Musica

Sanremo 2019, breve storia (pettegola quanto basta) del Festival dal 1951 al 1968

Il Festival della canzone italiana sotto i riflettori e dietro le quinte. Breve storia in due puntate, pettegola quanto basta, dell'odiosamata kermesse

di Roberto Casalini

1958 – Domenico Modugno

L’irruzione della modernità, la rivoluzione o quasi (in quegli anni i veri rivoluzionari, Renato Carosone e Fred Buscaglione, stanno alla larga da Sanremo) ha la faccia del pugliese Domenico Modugno (1928-1994), che fino a quel momento si è inventato cantante siciliano con un suggestivo grammelot meridionale e ha fatto qualche misurata incursione in lingua (Musetto, Vecchio frac).

Dipingendosi le mani e la faccia di blu e volando come un innamorato di Chagall, Modugno trionfa in patria e, cosa mai successa prima a una nostra canzone, conquista la classifica americana, primo per tredici settimane. Nel blu, dipinto di blu vende 24 milioni di dischi in tutto il mondo e Modugno si prepara a rivincere nel 1959 (Piove). Vincerà ancora due volte, nel 1962 e nel 1966, ormai arreso a formule più svenevoli. In quel 1958 ci sono anche l’ultimo successo di Nilla Pizzi, L’edera (i più irriverenti intoneranno una parodia maliziosa: “Son qui, seduta sul bidet, che mi rinfresco l’edera”). E la canzone-scandalo Tua, interpretata con raffinatezze jazz  e movenze che ai censori paiono scandalosamente conturbanti da Jula De Palma. Non basta a salvarla  l’interpretazione castigatissima della “caramellaia di Novi Ligure” Tonina Torrielli, di lì a qualche anno l’emergente Mina ne offrirà una versione, parola di Edmondo Berselli, gioiosamente scopereccia. Trovate tutte e tre le versione su Youtube, andatevele a cercare.

Sanremo 2019, breve storia (pettegola quanto basta) del Festival dal 1951 al 1968 - 4/9
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