La visita del vicepremier della Lega Matteo Salvini al cantiere di Chiomonte per ribadire il sostegno al Tav, con un chiaro “prima si fa e meglio è“, riaccende le tensioni tra i soci di governo che da giorni si scontrano a distanza sull’argomento. Il M5s fa muro, da Luigi Di Maio fino al gruppo in consiglio comunale a Torino, e legge la passeggiata del leader del Carroccio in val di Susa come “l’ennesima provocazione“. “Io a Chiomonte non vado perché lì non è stato scavato ancora un solo centimetro: c’è solo un tunnel geognostico. Per me il cantiere non è un’incompiuta, ma una mai iniziata“, ha replicato per primo Di Maio. “Salvini non è andato a vedere il cantiere del Tav, ma un buco di 5 metri“, ha aggiunto il sottosegretario M5s Manlio Di Stefano, rinforzando il concetto in un tweet: “Basta chiacchiere inutili su un’opera inutile, che non si farà. Punto”. Ancora più dura Valentina Sganga, capogruppo M5s a Torino: “La visita di Salvini a Chiomonte è una inutile provocazione che mette a rischio il governo“. Mentre il premier Giuseppe Conte ha tentato di ridurre lo scontro ricordando che “non c’è solo la Tav”.
Salvini è andato a visitare il cantiere, parole sue, per esprimere “solidarietà alle forze dell’ordine che lo presidiano”: “Si può limitare il progetto”, ha detto, “ma fermare i lavori costa più che finirla”. Ad accoglierlo c’era un gruppo di attivisti No Tav (qui il reportage del Fatto.it dalla Val di Susa), che hanno cercato di forzare il varco e sono stati fermati dalla polizia. In contemporanea la ministra francese ai Trasporti ha visitato il cantiere di Saint-Martin-De-La-Port e garantito che per Parigi si va avanti.
M5s apre sul referendum. Ma ribadisce: “Cantiere Tav? E’ un buco di 5 metri”
Dopo giorni di tensioni, a dare un primo segnale di apertura era stato il ministro M5s per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro parlando della possibilità di fare un referendum: “Non siamo affatto contrari”, ha detto, “se i cittadini chiedono un referendum ben venga. Ma è uno strumento che parte dal basso, non può essere calato dall’alto”. Prima di lui ne aveva parlato il sottosegretario M5s Stefano Buffagni, ma il presidente della Camera Roberto Fico aveva frenato. Poi però le frasi di Salvini da Chiamonte hanno irritato i partner di governo. Luigi Di Maio ha risposto per primo ribadendo che a Chiomonte non va perché “lì non è stato scavato ancora un solo centimetro”. E ha aggiunto: “La spesa del Tav può essere benissimo dirottata sulla metropolitana di Torino o sull’autostrada Asti-Cuneo. Lasciamo i soldi a quel territorio, ma investiamoli per cose prioritarie”. Al ministro dell’Interno direttamente ha invece replicato Di Stefano: “Di quale opera parla? Non esiste nessuna opera in corso. Su questo tema non bisogna fare propaganda elettorale, bisogna dire solamente la verità agli italiani. Noi vogliamo investire i soldi dei cittadini italiani per realizzare opere utili a tutti”.
“Consiglio alla Lega di non strumentalizzare questo tema per mera campagna elettorale. Sono sicura che Salvini abbia visto con i propri occhi, oggi, cosa c’è di un’opera che è diventata oramai leggenda: quasi il nulla”, attacca anche la sottosegreteria al Mef Laura Castelli. Ma è praticamente tutto il M5s a parlare, dai deputati della commissione Ambiente agli europarlamentari, come Ignazio Corrao che dice: “Il Tav non è un’opera prioritaria per il Paese”. I più infastiditi dalla visita di Salvini a Chiomonte sono però sicuramente i consiglieri pentastellati di Torino che in una nota parlano di “ennesima passerella” del ministro “che usa il suo ruolo e le divise delle forze dell’ordine per inutili provocazioni”. “La strada è tracciata. Bisogna pubblicare l’analisi e abrogare leggi e trattati. Nel frattempo i cantieri vanno fermati e comunicato alla Francia che la Tav non si farà”, ribadisce M5s Torino, appoggiata anche da Luca Carabetta, portavoce piemontese, che dichiara: “Una follia sostenere che fermare l’opera sia uno spreco di soldi per i cittadini, visto che non esiste alcuna opera avviata da fermare”.
