"Per dare il patrocinio devo avere l'assicurazione, anche verbale, che l'incontro non avrà risvolti politici, altrimenti serve un contraddittorio", ha detto Maria Scardellato, sindaca di Oderzo, che ha negato il teatro comunale al fondatore di Libera. Andrea Zanoni, consigliere regionale dem: "Battaglia di inciviltà"
Vietato parlare di mafia. Vietato parlare di migranti. A don Luigi Ciotti, bandiera dell’Italia civile impegnata a tutela della legalità, è vietato parlare. Almeno in un teatro comunale, ad Oderzo, ricca cittadina agricola nella provincia di Treviso, culla della Lega Nord, ai tempi in cui il verbo era quello della Padania. È stato infatti negato il patrocinio municipale e l’utilizzo del teatro Cristallo per quella che doveva essere una delle tappe di avvicinamento alla giornata dedicata alle vittime della mafia che si celebra in marzo. E così gli organizzatori hanno dovuto rivolgersi al teatro dell’istituto religioso Brandolini per trovare ospitalità. I promotori non avevano voluto far polemica e la notizia è trapelata solo grazie al post di un volontario dell’Unione Italiana Ciechi che ha scritto: “Mi informano che il sindaco ha preteso per concedere patrocinio e spazio, un’assicurazione del relatore che non avrebbe affrontato temi relativi ai migranti e simili. Naturalmente l’impegno non è stato firmato”.
A Oderzo il problema dei migranti è sentito, non fosse altro perché nella caserma Zanusso sono ospitati 260 richiedenti asilo. Il sindaco è Maria Scardellato, leghista, eletta nel giugno 2016. Nell’autunno di quell’anno aveva celebrato uno dei primi matrimoni gay nella Marca trevigiana, tra un parrucchiere e un titolare di un b&b. Per quello erano partiti gli strali dei vertici della Lega, addirittura con la minaccia di provvedimenti disciplinari. Poi la questione era stata assorbita dal movimento e Scardellato è ancora al suo posto. Però sulla richiesta di far parlare don Ciotti pare irremovibile. E ha spiegato: “Non ho mai preteso assicurazioni scritte dai relatori. Per dare qualsiasi patrocinio devo avere l’assicurazione, anche verbale, che l’incontro non avrà risvolti politici, perché in questo caso sarebbe necessario un contraddittorio”. Ma chi si potrebbe mandare a fare da contraltare a don Ciotti, fondatore di “Libera”, che parla della mafia? È piuttosto arduo solo ipotizzarlo. Marco De Blasis, del Movimento Cinquestelle ha commentato: “Intanto don Ciotti non è un uomo politico. Che problema c’è se parla di migranti, visto che fanno parte della nostra realtà?”. E Alessandro Battel del Pd ha ricordato come in passato il comune abbia ospitato il giornalista Mario Giordano, che parlò del proprio libro “Vampiri”, sul sistema pensionistico italiano, senza alcun contraddittorio.
“Questa è l’ultima battaglia di inciviltà della Lega, un provvedimento vergognoso” denuncia Andrea Zanoni, consigliere regionale veneto del Pd. “Al di là della beffa per gli organizzatori, che hanno dovuto noleggiare una sede alternativa a pagamento, vorrei sottolineare come don Ciotti rappresenta un orgoglio per il nostro Paese. Davvero una persona con la sua storia ha bisogno di fornire ‘garanzie’ sugli argomenti di cui andrà a parlare? Queste sono censure da regime”.
Concetto ribadito dall’onorevole Nicola Pellicani del Pd, membro della Commissione Parlamentare Antimafia.”Una vera e propria censura nel cuore del Nordest che, come ha ricordato più volte don Ciotti, è un territorio in cui è sempre più radicata la presenza di mafie e organizzazioni criminali che non si manifestano più con azioni intimidatorie, ma attraverso riciclaggio, spaccio di droga e penetrazione nelle aziende più fragili”.