“Non possiamo fermarci alla Tav, stiamo lavorando su tanti altri cantieri. Dobbiamo andare a vedere dove ci sono i rallentamenti e lì intervenire, serve un Patto sui cantieri per accelerare la realizzazione di centinaia di opere pubbliche dal Nord al Sud Italia”. Dopo i dati negativi sulla crescita di fine 2018, che zavorrano anche le prospettive per la prima metà di quest’anno, il governo gialloverde rilancia sugli investimenti. Ma il ddl delega Semplificazioni che prevedeva la riforma del codice appalti, dopo l’approvazione in cdm il 12 dicembre, non è mai stato trasmesso alle Camere. E mancano ancora all’appello i dpcm per l’istituzione le due cabine di regia sugli investimenti previste dalla legge di Bilancio.
Il premier Giuseppe Conte ha parlato di un piano per i cantieri in arrivo “nelle prossime settimane” e annunciato per metà febbraio un “piano nazionale sul dissesto idrogeologico” visto che, ha ricordato, “abbiamo chiesto flessibilità all’Ue per mettere in sicurezza il Paese contro i rischi idrogeologici, abbiamo miliardi da spendere”. D’accordo i vicepremier: Matteo Salvini ha promesso entro il 9 marzo “un decreto legge ‘cantieri veloci‘ per dimezzare i tempi per il via ai lavori” mentre Luigi Di Maio ha evocato la necessità di “smantellare una parte del codice degli appalti” oltre a ricordare “i soldi che abbiamo iniettato nei piccoli comuni e la procedura semplificata sugli appalti fino a 150mila euro“.
La manovra prevede la creazione con decreto del presidente del Consiglio di una struttura battezzata Investitalia: una cabina di regia “alle dirette dipendenze del Presidente del Consiglio dei ministri a cui dovrebbe essere affidato il coordinamento delle “politiche in materia di investimenti pubblici e privati” con compiti che vanno dalla “analisi e valutazione di programmi di investimento riguardanti le infrastrutture materiali e immateriali” alla “verifica degli stati di avanzamento dei progetti infrastrutturali” fino all'”affiancamento delle pubbliche amministrazioni nella realizzazione dei piani e programmi di investimento”, passando per la “individuazione degli ostacoli e delle criticità nella realizzazione degli investimenti ed elaborazione di soluzioni utili al loro superamento”. La struttura dovrebbe dunque aiutare gli enti locali a velocizzare le procedure e sbloccare i nodi burocratici che allungano i tempi di completamento delle opere. Il tutto grazie a un “contingente di personale, anche estraneo alla pubblica amministrazione, dotato di elevata qualificazione scientifica e professionale“. Creazione della struttura e selezione degli esperti, però, sono di là da venire: il dpcm non è stato ancora varato.
Idem per il decreto del presidente del Consiglio dei ministri – che doveva essere adottato entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge di Bilancio – sulla nuova “Struttura per la progettazione di beni ed edifici pubblici” prevista dal comma 162 della manovra. Questa centrale, per la quale è prevista l’assunzione di 300 tecnici, dovrebbe a sua volta “favorire lo sviluppo e l’efficienza della progettazione e degli investimenti pubblici, contribuire alla valorizzazione, all’innovazione tecnologica, all’efficientamento energetico e ambientale nella progettazione e nella realizzazione di edifici e beni pubblici, alla progettazione degli interventi di realizzazione e manutenzione, ordinaria e straordinaria, di edifici e beni pubblici, anche in relazione all’edilizia statale, scolastica, universitaria, sanitaria e carceraria“. L’idea iniziale era di istituirla presso l’Agenzia del Demanio che fa capo al Tesoro, ma Conte sarebbe orientato a mantenerla presso la presidenza del Consiglio.