La ministra francese ai Trasporti: “Siamo impegnati in questo progetto, deve arrivare fino in fondo”
Intanto la data più attesa è quella della pubblicazione dell’analisi costi-benefici. Nei giorni scorsi i media francesi avevano ipotizzato che il documento sarebbe stato consegnato alla ministra Elisabeth Borne prima del 1° febbraio, ma la notizia era stata smentita direttamente dal ministero dei Trasporti italiano. Ieri in compenso è stato lo stesso Toninelli a dire che la diffusione avverrà “entro metà febbraio”, ma che ad ogni modo il primo passaggio sarà il confronto con la Francia e l’Ue, poi la pubblicazione del report. Proprio oggi tra l’altro, in contemporanea alla visita di Salvini sul fronte italiano, la ministra Borne si è presentata al cantiere di Saint-Martin-De-La-Port. “La Francia è veramente impegnata in questo progetto. E’ più di un progetto, è una realizzazione”, ha detto, insistendo sulla “chiara posizione della Francia” per il proseguimento dei lavori: la Torino-Lione deve “arrivare fino in fondo“. “La Francia ha confermato il rispetto degli accordi firmati tra i nostri due Paesi”, ha scritto in un tweet la ministra che, per i media francesi, è “fiduciosa” sulla decisione del governo italiano. Borne ha rifiutato di indicare tempi e scadenze. Ha solo ricordato che bisogna rispettare il calendario per non perdere i finanziamenti dell’Unione europea e che “per realizzare il tunnel bisogna essere in due“.
Salvini al cantiere di Chiomonte: “Si può limare progetto, ma fermare l’opera costa di più che finirla”
La visita di Salvini al cantiere di Chiomonte era in programma da circa una settimana. Al suo arrivo si sono registrate alcune tensioni tra polizia e manifestanti No Tav. Alcune decine di attivisti del Movimento che si oppone alla realizzazione della nuova ferrovia ad Alta Velocità si sono radunate nei pressi della centrale. Sul posto la polizia in assetto antisommossa ha reagito ad alcune provocazioni con le manganellata. Nella zona era in corso una abbondante nevicata. “Qui non ci sono ultrà del sì o del no“, ha detto Salvini dopo aver ribadito che secondo lui l’opera va terminata il prima possibile. “Se tornare indietro costa come andare avanti, io sono per andare avanti“, ha continuato. “E’ un governo che tiene all’ambiente, che vuole ripulire l’aria e togliere i tir dalle autostrade? Bene, quest’opera lo fa ed io penso sia meglio avere meno inquinamento, meno auto in giro e più treni. Si stanno facendo tanti tunnel nelle Alpi. Tutti stanno andando avanti, noi saremmo gli unici che si fermano”.
Per Salvini, è vero che il piano può essere rivisto, ma la Lega non vuole mediare sul fatto che comunque l’opera venga portata a termine. “I 5 stelle hanno ragione perché il progetto è partito probabilmente sovrastimato, si può controllare, si può rivedere, limare, ma ci sono 25 km di tunnel scavati sotto la montagna, ritengo sia più utile spendere i soldi per finirla. Sospendere l’opera e riempire i buchi aperti costa di più che finire l’opera”. Ma, ha ricordato, “il contratto di governo è chiaro. A occhio si può risparmiare almeno un miliardo di euro, da reinvestire sulla metro di Torino o per il sostegno ai comuni interessati dall’opera”.
Salvini per l’occasione ha scelto di indossare la “giacca della polizia“, “sperando che nessuno si offenda dalle parti di Saviano e Fazio”: “Ho deciso di farlo per ricordare che per presidiare l’opera abbiamo impiegato decine di migliaia di uomini delle forze dell’ordine per un costo di 63 milioni di euro che hanno pagato gli italiani, con quasi 400 feriti”. Quindi su chi contesta l’opera ha detto: “Uno può essere favorevole o contrario ma lo fa a volto scoperto e senza lanciare molotov. Se qualcuno vuole discutere di come ridimensionare e rivedere l’opera si può discutere e i tavoli sono sempre aperti. Se qualcuno va in giro a volto coperto e con i bastoni non è un No Tav ma un cretino”.
