L'autoproclamatosi capo del governo Juan Guaidó ha denunciato 70 morti e 700 incarcerati e si è rivolto direttamente a Roma che, secondo indescrezioni, è stato l'unico tra i 28 a bloccare la proposta svedese che prevedeva il riconoscimento implicito del giovane leader. Di Maio: "Il cambiamento lo decidono i venezuelani, noi siamo per pace e democrazia"
Juan Guaidó si appella all’Italia e si dice “sicuro che si schiererà con la gente che chiede il cambiamento”. Intanto da Palazzo Chigi, dopo le dichiarazioni ambigue dei due sottosegretari agli Esteri di ieri, è arrivata la comunicazione chiara della linea che tiene e terrà Roma: “L’Italia ribadisce la sua massima preoccupazione per gli ultimi sviluppi in Venezuela. A tal fine si ricorda che l’Italia non ha mai riconosciuto le elezioni presidenziali tenutesi nel maggio 2018 e ribadisce la necessità di indire quanto prima nuove elezioni presidenziali“. All’appello di Guaidó aveva già risposto con lo stesso concetto il vicepremier Luigi Di Maio: “Il cambiamento lo decidono i venezuelani, noi siamo per pace e democrazia”.
Il motivo per cui il presidente dell’Assemblea nazionale autoproclamatosi capo del governo si è rivolto direttamente a Roma viene svelato da un’indiscrezione diffusa dall’agenzia spagnola Europapress e confermata all’Ansa da fonti diplomatiche europee. L’Italia ieri è stato l’unico Paese dei 28 a bloccare una proposta di compromesso Ue sul Venezuela, avanzata dalla ministra degli Esteri svedese Margot Wallstrom, con cui si accettava il ruolo di Guaidò come presidente ad interim fino a nuove elezioni. La discussione è avvenuta alla riunione dei capi delle diplomazie Ue a Bucarest. Non si sarebbe trattato di un riconoscimento formale di Guaidò, ma implicito.
Infatti, nella proposta si usava una formula in cui si esprimeva sostegno e riconoscimento a Guaidò nel suo ruolo istituzionale, per portare avanti la preparazione di elezioni libere e democratiche. Anche la Grecia che sabato scorso si era fermamente espressa contro il riconoscimento di Guaidò avrebbe accettato la proposta avanzata da Wallstrom. L’Alto rappresentante dell’Ue Federica Mogherini ha cercato di creare consenso sul documento, ma in mancanza di unanimità ha poi lasciato ai singoli Stati la decisione sul riconoscimento, concentrandosi sull’avvio di un gruppo di contatto. Nel frattempo era stato il Parlamento Ue a riconoscere Guaidò – astenuti M5s, Lega e sei eurodeputati Pd – con una risoluzione non vincolante.
Guaidò al Tg2 – Il presidente dell’Assemblea nazionale autoproclamatosi capo del governo, intervistato dal Tg2, sostiene dal canto suo “il 90% dei venezuelani è per il cambiamento e Nicolás Maduro ha perso il controllo del paese”. Ottenuto il riconoscimento come capo del governo anche dalla Ue, Guaidó ha denunciato che le forze speciali di polizia hanno assassinato 70 giovani, ragione per cui sfiderà il divieto posto dal governo di Maduro, organizzando l’invio dall’estero nel Paese di una grande quantità di aiuti umanitari, in particolare medicine. E parla anche di 700 persone incarcerate. L’iniziativa, come ha spiegato all’agenzia di stampa Ap, sarà un “nuovo test” per i militari del Venezuela, che finora si sono schierati dalla parte del capo dello Stato e che Guaidó continua a “corteggiare“.
Governo spinge per nuove elezioni – “L’Italia, in qualità di membro del Gruppo di Contatto istituito in occasione della riunione dei ministri degli Esteri dell’Ue, è a favore di ogni iniziativa diplomatica che favorisca un sollecito, trasparente e pacifico percorso democratico ed eviti lo stallo nel Paese nel primario interesse di tutto il popolo venezuelano. L’Italia auspica che ogni sforzo collettivo sia mirato a non alimentare le divisioni interne al Paese e nell’ambito della comunità internazionale”, si legge ancora nella nota di Palazzo Chigi. Per il Venezuela “serve una terza via che si ponga fuori dalla logica di contrapposizione Maduro-Guaidò e metta al centro le condizioni di quei settori popolari stremati o costretti a fuggire”, dice il presidente della Camera Fico che auspica che si possa “ricercare una transizione democratica in Venezuela perché non possono esistere auto proclamazioni, pretese di legittimità e democrazie fondate sulla regola del più forte“.