Quale che sia il giudizio su Maduro (il mio, come noto, è più che positivo per i motivi che ho avuto modo molte volte di esporre su questo blog), tutte le persone oneste e sinceramente amanti della pace dovrebbero oggi convergere su di un obiettivo di innegabile sensatezza: evitare la guerra disastrosa che conseguirebbe inevitabilmente a un intervento militare degli Stati Uniti e/o di loro alleati (Brasile, Colombia) in Venezuela.
Tale eventualità non è purtroppo affatto esclusa, dato che più volte Trump e i suoi consiglieri vi hanno fatto riferimento negli ultimi anni, e con intensità crescente a partire dall’autoproclamazione presidenziale di Guaidó avvenuta lo scorso 23 gennaio. Si deve ritenere che le minacce in questione siano state proferite più che altro per riaffermare il ruolo dominante negli Stati Uniti nel mondo e nel continente americano in particolare in un momento in cui tale ruolo è concretamente sempre più in discussione da vari punti di vista. Al tempo stesso le minacce vogliono rassicurare le fragili, tremule e sparute schiere dell’opposizione ed esercitare una pressione ricattatoria sul governo Maduro. Non è detto perciò che si traducano nella temuta aggressione armata. Le guerre, tuttavia, scoppiano proprio quando talune forze che si ritengono militarmente potenti entrano nel vicolo cieco senza ritorno delle intimidazioni. Altrimenti queste ultime si rivelerebbero delle patetiche smargiassate e il bluff ricattatorio verrebbe presto smascherato come tale.
Il pericolo quindi è concreto. Lo scenario che si configura è apocalittico. Si prepara un conflitto di vaste dimensioni e di sicura atrocità che coinvolgerà l’intera area regionale latinoamericana egli stessi Stati Uniti. E’ nella direzione di un esito catastrofico che si iscrive il voto del Parlamento europeo – il Pd e le destre, come sempre in competizione fra di loro – a favore di chi impersona meglio il ruolo di servitore fedele di Washington.
Infatti il riconoscimento del golpista abortito Guaidó, oltre a costituire un’ingerenza negli affari interni del Venezuela non permessa dal diritto internazionale, costituisce un passo verso la guerra. Nella stessa direzione vanno le sanzioni illegittime che privano il Venezuela di importanti risorse, compromettendo ulteriormente la situazione degli approvvigionamenti già colpiti da molti anni di vera e propria guerra economica e attentando quindi in modo diretto ai sacrosanti diritti del popolo venezolano. In tal modo del resto le potenze imperialiste (Stati Uniti ed Europa) vogliono attizzare il malcontento contro Maduro e preparare il terreno per un intervento “umanitario” che sarà in realtà una vera e propria guerra d’aggressione.
Quello di nuove elezioni è chiaramente un pretesto, dato che nel Paese se ne sono svolte circa venticinque negli ultimi venti anni e presto se ne terranno nuovamente ai vari livelli. L’opposizione partecipi quindi alle elezioni e verifichi democraticamente la propria forza. Pare che non vogliano farlo, sia perché i loro padroni così ordinano loro da Washington, sia perché sono consapevoli del fatto che con ogni probabilità le perderebbero di nuovo. Meglio contare sul voto di Trump che è sicuro, che su quelli del popolo venezolano, che non lo sono affatto, anzi…
Nel frattempo le Nazioni Unite ribadiscono il loro riconoscimento a Maduro. Trump conferma la sua vocazione da dottor Stranamore. L’ambasciatore russo dichiara che insistere sulla via della legittimazione del golpe è una strada diritta verso un bagno di sangue.
Contro la catastrofica ipotesi di un conflitto devastatore occorre fermare la spietata macchina da guerra statunitense con i suoi assistenti europei. C’è spazio per rilanciare un dialogo fra Maduro, che ha recentemente riaffermato le sue intenzioni in questo senso, e l’opposizione, che deve dimostrare di non essere solo una marionetta di Trump, come da molte parti si teme. L’Italia si deve schierare nettamente in questo senso, battendo le posizioni guerrafondaie della destra e del Pd e prendendo posizione nel fronte del dialogo e della pace insieme a Messico, Uruguay, Vaticano, Cina e Russia. Sarebbe probabilmente il primo (e ultimo) atto positivo e valido del governo Conte dal suo insediamento in poi.
In tal modo si verrà incontro ai desideri profondi del popolo venezolano che, secondo un recente sondaggio, è ovviamente contrario ad ampia maggioranza alla guerra e all’intervento armato, e della maggioranza dell’opinione pubblica mondiale, come dimostra la recente gaffe di Tajani che ha chiamato il popolo di Facebook a scegliere tra Guaidó e Maduro, registrando un’evidentemente da lui inattesa netta prevalenza del secondo (978 a 5148).