Politica
Tav, Salvini a Chiomonte: “Prima si fa e meglio è”. Muro M5s: “Basta chiacchiere, opera inutile e un cantiere non c’è”
Il ministro dell'Interno in Val di Susa in sostegno della Grande opera: "Si può limare il piano, ma costa più fermarla che terminarla". I Cinquestelle di Torino: "Provocazione che mette a rischio il governo". Fraccaro non chiude a un referendum "dal basso", ma da Di Maio a Di Stefano, c'è irritazione per la "passarella" di Salvini. Intanto la titolare dei Trasporti francese dice: "Questo progetto che deve arrivare fino in fondo"
La visita del vicepremier della Lega Matteo Salvini al cantiere di Chiomonte per ribadire il sostegno al Tav, con un chiaro “prima si fa e meglio è“, riaccende le tensioni tra i soci di governo che da giorni si scontrano a distanza sull’argomento. Il M5s fa muro, da Luigi Di Maio fino al gruppo in consiglio comunale a Torino, e legge la passeggiata del leader del Carroccio in val di Susa come “l’ennesima provocazione“. “Io a Chiomonte non vado perché lì non è stato scavato ancora un solo centimetro: c’è solo un tunnel geognostico. Per me il cantiere non è un’incompiuta, ma una mai iniziata“, ha replicato per primo Di Maio. “Salvini non è andato a vedere il cantiere del Tav, ma un buco di 5 metri“, ha aggiunto il sottosegretario M5s Manlio Di Stefano, rinforzando il concetto in un tweet: “Basta chiacchiere inutili su un’opera inutile, che non si farà. Punto”. Ancora più dura Valentina Sganga, capogruppo M5s a Torino: “La visita di Salvini a Chiomonte è una inutile provocazione che mette a rischio il governo“. Mentre il premier Giuseppe Conte ha tentato di ridurre lo scontro ricordando che “non c’è solo la Tav”.
Salvini è andato a visitare il cantiere, parole sue, per esprimere “solidarietà alle forze dell’ordine che lo presidiano”: “Si può limitare il progetto”, ha detto, “ma fermare i lavori costa più che finirla”. Ad accoglierlo c’era un gruppo di attivisti No Tav (qui il reportage del Fatto.it dalla Val di Susa), che hanno cercato di forzare il varco e sono stati fermati dalla polizia. In contemporanea la ministra francese ai Trasporti ha visitato il cantiere di Saint-Martin-De-La-Port e garantito che per Parigi si va avanti.
M5s apre sul referendum. Ma ribadisce: “Cantiere Tav? E’ un buco di 5 metri”
Dopo giorni di tensioni, a dare un primo segnale di apertura era stato il ministro M5s per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro parlando della possibilità di fare un referendum: “Non siamo affatto contrari”, ha detto, “se i cittadini chiedono un referendum ben venga. Ma è uno strumento che parte dal basso, non può essere calato dall’alto”. Prima di lui ne aveva parlato il sottosegretario M5s Stefano Buffagni, ma il presidente della Camera Roberto Fico aveva frenato. Poi però le frasi di Salvini da Chiamonte hanno irritato i partner di governo. Luigi Di Maio ha risposto per primo ribadendo che a Chiomonte non va perché “lì non è stato scavato ancora un solo centimetro”. E ha aggiunto: “La spesa del Tav può essere benissimo dirottata sulla metropolitana di Torino o sull’autostrada Asti-Cuneo. Lasciamo i soldi a quel territorio, ma investiamoli per cose prioritarie”. Al ministro dell’Interno direttamente ha invece replicato Di Stefano: “Di quale opera parla? Non esiste nessuna opera in corso. Su questo tema non bisogna fare propaganda elettorale, bisogna dire solamente la verità agli italiani. Noi vogliamo investire i soldi dei cittadini italiani per realizzare opere utili a tutti”.
