Adesso c’è la conferma che la Chiesa veneziana è bersagliata da un “corvo”. Ovvero, da qualcuno che ne conosce la realtà dall’interno e che ha deciso di seminare veleni non solo contro i sacerdoti, ma anche contro il patriarca Francesco Moraglia. Dopo la prima raffica di manifestini affissi davanti alle chiese nell’area di San Marco, contenenti i nomi di cinque sacerdoti per asseriti comportamenti personali riprovevoli e presunte omissioni da parte di Moraglia, ne sono apparsi altri, questa volta, sono mirati contro i tentativi del vescovo di farsi nominare cardinale. La modalità è identica, perchè sono stati trovati in tutta l’area Marciana, da San Zulian a San Salvador, da San Lio, a Santa Maria Formosa e San Moisè. Cambia la firma, che da “La verità vi rende liberi”, diventa quella di un fantomatico “Il povero Fra. Tino”. In questo secondo caso viene citato anche il professore Alessandro Tamborini, il docente di Scienze Religiose, vicino alle posizioni di Forza Nuova, di cui si definisce “plenipotenziario”, autore in passato di attacchi (pubblici e non anonimi) alla gestione della chiesa veneziana.

Che sia una persona bene informata quella che scrive, lo dimostrano i fatti riportati. Secondo l’estensore, monsignor Moraglia cercherebbe appoggi in Vaticano per farsi nominare cardinale. Quando nel 2012 lasciò La Spezia per Venezia, infatti, rimase semplice vescovo, anche se nella tradizione il Patriarca di Venezia era sempre un cardinale. Si spiegano così le elezioni a pontefici di tre predecessori di Moraglia, Pio X (Giuseppe Sarto, papa dal 1903 al 1914), Giovanni XXIII (Angelo Roncalli, 1968-1963) e Giovanni Paolo I (Albino Luciani, 1978). Dopo sei anni, quindi, Moraglia (ha 65 anni, potrebbe entrare in Conclave fino all’80.esimo anno di età) ambisce alla porpora.

L’anonimo racconta che, tornando a Venezia dopo una riunione del Consiglio permanente della Cei, il patriarca avrebbe promosso alcuni incontri nel corso dei quali “ha voluto precisare che serve massima attenzione ed unità interna per non fallire il prossimo (auspicabile) riconoscimento della porpora”. Moraglia in quelle occasioni avrebbe parlato “con preoccupazione dei timori del cardinale Walter Kasper sugli attacchi a Papa Francesco e ha ammonito tutti e ciascuno sulla necessità di prendere le massime distanze da chiunque attacchi il Papa. Perché non vuole essere coinvolto in queste diatribe a nessun titolo e per nessun motivo. Proprio in questo momento che per lui è basilare”.

Il patriarca aveva poi chiesto a tutti i sarcerdoti e monsignori di mantenere comportamenti cristallini, per difendere l’immagine e il buon nome della diocesi. Il commento apparso sui volantini è molto duro. “Ma non si accorge dei problemi esistenti? Le chiese vengono chiuse e il gregge dei fedeli viene disperso. Dai buoni pastori? Ha tenuto con tutti a sottolineare che è lui a comandare e che tutti debbono ubbidire. Ora più che mai. Mi domando se è davvero convinto di quello che dice o riesce a celare dietro la sua sicurezza tutti i dubbi che dovrebbe avere”. La chiusa del “povero Fra.Tino” è sibillina “Io da tutto ciò, per il breve tempo che rimarrò ancora da queste parti, osservo, medito e tremo per l’edificio ecclesiale”. Una quarantina di sacerdoti hanno sottoscritto una lettera in difesa del Patriarca e dei cinque preti accusati di comportamenti sessuali non in linea con il voto di castità, da “un vile atto di diffamazione che, con la violenza di un volantino non firmato e pieno di accuse infamanti, colpisce insieme a voi noi tutti”.

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