La definiscono esclusivamente “tecnica” e non “politica“. Sono gli aggettivi usati dall’entourage di Matteo Salvini per riferirsi alla memoria depositata dal ministro dell’Interno alla Giunta per le Immunità del Senato. L’organo parlamentare dovrà decidere sulla richiesta del Tribunale dei ministri di Catania di processare il vicepremier per il reato di “sequestro di persona aggravato” dei 177 migranti rimasti per cinque giorni a bordo della Diciotti ormeggiata nel porto siciliano. Domani mattina alle 8.30 è prevista la convocazione della Giunta.
I documenti di Conte, Di Maio, Salvini – In allegato alla memoria difensiva di Salvini ci sono anche due documenti firmati rispettivamente dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dal vicepremier Luigi Di Maio e dal ministro dei trasporti, Danilo Toninelli. Fonti del Carroccio fanno sapere che il testo della memoria non è stato diffuso per rispetto nei confronti dei componenti e del presidente della giunta che la leggeranno solo domattina. I documenti a difesa del ministro dell’Interno non entrano nel merito della sussistenza o meno del reato di sequestro, e non contengono – ci tengono a sottolineare fonti leghiste – attacchi ai giudici. Proprio oggi, tra l’altro, la maggioranza dei togati del Csm ha chiesto al Comitato di presidenza l’apertura di una pratica a tutela dei magistrati del Tribunale dei ministri di Catania, nei cui confronti c’è stata una “violenta campagna denigratoria“. “C’è il rischio di una delegittimazione che impone l’urgenza di un intervento del Csm”, c’è scritto nella richiesta dei consiglieri togati.
La ricostruzione – La memoria di Salvini, invece, ripercorre i momenti salienti dell’arrivo dei migranti da Malta in Italia: un passaggio importante riguarda la responsabilità per gli oneri di prima accoglienza che sono sempre stati in capo al governo maltese anche quando la Diciotti aveva già attraccato a Catania il 20 agosto 2018. Un dettaglio che secondo il ministro documenta come lo Stato Italiano abbia portato fin da subito all’attenzione dei partner europei le problematiche della vicenda. La memoria, dopo aver citato anche le fonti che testimoniano il presunto dirottamento della nave dalle autorità maltesi verso l’Italia, segue la linea esplicitata negli ultimi giorni dallo stesso Salvini: l’azione del titolare del Viminale ha avuto esclusivamente una finalità di pubblico interesse.
La memoria del ministro – Tra gli altri passaggi, nel documento si sottolinea che nella controversia con Malta, ogni decisione presa “rientra in via esclusiva nella intangibile competenza sottesa alle scelte dello Stato Italiano di esercitare le proprie prerogative – paritariamente a quelle degli altri Stati – nell’ambito appunto dei principi ispiratori della Carta Costituzionale. Al riguardo, l’articolo 11 della Costituzione dispone che la limitazione della sovranità nazionale avviene nel rispetto e nei limiti a che anche l’altrui sovranità nazionale rispetti i medesimi limiti nonché comunque per la soluzione delle controversie internazionali in modo pacifico, e l’articolo 117 attribuisce rilevanza costituzionale alla corretta attuazione degli obblighi derivanti dal diritto dell’Unione Europea e quindi ad ogni iniziativa politica tendente ad ottenerne una modifica. In tale quadro, il Governo ha posto in essere tutti gli strumenti di soluzione del conflitto, che sono stati concretamente attuati attraverso il coinvolgimento delle Istituzioni Europee per il tramite degli Organi Ministeriali della branca dell’esecutivo (Ministero Esteri) a ciò deputata”.
