La proposta di riforma costituzionale che prevede il taglio di 345 parlamentari arriva all’esame del Senato. Il testo, annunciato da Movimento 5 stelle e Lega lo scorso ottobre insieme a un’altra proposta sull’introduzione del referendum propositivo per le leggi di iniziativa popolare (ora in discussione alla Camera), prevede, modificando gli articoli 56 e 57 della Costituzione, la riduzione degli eletti da 630 a 400 a Montecitorio e da 315 a 200 a Palazzo Madama. “Confidiamo nel consenso delle altre forze politiche per approvare all’unanimità una riforma invocata a gran voce dai cittadini”, ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, sfidando le opposizioni a votare sì a una norma proposta in passato anche da Pd e Forza Italia.
Il primo a replicare è il Partito democratico con il capogruppo in Commissione Affari costituzionali, Dario Parrini, che dice “sì al taglio dei parlamentari da 945 a 600, previsto dal ddl della maggioranza, ma a patto che si introduca una differenziazione di funzioni tra Camera e Senato”, prevista dal ddl Boschi bocciato dal referendum costituzionale del 2016. I 10 emendamenti del Pd depositati nell’aula di Palazzo Madama prevedono proprio un Senato “delle autonomie e di garanzia”. “Noi per una riforma ci siamo – ha detto Parrini – per una pagliacciata o uno spot patacca no”. Il primo scoglio sarà la dichiarazione di ammissibilità degli emendamenti da parte della presidente Elisabetta Casellati che avverrà al termine della discussione generale, tra mercoledì sera e giovedì mattina.
Fraccaro: “Dalle parole ai fatti” – “Ci siamo: come promesso la legge per tagliare 345 parlamentari oggi arriva in Aula. È una battaglia storica del M5s all’esame del Senato, un altro punto del contratto di governo che ci impegniamo a rispettare”, ha commentato Fraccaro. “Da anni tutti i partiti, dal centrosinistra al centrodestra, propongono di ridurre deputati e senatori. Finalmente passiamo dalle parole ai fatti”, ha aggiunto Fraccaro. L’approvazione unanime significherebbe evitare un referendum che infatti non può essere chiesto se la legge costituzionale è approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere con la maggioranza qualificata di due terzi dei componenti.
Gli emendamenti Pd – Secondo le dieci proposte di modifica del Pd, il Senato verrebbe eletto “su base regionale e con metodo proporzionale”: questa sarebbe la prima differenza rispetto alla riforma Renzi-Boschi, nella quale i senatori non venivano eletti ma erano espressione dei Consigli Regionali. Inoltre c’è una differenziazione delle funzioni, con la sola Camera a essere la Camera politica che esprime la fiducia, mentre al Senato vengono attribuite funzioni di controllo e garanzia. Le uniche materie paritarie sarebbero le riforme costituzionali. Un secondo punto è l’estensione del voto ai diciottenni anche per l’elezione del Senato. “L’atteggiamento del Pd sul ddl della maggioranza dipenderà dall’accoglimento delle nostre proposte”, ha chiarito Parrini.
M5s: “Modifiche puntuali nel rispetto Carta” – “Ridare credibilità e sobrietà alle istituzioni”, questo significherebbe per i componenti M5s nella commissione Affari Costituzionali del Senato l’approvazione del Ddl. “Il nostro programma complessivo di riforma della Costituzione – si legge in una nota – prevede modifiche puntuali con disegni di legge snelli e focalizzati su singoli argomenti. E’ il modo corretto per valorizzare la nostra Carta fondamentale rispettando il diritto-dovere dei cittadini di esprimersi e partecipare in modo compiuto”. Per il M5s, il taglio dei parlamentari permetterebbe “una riduzione dei costi del Parlamento, con un risparmio di 500 milioni a legislatura, e un miglior funzionamento delle Camere”.
Solo pochi giorni fa, ospite a Quarta Repubblica su Rete4, Luigi Di Maio aveva indicato il taglio degli eletti come uno dei “due obiettivi da cui non possiamo prescindere nel 2019″. E aveva anche dato un limite temporale: “Entro l’estate vanno approvate la legge Costituzionale per ridurre di un terzo i parlamentari. Poi dobbiamo depositare nei prossimi giorni la proposta per il taglio degli stipendi di deputati e senatori”. Le riforme costituzionali, aveva aggiunto scherzando, “portano sfiga”, ma per il taglio di 345 parlamentari l’iter “parte a febbraio e entro settembre possiamo portarlo a casa”.