Niente lotta alla finanza internazionale, siamo seri, sarebbe pura follia. Difficilissimo ricontrattare le condizioni di appartenenza all’eurozona. La Bce (Banca centrale europea) è una “società privata”, in mano a capitali privati, che conducono i loro business con l’ottica del profitto, figuriamoci. Ma possiamo immaginare scenari nuovi, possiamo immaginare di affiancare a essa una circolazione monetaria supplementare, di borgo, localistica, glocal.

Bene, non sarebbe affatto la prima volta. Nella prima applicazione si è trattato di una decisione politica, nella seconda si è trattato di un fenomeno privato spontaneo, ma vasto e certamente risolutivo.

1. Subito dopo la guerra le “Am-lire“: ne furono stampate circa un milione di pezzi, per un valore di circa 167 miliardi di lire di allora, al cambio di 100 Am-lire per un dollaro. Questa operazione finì nel 1945 e contribuì allo scatenamento dell’inflazione, da cui (anche) derivò pochi anni più tardi una importante competitività dei prodotti italiani, insieme al bassissimo costo del lavoro.

2. Più tardi, 1975-1978, i “miniassegni“: furono un particolare tipo di denaro cartaceo che circolò in sostituzione degli spiccioli che in quel periodo scarseggiavano e che fino ad allora erano stati sostituiti da caramelle, francobolli, gettoni telefonici e in alcune città anche biglietti di trasporto pubblico. I primi miniassegni fecero la loro comparsa nel dicembre del 1975 (il 10 dicembre 1975 da parte dell’Istituto bancario San Paolo e aveva il valore di 100 lire) e successivamente vennero emessi da molte banche; avevano il valore nominale di 50, 100, 150, 200, 250, 300 e 350 lire. Furono chiamati così perché erano assegni circolari ma più piccoli di quelli normali.

L’escamotage con cui le banche aggirarono il divieto di emettere moneta (prerogativa esclusiva delle banche centrali) fu quello di emettere dei veri e propri assegni circolari di piccolo taglio intestati a enti e società; in teoria gli stessi sarebbero dovuti circolare con le varie girate dei soggetti che ne entravano in possesso, ma in pratica venivano scambiati di mano in mano come se fosse vera e propria moneta corrente. Anche alcuni grandi magazzini emisero dei miniassegni sotto forma di “buono merce” e circolarono persino dei miniassegni falsi. Ne circolarono 835 tipi diversi, emessi da 33 banche, per un ammontare stimato in oltre 200 miliardi di lire: fu un affare colossale per le banche dato che moltissimi di questi pezzetti di carta andarono distrutti, anche a causa della pessima qualità della carta o finirono in mano ai collezionisti o ancora dimenticati in qualche cassetto.

I miniassegni sparirono sul finire del 1978 quando l’Istituto poligrafico e Zecca dello Stato fu finalmente in grado di sopperire alla mancanza di spiccioli provocata dall’inflazione che in quel periodo era elevatissima. Per una vera politica del ‘collaterale’ occorre rispettare due condizioni:

1. Lo Stato italiano, patti eurozona, non può emettere moneta: non ha sovranità monetaria.

2. Ogni e qualsiasi moneta collaterale non può essere riconosciuta al di fuori del confine. La nascita delle due società di compensazione è comunque un fatto privato, i rischi derivanti sono sempre privati.

In Europa da tempo esiste una sorta di “territorio di macchie di leopardo” nel quale queste monete vengono usate. Il problema, fosse soltanto per questi casi sporadici, già si pone come vasto e riconosciuto da molti angoli dell’Europa unita. Ma non è e non può essere la soluzione. Occorre una ipotesi organica, politica, programmata di lancio di una moneta collaterale lasciando lo Stato italiano garante dei patti con l’Eurozona. I centri potenziali possono essere enti pubblici e/o privati, una cosa è essenziale: che questo progetto discenda da una decisione organica, non affidata alla buona volontà di pochi. Un vero e proprio ‘progetto politico’ alla luce del sole.

L’euro, sia nella circolazione interna che nei rapporti monetari esterni continua a operare. Per pagare rate e interessi alla Finanza internazionale ci vogliono sempre euro, ma il fabbisogno di euro subisce variazioni in riduzione. Con il “collateral” è possibile operare sui piani diversi: è possibile imporlo per pagamenti (magari parziali) di stipendi di enti pubblici e/o privati; è possibile imporlo per pagamenti di merci italiane (es. nei supermercati); gli stipendi e/o paghe possono essere compositi (parte in euro e parte in collateral). Una moneta “collateral” nel circuito interno non comporta un aumento dell’inflazione: essa è governata dall’andamento dell’euro, che prosegue la sua strada indipendente. Può essere addirittura patrocinato dallo Stato italiano, che però non deve entrare nell’operatività. Un vero legalissimo e potente effetto glocal.

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