di Christian di Feo, M5s

Ricordate le lacrime di Elsa Fornero con le quali ha decretato il futuro (in negativo) per milioni di lavoratori? Ricordate la parola “sacrificio” interrotta dai suoi singhiozzi? Ricordate lo slogan “ce lo chiede l’Europa”? Bene. Ieri si è tenuta la presentazione del reddito di cittadinanza esattamente su quella falsariga. Solo che al posto di un pianto c’era un sorriso. Al posto di un sacrificio c’è un’opportunità.

L’unica cosa che non cambia è il “ce lo chiede l’Europa”. Già. Quello slogan è sempre stato usato dai governi precedenti per terrorizzare gli italiani: ogni volta che questa frase si palesava, aleggiava per l’Italia aria di paura e fregature. Oggi finalmente si mostra anche il lato buono di una Ue sicuramente da migliorare, ma che da sempre ha dato linee ben precise:

1. nel 1989, con la Carta comunitaria dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori, dove si inizia a parlare di protezione sociale e diritto alla pensione, con l’impiego di risorse adeguate alla situazione personale del singolo;

2. nel 1992, con la raccomandazione del Consiglio europeo, dove si richiama al reddito minimo garantito (già voluto da una precedente risoluzione del Parlamento europeo) come strumento contro l’emarginazione sociale (n° 92/441/CEE);

3. nel 2017, con la risoluzione del Parlamento europeo, si ribadisce ancora la necessità degli Stati europei di garantire un reddito minimo a contrasto della povertà, con l’obiettivo di valorizzare il lavoro, promuovere il lavoro transitorio nel pubblico e scoraggiare il lavoro irregolare (n° P8_TA(2017)0403).

Il reddito di cittadinanza all’italiana segue esattamente tutto questo. Non è il modello perfetto, avrà bisogno di migliorie in funzione all’esperienza, ma è sicuramente il miglior modello che questa nazione abbia ad oggi mai avuto, ponendo il suo valore al pari della soglia di povertà e superando di fatto la generosità di alcuni Stati dell’Unione, come “criticato” dall’Osservatorio conti pubblici italiani (diretto da Carlo Cottarelli). Un ottimo punto di partenza per migliorare e crescere un Paese.

Nonostante altri Stati (manca solo la Grecia) abbiano adottato misure analoghe con paletti e quote differenti, in Europa abbiamo modelli virtuosi come Olanda e Finlandia, i quali stanno sperimentando il passo successivo: il reddito di base incondizionato. Un progetto virtuoso e vecchio di oltre 200 anni, che si pone l’obiettivo di eradicare la povertà e insediare libertà e uguaglianza alle basi della società.

Tutti avranno un reddito di base. Ricchi e poveri. Occupati, disoccupati volontari e involontari. Tutti potranno scegliere il proprio futuro. Il lavoro sarà scisso dal reddito. La società crescerà e migliorerà. Le politiche del welfare saranno ottimizzate e a vantaggio di tutti. Andranno (e verranno) abbattuti i classici stereotipi “spenderanno i soldi alle slot”, “non lavorerà più nessuno”, ecc. La fiducia sarà uno dei pilastri portanti della società. Un passo alla volta, a questo giro siamo davvero fortunati. Ce lo chiede l’Europa.

Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’abbonamento Sostenitore e diventando membri del Fatto social club. Tra i post inviati Peter Gomez e la redazione selezioneranno quelli ritenuti più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Se vuoi partecipare sottoscrivi un abbonamento volontario. Potrai così anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione, mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee, sceglierai le inchieste che verranno realizzate dai nostri giornalisti e avrai accesso all’intero archivio cartaceo.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Recessione, di chi è davvero la colpa

next
Articolo Successivo

Europarlamento, scacco a 12mila lobbisti: da lunedì l’obbligo di pubblicare incontri. Si parte con relatori di leggi e commissari

next