Motorist Green Book, guida turistica di “accessibilità ai neri” nei locali pubblici. Green non sta per “verde” ma deriva dal cognome del suo inventore, tal Victor Hugo Green ed essa fu pubblicata per ben un trentennio, dal 1936 al 1966, ovvero due anni dopo l’abolizione della vergognosa segregazione.
È in tal clima, e precisamente nel 1962, che prese forma il viaggio del pianista black e del suo autista italoamericano da New York verso gli stati sudisti: una tournée di due mesi a stretto contatto con territori umani ostili e violenti ai coloured. Della sfida voluta e affrontata a testa alta dal geniale musicista e della complice amicizia nascente col suo autista ignorante e chiacchierone si nutre Green Book, road dramedy uscito dalla regia del comedian Peter Farrelly ma ben “protetta” nella memoria famigliare dal figlio di Tony Vallelonga, Nick, qui cosceneggiatore e produttore.
Un’operazione sorvegliata e politicamente correttissima che deve quasi interamente il suo valore a due protagonisti perfetti. Impossibile non aderire ai loro battibecchi, ridere delle goffaggini di Mortensen “trasformato” in panzuto “magna spaghetti”, emozionarsi davanti al tocco geniale al pianoforte del misterioso virtuoso. Eppure Green Book ha il sapore del già visto, della mescolanza di citazioni “di genere” o addirittura di cult fra cui spicca la saga dei Soprano. Peraltro se la dizione in originale degli attori “risuona” di autenticità (entrambi sono candidati all’Oscar), non si osa immaginare la falsità di cui si ammanterà la versione doppiata.