Un accordo firmato tra l’Italia e il Niger a settembre 2017, che mai è stato reso pubblico, nonostante esista un obbligo specifico di pubblicazione. L’accordo ha dato avvio a una missione militare nel Paese africano, di cui nulla si conosce. Per questo motivo, l’Asgi, Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione e Cild, Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili, hanno presentato un accesso civico al ministero degli Affari Esteri e al ministero della Difesa, che è stato rigettato.
Le due associazioni non si sono date per vinte, effettuando un ricorso al Tar che ha dato loro ragione, e oggi hanno presentato presso la sede della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, il trattato, scoprendo però che le otto pagine contengono punti molto generici, da cui è impossibile conoscere i dettagli dell’operazione militare italiana in Niger. “Esistono due lettere – afferma Giulia Crescini, avvocato dell’Asgi – inviate dal governo del Niger a quello italiano a novembre 2017 e a gennaio 2018, che sono fondamentali per comprendere sia la base giuridica della missione, sia per conoscere il contenuto delle richieste nigerine all’Italia e quindi il contenuto della missione militare italiana in Niger”.
Salvatore Fachile annuncia il ricorso delle associazioni al Consiglio di Stato per entrare in possesso delle lettere: “Questa causa è un tentativo di riportare su di un piano democratico l’attività del governo italiano”. In collegamento con la conferenza stampa, Francesco Vignarca della ‘Rete Disarmo’ ha commentato così l’accordo del quale si è riusciti ad entrare in possesso: “È un copia incolla: nelle modalità di cooperazione tra Italia e Niger, sono previste le visite di navi, ma il Niger non ha accesso al mare – e sottolinea – l’invio dei soldati c’è stato prima di un voto del Parlamento sull’accordo”.
“I veri accordi militari sono nelle lettere”, aggiunge l’avvocato Fachile. Quali interessi dietro tanta segretezza? “Soldi, influenza, armi. L’Italia sta cercando attraverso il controllo dell’immigrazione, di affermare la propria influenza in paesi strategici, come il Niger”, conclude l’avvocato ASGI e Giacomo Zandonini, giornalista freelance esperto di Niger pone l’attenzione sul fatto che questo accordo “apre le porte anche ad un export facilitato di armamenti ed equipaggiamenti per la difesa, in cui l’Italia ha un interesse importante e se lo scopo della missione è il controllo dei flussi migratori, questo, non necessita certo di questi armamenti, anche perché sono attività fatte principalmente dalle forze di polizia, per cui l’Italia ha già un accordo con il Niger dal 2010″.
Per l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione c’è una continuità assoluta tra l’attuale governo italiano e i precedenti e “se volessero dimostrare una discontinuità rispetto al passato, pubblicherebbero queste due lettere domani”. E l’avvocato Crescini conclude: “È il parlamento che prima di tutti deve chiedere di poter conoscere il contenuto delle missive nigerine al governo italiano perché è proprio il parlamento che sarà chiamato a votare la proroga della missione italiana in Niger”.