L'ex atleta era stato arrestato dopo le rivelazioni del pentito Roberto Violetta Calabrese: i clan avrebbero attinto ai suoi conti correnti per poi prestare il denaro a tassi da usura. Ma per il tribunale le sole dichiarazioni non sono state sufficienti e l'uomo è stato assolto con formula piena
Il pm aveva chiesto 8 anni di carcere ma il Tribunale di Catanzaro lo assolto per non aver commesso il fatto. Si è concluso il processo per l’ex calciatore Francesco Modesto, oggi allenatore del Rende, accusato di usura aggravata dalle modalità mafiose. L’ex giocatore di Reggina, Genoa, Palermo, Bologna, Parma e Crotone era stato arrestato nell’estate del 2016 nell’operazione “Laqueo” perché sospettato di essere un finanziatore dei prestiti a “strozzo” concessi dal clan Lanzino-Cicero di Cosenza.
Poche settimane dopo il Tribunale del Riesame aveva revocato la misura cautelare per Modesto, il cui nome era stato tirato in ballo dal pentito Roberto Violetta Calabrese che ai pm ha consegnato il “libro mastro” dove la cosca annotava tutti i prestiti e le estorsioni. Stando all’impianto accusatorio, gli indagati applicavano tassi usurai del 30% mensile a prestiti che effettuavano con i capitali della ‘ndrangheta, ma anche del calciatore Modesto, difeso dagli avvocati Pasquale Marzocchi e Leo Sulla.
Nelle carte del processo era finito un episodio del 2007-2008 relativo a un prestito di 30mila euro concesso a un imprenditore. Per il pentito Violetta Calabrese quella somma era stata “prelevata da un conto corrente acceso presso la banca popolare di Bari, filiale di Rende, intestato a Francesco Modesto, genero di Mimmo Castiglia”. Anche quest’ultimo, suocero del calciatore, è finito sotto processo e ha scelto il rito ordinario a differenza di Modesto che ha optato per l’abbreviato.
Stando alle dichiarazioni del pentito, il calciatore era nel giro dell’usura per il solo fatto di essere imparentato con Castiglia: “Sono certo – disse ai magistrati – che Francesco Modesto era consapevole che il denaro consegnato al suocero veniva impiegato in attività criminali e comunque usurarie. In un’occasione ho personalmente assistito alla richiesta di denaro a tasso usurario che Santino Falbo ha fatto a me e a Mimmo Castiglia in presenza di Francesco Modesto”. Troppo poco per il Tribunale di Catanzaro che, a due anni e mezzo dall’arresto del calciatore, lo assolve con formula piena.