Il presidente della corte d’Assise di Bologna, Michele Leoni, ha ordinato una nuova proroga di 60 giorni per la perizia chimico-esplosivistica. L'ex Nar imputato chiarisce le sue dichiarazioni: "Era evidente che non ho mai inteso e mai intenderò mancare di rispetto ai parenti delle vittime". Bolognesi: "Io della sua solidarietà non me ne faccio assolutamente un baffo"
Una nuova proroga di 60 giorni per la perizia chimico-esplosivistica. Anche per consentire la riesumazione dei resti di Maria Fresu, una delle 85 vittime della strage di Bologna. È quello che ha deciso il presidente della corte d’Assise di Bologna, Michele Leoni, che sta celebrando il processo all’ex Nar Gilberto Cavallini: è imputato per concorso nella strage del 2 agosto 1980. La corte ha anche affidato una perizia alla grafologa Nicole Ciccolo: dovrà analizzare una lettera sequestrata all’epoca all’imputato (che comincia con le parole “caro camerata“), per stabilirne la paternità. L’ex Nar sostiene che non è stata scritta da lui. Il termine fissato per la perizia è di 60 giorni. I giudici hanno anche rigettato l’istanza della difesa di Cavallini: gli avvocati chiedevano di acquisire alcuni atti alla Presidenza del Consiglio. Si tratta di documenti ‘classificati‘, legati alla strage, ma non coperti da segreto di Stato. “Con questa decisione la stanza buia non è stata illuminata”, ha commentato uno degli avvocati difensori di Cavallini, Alessandro Pellegrini, parlando con i cronisti.
Anche questa volta l’udienza è stata dedicata in gran parte alle dichiarazioni di Cavallini. L’ex estremista ci ha tenuto a chiarire che non intende querelare i familiari delle vittime della strage, come invece sembrava nel corso dell’ultima udienza. “Era evidente che non ho mai inteso e mai intenderò mancare di rispetto ai parenti delle vittime e al loro dolore. Certamente mai presenterò contro di loro denuncia”, ha detto l’imputato, sostenendo che il suo pensiero è stato “frainteso e distorto“. La sua denuncia, ha spiegato, “riguarderà eventualmente solo gli estensori della scheda Cavallini e non credo che questo dimostri una mancanza di rispetto nei confronti dei parenti delle vittime, visto che le numerose falsità, calunnie e inesattezze che contraddistinguono quella scheda hanno investito me e io ho tutto il diritto di replicare secondo la legge”. La scheda Cavallini è una parte degli esposti presentati alla procura di Bologna dai legali dell’associazione dei familiari delle vittime dell’attentato. “Io – ha detto Cavallini – me la sono presa con gli estensori della scheda. I parenti delle vittime non c’entrano nulla. Aggiungo che a loro va tutta la mia solidarietà per la scomparsa dei loro cari e per il loro dolore. Stiano tranquilli, non ce l’ho con loro, non voglio denunciare nessuno di loro e anzi, se posso portare qualcosa per l’affermazione della verità sono qua apposta”.
“Io della sua solidarietà non me ne faccio assolutamente un baffo, tanto per essere molto chiaro”, ha detto il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime, Paolo Bolognesi, replicando a Cavallini. “Uno fa questi discorsi di solidarietà – ha aggiunto Bolognesi – poi ti dice che farà di tutto per arrivare alla verità, ma ammanta tutto con ‘non ricordo’, ‘non so’, ‘non mi viene’. D’accordo che sono passati 40 anni, ma parliamo della strage di Bologna e delle sue amicizie e conoscenze dell’epoca”.