“Le sentenze di morte di Pasquale Zagaria e della mafia non hanno una data di scadenza”. Così Paolo Borrometi, giornalista costretto a una vita sotto scorta e presiedente di Articolo 21, ha commentato la possibilità che sia revocata la scorta a Sandro Ruotolo. La decisione sarebbe stata assunta dall’ufficio scorte del ministero degli Interni, dopo aver ricevuto una relazione della prefettura di Roma secondo la quale il cronista non avrebbe più minacce dal 2016.

La notizia è stata accolta da un’ondata di indignazione che ha coinvolto forze politiche di governo e di opposizione, le istituzioni dei giornalisti e, soprattutto, migliaia e migliaia di cittadine e di cittadini che hanno conosciuto Sandro nel suo impegno professionale e nella sua quotidiana azione per diffondere la cultura della legalità.

Sandro Ruotolo è stato costretto a una vita sotto scorta per le sue inchieste nel casertano, sul traffico dei rifiuti nocivi, sul ruolo dei Casalesi. Il boss Pasquale Zagaria ha più volte manifestato il desiderio di vendicarsi e di “scuoiarlo”. Le stesse minacce rivolte a Roberto Saviano, a Rosaria Capacchione, a Marilena Natale che domani, a Caserta, sarà in un’aula di un tribunale per testimoniare contro i suoi presunti aggressori.

Ruotolo, tuttavia, non è nel loro mirino solo per quella che ha scritto in passato, ma anche per le inchieste che continua a realizzare nel presente collaborando con il sito Fanpage, uno straordinario laboratorio di giornalismo investigativo. È stato lui a seguire le orme degli aggressori di Paolo Borrometi e a ricostruire la catena delle minacce dei traffici mafiosi a Pachino e dintorni. Nelle prossime ore, sempre su Fanpage, uscirà una sua inchiesta sul sequestro Cirillosulla trattativa tra Stato e camorra per arrivare alla liberazione dell’assessore democristiano e sul ruolo svolto dal clan Cutolo.

Si aggiunga a questo che Ruotolo ha accettato di diventare presidente dell’Unione cronisti della Campania, di rappresentare la Federazione della stampa e il coraggioso sindacato dei giornalisti campani nei territori più a rischio; di trasformarsi in “scorta mediatica” a disposizione dei tanti colleghi minacciati in Campania e non solo. Levargli la scorta significa anche ostacolare questo impegno, renderlo impossibile: impedire a Ruotolo di rimettere piede nelle zone dominate da mafie e camorra.

Ci auguriamo che quanti – soprattutto in sede politica – hanno trovato il modo di manifestare la loro solidarietà e il loro affetto a Ruotolo, vogliano ora far sentire la loro voce al ministero degli Interni e fermare una decisione sbagliata e pericolosa, anche perché “le minacce della mafia non hanno scadenza”.

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