Gli allegati alla difesa – La difesa di Salvini pone la questione della redistribuzione dei migranti tra i vari paesi europe sia come punto di partenza che di arrivo di ogni atto compiuto dal ministro dell’Interno in accordo con gli altri componenti del governo. “Sin dal 14.07.2018 – si legge nella memoria, anticipata da una nota diffuas da fonti leghiste – il Governo Italiano ha indirizzato una missiva, a firma del Presidente del Consiglio, ai vertici dell’Unione Europea, richiamando gli esiti del Consiglio Europeo del 28.06.2018, in modo da definire le modalità di redistribuzione dei migranti. Missiva nella quale il Presidente del Consiglio ha manifestato la volontà del Governo di richiedere l’adeguamento immediato del piano Eunaformed-Sofia in relazione al porto di sbarco che non può essere solo italiano”. In questa logica, la memoria ripercorre anche altre atti del governo sul tema come la “nota verbale” del 19.08.2018, n. 6707, della Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Unione Europea per capire che non si era in presenza di una mera personale iniziativa politica del Ministro, bensì di una iniziativa dello Stato Italiano (Governo) conforme a una precedente prassi che si è consolidata a livello di consuetudine. In quella nota c’è scritto che “in precedenti occasioni è stato possibile realizzare una ripartizione tra Paesi dell’Unione Europea dell’accoglienza delle persone soccorse in mare. …l’Italia è convinta che l’attuale emergenza della nave Diciotti debba necessariamente essere affrontata con il medesimo approccio, in linea con i principi di solidarietà e di condivisione tra i Paesi dell’Unione Europea concordati all’ultimo Consiglio Europeo in materia di gestione dei flussi migratori. Al fine di dare concreta attuazione a tale approccio e alle conclusioni dell’ultimo Consiglio Europeo il Governo italiano ritiene indispensabile che la Commissione Europea assuma l’iniziativa per individuare un gruppo di partner europei disponibili ad accogliere le persone salvate dalla nave della Guardia Costiera italiana. Soltanto un’azione decisa da parte delle istituzioni europee, che l’Italia è naturalmente pronta a sostenere, potrà consentire di superare le attuali difficoltà che impediscono l’individuazione di un porto di sbarco delle persone soccorse dalla nave “Diciotti”.
“Azione Salvini coerente col contratto di governo” – Insomma, tutti elementi per dire che la condotta del ministro era stata decisa e condivisa da tutto l’esecutivo. Per il leader della Lega, infatti, nel caso della Diciotti “si è in presenza di una iniziativa del Governo Italiano coerente con la politica dello Stato sui flussi migratori, peraltro risultante anche dal Contratto di Governo, che non può essere svilita come mera presa di posizione politica avulsa dal contesto generale delle strategie governative, specialmente in occasione di un salvataggio avvenuto solo per far fronte alle omissioni di Malta”. Il secondo punto trattato dalla memoria riguarda l’ordine pubblico che il ministro dell’Interno ha il dovere, prima ancora che il potere, di tutelare: “Non può infine sottacersi – si legge nelle conclusioni – che l’azione attuativa dell’indirizzo governativo (risultante nel caso di specie dal punto 13 del Programma di Governo) già di per sé stessa costituisce perseguimento di un preminente interesse pubblico, peraltro rappresentato anche dalla salvaguardia dell’ordine e della sicurezza pubblica che sarebbero messe a repentaglio da un indiscriminato accesso nel territorio dello Stato”.
Il Csm: “Tutelare i magistrati” – A Palazzo dei Marescialli, nel frattempo, i consiglieri dei gruppi di Unicost, Area e Autonomia e Indipendenza (gli unici togati che non l’hanno firmata sono quelli di Magistratura Indipendente) hanno chiesto di tutelare i magistrati del Tribunale dei ministri di Catania. Sotto accusa è finita la diretta Facebook nella quale Salvini ha “commentato il provvedimento” che gli era stato appena notificato dal tribunale dei ministri di Catania, “facendo ripetutamente i nomi dei componenti del collegio“. “Ne è seguita la reazione di un numero indiscriminato di soggetti che sul profilo Facebook del ministro hanno ‘postato’ commenti dal contenuto oltre che offensivo e denigratorio nei confronti dei componenti del collegio anche espressamente minaccioso“. “Ancora più grave – continuano i togati del Csm – “la violenta campagna denigratoria che si è successivamente sviluppata presso organi di stampa e testate on line, attraverso la quale si inducono i lettori a credere che la decisione assunta dal tribunale dei ministri sia stata adottata non per ragioni giuridiche ma squisitamente politiche legate all’asserita connotazione ideologica di detti magistrati, senza che sia stato fatto cenno alcuno alle argomentazioni giuridiche poste alla base del provvedimento che possono, ovviamente, essere oggetto di legittima critica”. E non basta: “La campagna di disinformazione – aggiungono i consiglieri togati – è giunta fino alla diffusione di notizie false in ordine ai componenti del Tribunale che tuttora vengono rilasciate da trasmissioni televisive su reti nazionali, senza che le stesse siano state in alcun modo smentite”.