“Consiglio alla Lega di non strumentalizzare questo tema per mera campagna elettorale. Sono sicura che Salvini abbia visto con i propri occhi, oggi, cosa c’è di un’opera che è diventata oramai leggenda: quasi il nulla”, attacca anche la sottosegreteria al Mef Laura Castelli. Ma è praticamente tutto il M5s a parlare, dai deputati della commissione Ambiente agli europarlamentari, come Ignazio Corrao che dice: “Il Tav non è un’opera prioritaria per il Paese”. I più infastiditi dalla visita di Salvini a Chiomonte sono però sicuramente i consiglieri pentastellati di Torino che in una nota parlano di “ennesima passerella” del ministro “che usa il suo ruolo e le divise delle forze dell’ordine per inutili provocazioni”. “La strada è tracciata. Bisogna pubblicare l’analisi e abrogare leggi e trattati. Nel frattempo i cantieri vanno fermati e comunicato alla Francia che la Tav non si farà”, ribadisce M5s Torino, appoggiata anche da Luca Carabetta, portavoce piemontese, che dichiara: “Una follia sostenere che fermare l’opera sia uno spreco di soldi per i cittadini, visto che non esiste alcuna opera avviata da fermare”.
La ministra francese ai Trasporti: “Siamo impegnati in questo progetto, deve arrivare fino in fondo”
Intanto la data più attesa è quella della pubblicazione dell’analisi costi-benefici. Nei giorni scorsi i media francesi avevano ipotizzato che il documento sarebbe stato consegnato alla ministra Elisabeth Borne prima del 1° febbraio, ma la notizia era stata smentita direttamente dal ministero dei Trasporti italiano. Ieri in compenso è stato lo stesso Toninelli a dire che la diffusione avverrà “entro metà febbraio”, ma che ad ogni modo il primo passaggio sarà il confronto con la Francia e l’Ue, poi la pubblicazione del report. Proprio oggi tra l’altro, in contemporanea alla visita di Salvini sul fronte italiano, la ministra Borne si è presentata al cantiere di Saint-Martin-De-La-Port. “La Francia è veramente impegnata in questo progetto. E’ più di un progetto, è una realizzazione”, ha detto, insistendo sulla “chiara posizione della Francia” per il proseguimento dei lavori: la Torino-Lione deve “arrivare fino in fondo“. “La Francia ha confermato il rispetto degli accordi firmati tra i nostri due Paesi”, ha scritto in un tweet la ministra che, per i media francesi, è “fiduciosa” sulla decisione del governo italiano. Borne ha rifiutato di indicare tempi e scadenze. Ha solo ricordato che bisogna rispettare il calendario per non perdere i finanziamenti dell’Unione europea e che “per realizzare il tunnel bisogna essere in due“.
Salvini al cantiere di Chiomonte: “Si può limare progetto, ma fermare l’opera costa di più che finirla”
La visita di Salvini al cantiere di Chiomonte era in programma da circa una settimana. Al suo arrivo si sono registrate alcune tensioni tra polizia e manifestanti No Tav. Alcune decine di attivisti del Movimento che si oppone alla realizzazione della nuova ferrovia ad Alta Velocità si sono radunate nei pressi della centrale. Sul posto la polizia in assetto antisommossa ha reagito ad alcune provocazioni con le manganellata. Nella zona era in corso una abbondante nevicata. “Qui non ci sono ultrà del sì o del no“, ha detto Salvini dopo aver ribadito che secondo lui l’opera va terminata il prima possibile. “Se tornare indietro costa come andare avanti, io sono per andare avanti“, ha continuato. “E’ un governo che tiene all’ambiente, che vuole ripulire l’aria e togliere i tir dalle autostrade? Bene, quest’opera lo fa ed io penso sia meglio avere meno inquinamento, meno auto in giro e più treni. Si stanno facendo tanti tunnel nelle Alpi. Tutti stanno andando avanti, noi saremmo gli unici che si fermano”.
