Si iscrivono ai social network senza chiedere l’autorizzazione ai genitori pur avendo meno di 14 anni. Non si pongono problemi sul “consenso al trattamento dei dati personali”. Quattro su dieci hanno un profilo falso per controllare altre persone in Rete ma quando sono in famiglia lasciano perdere il cellulare. All’indomani del quindicesimo compleanno di Facebook, in occasione del Safer Internet Day, la giornata mondiale per la sicurezza online istituita e promossa dalla Commissione Europea, il consorzio Miur Generazioni Connesse e, in particolare, l’Università degli Studi di Firenze, l’Università degli Studi “Sapienza” di Roma e il portale Skuola.net hanno presentato stamattina a Milano i risultati di un’indagine effettuata su circa 5.900 adolescenti.
Il primo dato che balza all’occhio e che fa pensare a quanto siano vane le regole stabilite dall’Unione Europea è che sette ragazzi su dieci sotto i quattordici anni sono iscritti ad un social network. Un solo ragazzo su sedici risulta non essere “connesso” con nessun social. Il 26% degli under 14 non ha chiesto il consenso a mamma e papà. Il web fa comunque paura: circa la metà (49%) dei ragazzi intervistati si è posto problemi rispetto alla propria privacy quando mette dei dati personali in Rete. Peccato che solo il 32,6% sappia cosa significhi il “consenso al trattamento dei dati personali” mentre il 27,9% non sa bene cosa sia e il 18% non è nemmeno interessato a saperne di più.
Sempre secondo la ricerca, quasi quattro giovani su dieci (il 38,5%), ammettono di non conoscere personalmente almeno la metà degli amici o dei “follower” che hanno sui social. E, spesso, tra questi “follower” si nascondono anche amici inesistenti: il 68% dei giovani intervistati, almeno una volta, si è imbattuto in un profilo falso. Ma c’è anche chi se lo fa un profilo falso (43%) per controllare qualcuno (35%), per scherzo (21%) per difendere la privacy (19,5%) ma anche per vendicarsi (2,9%) o per vergogna del proprio aspetto (2,4%). Il pianeta degli adolescenti in Rete fa acquisti online (43,2%) ma non usa i social network per mettere in vendita oggetti e nemmeno per diffondere le proprie idee attraverso un video.
Sorprendenti, invece, i dati che riguardano le relazioni con i genitori: otto adolescenti su dieci utilizzano la chat con la famiglia, o, almeno, con uno dei genitori ma la metà dei ragazzi (50,4%) lascia a casa lo smartphone quando è insieme ai genitori, ai fratelli e, più in generale, ai familiari. Anzi c’è anche chi (22,4%) ritiene rischioso l’uso del cellulare quando si sta insieme perché crea una mancanza di comunicazione.
Numeri che stamattina sono stati commentati dal ministro dell’Istruzione Marco Bussetti e da quello della famiglia e delle disabilità, Lorenzo Fontana. Presenti anche la garante per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano e il direttore del Servizio di Polizia postale Nunzia Ciardi. “La tecnologia deve essere un’alleata dell’apprendimento e della crescita dei nostri giovani – ha spiegato il ministro Bussetti – Come Miur siamo impegnati in prima linea per educare gli studenti a un uso consapevole e corretto di Internet e dei nuovi dispositivi tecnologici. Si tratta di componenti della loro quotidianità, devono imparare a riconoscere opportunità e pericoli, diritti e doveri legati al loro utilizzo. Dobbiamo guidarli in questo percorso di conoscenza. Solo così possiamo prevenire fenomeni come il cyberbullismo e costruire società giuste, dentro e fuori la Rete”. Intanto proprio oggi il Miur ha presentato il percorso per arrivare alla stesura delle nuove linee guida per l’uso positivo delle tecnologie digitali e la prevenzione dei rischi nelle scuole.