Le iscrizioni alle prime classi delle scuole superiori anche quest’anno non regalano sorprese. Gli studenti italiani ad aver scelto i licei sono stati il 55,4%, quindi uno 0,1% in più rispetto al 2018. A sezionare il dato si osserva che nell’eterno duello tra classico e scientifico ha avuto nettamente la meglio il secondo con un 25,5% (contro il) 6,8% dell’altro. Hanno scelto bene? Soprattutto la scelta dei ragazzi, anzi frequentemente dei loro genitori, ha tenuto conto delle prospettive occupazionali oppure è stata guidata dalla passione per alcune materie piuttosto che per altre?
È evidentemente tutt’altro che agevole rispondere a entrambi i quesiti. Perché la bontà della scelta è difficilmente valutabile, ora. Troppe le variabili che possono subentrare, nel corso dei prossimi 10-12 anni, mutando così i cosiddetti sbocchi professionali. In ogni caso la scelta, qualunque essa sia, comporta un rischio. Se il fine ultimo è quello dell’inserimento nel mondo del lavoro.
Il problema è però, forse, un altro. Ad esempio, chiedersi in quale percentuale le iscrizioni abbiano tenuto conto dei suggerimenti offerti dai professori delle scuole medie. Già, perché – com’è noto a chi abbia una qualche dimestichezza con la scuola primaria di secondo grado – il consiglio di classe di ciascuna terza formula un consiglio orientativo sulla scuola superiore più adatta per ogni suo alunno. Consiglio puramente indicativo e non vincolante, come per esempio accade in alcuni Lander tedeschi, alla fine della Grundschule. Consiglio, quello dei docenti, che nasce da una conoscenza generalmente affinata nel corso del ciclo triennale di studi. Conoscenza che si basa sulla capacità degli insegnanti di osservare ben oltre i risultati ottenuti dagli alunni. Perché i professori, la gran parte di loro, sanno fare anche questo. Guardare in prospettiva. Saper scorgere tra le pieghe del presente quel che potranno (oppure potrebbero) essere i loro ragazzi.
Peccato che i loro consigli spesso non vengano valutati. Peccato che le loro indicazioni di frequente siano inascoltate dai ragazzi e dai genitori. Certo, può accadere che anche i professori possano sbagliare. Possano errare nel consigliare. Ma il più delle volte non è così. I consigli tendono a valorizzare, non a sminuire. A esaltare, non a deprimere.
Quante delusioni in tanti casi sarebbero evitate, se quei consigli fossero valutati. Quanto tempo risparmierebbero tanti ragazzi, se decidessero di iscriversi seguendo davvero le loro inclinazioni. Anche perché la scuola superiore non è la scuola media. Cambiano le attese, si trasformano le richieste. E i professori lo sanno. La verità è che sarebbe necessario avere più fiducia negli insegnanti.