Per Salvini, è vero che il piano può essere rivisto, ma la Lega non vuole mediare sul fatto che comunque l’opera venga portata a termine. “I 5 stelle hanno ragione perché il progetto è partito probabilmente sovrastimato, si può controllare, si può rivedere, limare, ma ci sono 25 km di tunnel scavati sotto la montagna, ritengo sia più utile spendere i soldi per finirla. Sospendere l’opera e riempire i buchi aperti costa di più che finire l’opera”. Ma, ha ricordato, “il contratto di governo è chiaro. A occhio si può risparmiare almeno un miliardo di euro, da reinvestire sulla metro di Torino o per il sostegno ai comuni interessati dall’opera”.
Salvini per l’occasione ha scelto di indossare la “giacca della polizia“, “sperando che nessuno si offenda dalle parti di Saviano e Fazio”: “Ho deciso di farlo per ricordare che per presidiare l’opera abbiamo impiegato decine di migliaia di uomini delle forze dell’ordine per un costo di 63 milioni di euro che hanno pagato gli italiani, con quasi 400 feriti”. Quindi su chi contesta l’opera ha detto: “Uno può essere favorevole o contrario ma lo fa a volto scoperto e senza lanciare molotov. Se qualcuno vuole discutere di come ridimensionare e rivedere l’opera si può discutere e i tavoli sono sempre aperti. Se qualcuno va in giro a volto coperto e con i bastoni non è un No Tav ma un cretino”.
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Amsterdam, 3 feb. –(Adnkronos) - E' nell'ottica di una semplificazione "in linea con i cambiamenti comunicati" a dicembre al momento dell'uscita di Carlos Tavares, la riorganizzazione annunciata questa mattina da Stellantis. Un 'aggiornamento' che rafforza il ruolo delle singole regioni, accorpa ingegneria e software, rilancia su qualità e marketing e vede l'uscita di scena di alcuni top manager. Decisioni - si spiega in una nota - che "consentono il giusto equilibrio tra responsabilità regionali e globali, facilitando la rapidità delle scelte e la loro esecuzione" e "rafforzano ulteriormente l’impegno di Stellantis nell’ascoltare i propri clienti" ponendo "le basi per una rinnovata crescita".
A livello di management, Linda Jackson lascia il gruppo e al vertice del brand Peugeot è sostituita da Alain Favey. Abbandona anche Yves Bonnefont, Chief Software Office, visto che "le attività software sono ora integrate in un’organizzazione di sviluppo e tecnologia del prodotto guidata da Ned Curic allo scopo di semplificare il processo di immissione sul mercato di prodotti e servizi innovativi per tutti i brand in tutti i mercati in cui l’azienda è presente". Nuovo responsabile anche per Jeep, con la nomina di Bob Broderdorf, dal momento che Antonio Filosa - che mantiene il suo attuale ruolo di COO delle Regioni d’America - assume la leadership globale dell’ente Quality, definito "fulcro della promessa dell’azienda ai clienti".
Nuovo capo anche per DS, dal momento che Olivier François - che mantiene la responsabilità di Fiat e Abarth - guiderà un nuovo Marketing Office, per seguire meglio le attività di promozione dei singoli brand e "supportarli al meglio, in particolare attraverso la pubblicità, gli eventi globali e le sponsorizzazioni". Gli enti Corporate Affairs e Communications sono stati uniti sotto la guida di Clara Ingen-Housz e Anne Abboud è stata nominata alla guida dell’unità veicoli commerciali di Stellantis Pro One.
Come sottolinea il Chairman di Stellantis John Elkann "gli annunci di oggi semplificheranno ulteriormente la nostra organizzazione e aumenteranno la nostra agilità e il rigore dell’esecuzione a livello locale. Non vediamo l’ora di guidare la crescita fornendo ai nostri clienti una scelta ancora più ampia di straordinari veicoli a combustione, ibridi ed elettrici”. Confermata la linea sul processo di nomina del nuovo Chief Executive Officer che "è in corso, gestito da un Comitato Speciale del Consiglio d’Amministrazione, e si concluderà entro la prima metà del 2025".
