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Anac, Cantone pensa all’addio e presenta domanda per la guida di tre procure

Il magistrato napoletano ha presentato al Csm la candidatura per ottenere l'incarico di procuratore a Perugia, a Torre Annunziata e a Frosinone. Oggi, ospite alla Link Campus University di Roma, ha commentato la legge spazzacorrotti: "Positiva, ma la corruzione non si può spazzare via. Bene l'inasprimento delle pene accessorie e l'agente sotto copertura"
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Raffaele Cantone pensa di lasciare l’Autorità anticorruzione: a quanto risulta, ha presentato domanda al Csm per diventare procuratore a Perugia, a Torre Annunziata e a Frosinone. Il magistrato, nominato presidente dell’Anac su proposta del governo Renzi nel 2014, ha presentato a Palazzo dei marescialli la candidatura per ottenere l’incarico di procuratore non solo nel capoluogo umbro, dove dovrà vedersela con altri 19 colleghi, ma anche nelle altre due città, in Campania e nel Lazio. La decisione del Consiglio superiore della magistratura non arriverà a breve: prima che la commissione per gli incarichi direttivi cominci a occuparsene, dovranno arrivare i pareri su tutti i candidati dei consigli giudiziari. E per esaurire tutti i passaggi potranno occorrere tra i due e i tre mesi.

Nel frattempo, il magistrato napoletano è tornato sulla legge spazzacorrotti, approvata lo scorso dicembre: “Non immagino neanche lontanamente che si possa definitivamente spazzare via la corruzione, chi lo dice o non sa cosa sono i corrotti o prende in giro il Paese”, anche perché “le norme penali hanno lunghissima gittata”, ma la nuova legge “ha completato un trend, su alcuni aspetti sono state fatte scelte positive“, ha detto il presidente dell’Anac al convegno “La lotta alla corruzione tra percezione e realtà”, alla Link Campus University di Roma.

“Forse negli ultimi anni c’è stata una bulimia legislativa: quante volte si è intervenuti sulle pene, ma il legislatore ha provato a mettere in campo una strategia di prevenzione mettendo l’accento sulla trasparenza“, le parole di Cantone. Parere positivo anche “sull’inasprimento delle pene accessorie“, così come sull’agente sotto copertura, “che può essere utile nei casi di organizzazioni. Se li avessimo avuti nel caso di Mafia Capitale ne avremmo viste di tutti i colori”. “Penso che il Paese ce la possa fare – ha concluso – al di là delle oscillazioni tra la forca e il liberi tutti”.

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