Gli inquirenti si chiedono che cosa abbia fatto Luca Pasquaretta, ex portavoce di Chiara Appendino, nei suoi viaggi a Roma per incontrare il viceministro Luigi Di Maio al termine del suo rapporto di lavoro con la sindaca di Torino. Quattro viaggi verso la capitale, verosimilmente con l’intenzione di trovare una nuova occupazione tra i ranghi del Movimento 5 stelle, dopo essere stato cacciato – per colpa di un’inchiesta per peculato – dal Palazzo di Città. A riportare la notizia sono i quotidiani La Stampa e Repubblica.

È un aspetto che apre una nuova pista investigativa da approfondire: Pasquaretta, indagato per una presunta estorsione ai danni di Appendino con l’obiettivo di ottenere “contratti e contatti” di lavoro, potrebbe aver portato le sue richieste anche ai vertici nazionali del Movimento 5 stelle. Due contatti lavorativi sono certi. Uno è quello con il sottosegretario all’Economia, la torinese Laura Castelli, con cui da settembre ha collaborato per la stesura di comunicati che riguardavano questioni piemontesi. L’altro è quello con la eurodeputata M5s Tiziana Beghin che, però, non avviò mai una collaborazione: “Ho incontrato Pasquaretta – spiega a ilfattoquotidiano.it -. Sapevo che era in cerca di un lavoro, l’ho valutato, ma ho preferito non averlo a bordo per ragioni di opportunità”. Non vuole fornire dettagli su come il giornalista arrivò a lei perché c’è un’indagine in corso (e lei finora non è stata sentita come persona informata sui fatti), ma spiega di averlo scartato per diverse ragioni: “Prevalentemente perché era indagato, anche se c’è la presunzione di innocenza. Poi perché era una figura molto discussa all’interno del Movimento 5 Stelle”, dice. “Inoltre – continua l’europarlamentare – per la comunicazione avevo già un collaboratore a Bruxelles, a me sarebbe servito qualcuno capace di occuparsi dei miei rapporti col territorio piemontese negli ambiti di cui mi occupo, aziende e commercio internazionale”. Beghin, dunque, ha fatto una diversa valutazione su Pasquaretta rispetto a quella di Laura Castelli

Giornalista 42enne, era stato presentato a Chiara Appendino dall’allora assessore al commercio in pectore, l’avvocato Alberto Sacco, durante la corsa verso le elezioni amministrative del 2016. Era un periodo in cui Paolo Giordana, braccio destro della candidata e poi capo di gabinetto della sindaca, aveva bisogno di un aiuto per gestire la comunicazione della campagna elettorale. Sacco, dunque, decise di presentare questo suo amico che seguiva la Juventus per il Quotidiano nazionale e il Messaggero e aveva lavorato come addetto stampa per la fiera “Torino Erotica”. Pasquaretta lavorò gratuitamente e, vinte le elezioni, venne premiato con il ruolo di capo dell’ufficio stampa dell’amministrazione. Nella primavera scorsa, però, era emersa una consulenza da cinquemila euro ottenuta dalla Fondazione per il libro (che organizza il Salone del libro) con un compenso pagato regolarmente, a differenza di molti altri creditori dell’ente. Le opposizioni sollevarono dei dubbi sul fatto che il portavoce avesse effettivamente svolto quell’incarico. La procura – che aveva un’inchiesta in corso sul Salone del libro – approfondì e a luglio iscrisse Pasquaretta nel registro degli indagati per peculato. Poi, il 3 agosto, arrivò la rottura definitiva. In quel periodo estivo sarebbe stato intercettato al telefono con l’assessore Sacco, a cui avrebbe detto frasi del genere: “Se vado a parlare in procura crolla tutto”. Elemento che ha fatto scattare la nuova ipotesi di reato nei suoi confronti.

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