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Siamo vicini ad Antonio Tajani, alla sua famiglia e soprattutto a suo figlio Filippo, vittima di un malore durante una partita di calcio. Gli auguriamo una pronta guarigione, e che possa tornare presto in campo”. Lo dichiarano i capigruppo della Lega alla Camera e al Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Esprimo il mio più profondo riconoscimento alla Brigata Sassari per il coraggio, la dedizione e l’alto senso del dovere dimostrato durante tutta la missione Unifil. Ringrazio il generale Messina, con il quale sono sempre rimasta in contatto per essere costantemente informata sullo stato del contingente. I nostri soldati hanno affrontato sfide complesse e delicate, portando avanti il nome dell’Italia con grande professionalità. Il loro impegno ha garantito la stabilità in una regione così fragile, e sono fiera di come abbiano rappresentato la nostra Nazione". Lo ha affermato la deputata di Fratelli d'Italia Barbara Polo, componente della commissione Difesa, al rientro del contingente della Brigata Sassari.
"Da sarda, -ha aggiunto- non posso che essere estremamente orgogliosa nel vedere i miei concittadini impegnati con tanto valore nelle operazioni internazionali. La Brigata Sassari è il fiore all’occhiello del nostro esercito, una realtà che continua a distinguersi per preparazione e coraggio”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Ci mancavano i sedicenti comitati civici che spalleggiano gli occupanti abusivi di immobili a rendere sempre più invivibile il quartiere Esquilino, uno dei più belli di Roma da tempo in mano ad immigrati clandestini e bande criminali. Ne ha fatto le spese un bravo giornalista come Luca Telese aggredito per aver difeso i presidi di legalità che dopo le denunce della Lega le istituzioni stanno predisponendo. Telese chiamato ad un’assemblea pubblica da un sedicente Polo Civico ha avuto l'ardire di affermare che cancellate di protezione dei luoghi di socialità non sono poi da demonizzare. Per difendere la possibilità di vivere in pace e nella legalità all'Esquilino di Roma, come in tutte le periferie d'Italia, è necessario che venga subito definitivamente approvato il ddl sicurezza”. Lo afferma il deputato della Lega ed ex magistrato Simonetta Matone.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Nella loro foga alla ricerca del complotto, di qualcuno su cui scaricare le proprie responsabilità, di uno spauracchio a cui assegnare colpe per nascondere le inadeguatezze del governo Meloni, i colleghi di Fratelli d’Italia hanno nuovamente toccato inesplorate vette di contraddizione. L’ultimo attacco frontale è stato riservato a Gimbe e al suo presidente Cartabellotta, colpevole di aver detto con dati inequivocabili che il decreto dell’Esecutivo sulle liste d’attesa è fermo al palo e che solo uno dei sei decreti attuativi è stato già approvato". Lo afferma Andrea Quartini, capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Affari sociali della Camera e coordinatore del Comitato politico salute e inclusione sociale del M5S.
"Oltre a usare parole estremamente gravi nei confronti di chi porta avanti con serietà e professionalità un preziosissimo lavoro scientifico a tutela della sanità, il senatore Zaffini -aggiunge l'esponente pentastellato- ha però di fatto confermato i ritardi denunciati da Cartabellotta, sebbene secondo lui siano in realtà tempi record. Una contraddizione decisamente bizzarra. E nel frattempo, i medici di medicina generale operano come meglio credono e la proposta di Forza Italia in merito è ancora ben lontana dal concretizzarsi".
"Al presidente Cartabellotta -conclude Quartini- va tutta la mia solidarietà, visto che ultimamente è stato identificato come avversario politico, alla stregua di una forza di opposizione, come persino Bruno Vespa aveva avuto l’indecenza di dire. Questo attacco scomposto, in ogni caso, non fa che confermare la linea di questa maggioranza: è sempre colpa degli altri. Dai magistrati, a coloro che distribuiscono la benzina, fino a Gimbe”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Il nemico del giorno del governo è la Fondazione Gimbe e in particolare il suo presidente Nino Cartabellotta, accusato da esponenti di maggioranza di essere un bugiardo che falsifica i dati perché ‘cavalier servente’ e comunista. Affermazioni di una gravità inaudita contro un organismo indipendente e autorevole come Gimbe, che fa un grande lavoro di raccolta e verifica dei dati sanitari. La colpa di Cartabellotta? Aver fatto notare che a sei mesi dall’approvazione del decreto liste d’attesa mancano ancora cinque dei sei decreti attuativi, cosa tra l’altro confermata dalla stessa maggioranza". Lo afferma Mariolina Castellone, senatrice M5S e vicepresidente del Senato.
"Ancora una volta, questa destra cerca di trasferire su altri le colpe della propria incapacità e si produce in un costante bullismo contro professionisti che fanno il proprio lavoro, cercando di intimorirli. Per fortuna -conclude l'esponente pentastellata- ci sono i numeri a parlare e a smentire la propaganda di governo. E ci siamo noi a tutelare le voci libere e indipendenti”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Quello delle liste di attesa è un tema che riguarda non solo la salute ma anche la dignità della persona. Un tema che richiede senso di responsabilità e che non riscontro nelle dichiarazioni sparate a raffica da esponenti di Pd, 5 stelle e sinistra. Gli stessi che ci hanno consegnato un Servizio sanitario nazionale allo sfascio e per il quale ci stiamo adoperando per rimetterlo in sesto. Il collega Cartabellotta e la Fondazione Gimbe meritano rispetto, in quanto sono giustificati per la mancata conoscenza del lavoro che il Governo ha messo in campo sui decreti attuativi. Non posso al contrario giustificare i colleghi senatori che siedono nella commissione Sanità del Senato presieduta dal presidente Zaffini o i presidenti di Regione che prendono parte alla Conferenza Stato-Regioni". Lo afferma il senatore Ignazio Zullo, capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Sanità in Senato.
"Se non sanno -aggiunge- devo purtroppo arguire che dormono mentre se, come penso, sanno e attaccano il presidente Zaffini, che ha solo voluto puntualizzare il lavoro del Governo in risposta alle valutazioni della Fondazione Gimbe, è grave perché si tratta di un comportamento in grave mala fede. Si può anche non conoscere quanto si stia facendo sul tema, ma il senso di responsabilità vuole che prima di sparare a salve ci si informi e ci si documenti . In questo modo si prenderebbe facilmente atto che quanto annunciato dalla Fondazione Gimbe non è proprio puntuale perché -e lo ha spiegato bene il presidente Zaffini- la situazione riguardo ai decreti attuativi è la seguente: Criteri di funzionamento della piattaforma nazionale e regionali delle liste d’attesa: Il decreto è stato trasmesso alla Conferenza Stato-Regioni. In attesa del parere della Conferenza Stato Regioni alla quale è stato inviato il 13 settembre 2024".
"Funzionamento della piattaforma nazionale di monitoraggio in coerenza con il modello di classificazione e stratificazione della popolazione, risulta ‘fatto’. Poteri sostitutivi del ministero della Salute in caso di inottemperanza delle Regioni e il rispetto agli obiettivi della legge: decreto trasmesso in Conferenza Stato-Regioni il 6 novembre 2024. Linee di indirizzo per l’attivazione dei sistemi di disdetta da parte dei Cup: il decreto è in fase di definizione da attuare con il Piano nazionale delle liste d’attesa in lavorazione predisposto dalla Direzione generale della Programmazione sanitaria già condiviso con Regioni e Mef. Metodologia per la definizione del fabbisogno di personale del Ssn (superamento tetti di spesa): il decreto è in via di ultimazione. Il Piano di azione per rafforzare i servizi sanitari e sociosanitari (nelle Regioni del Sud destinatarie dei fondi del Piano nazionale Equità e salute): decreto trasmesso alla conferenza Stato-Regioni il giorno 8 gennaio 2025".
"In questo confronto tra Zaffini e i nostri avversari politici -conclude Zullo- si può cogliere la differenza tra noi e loro: noi lavoriamo per mettere riparo agli sfasci che ci hanno lasciato in eredità, loro non sanno andare oltre l’irresponsabile e deleteria polemica sterile, dannosa dell’immagine del nostro Servizio sanitario nazionale”.