Il 24 agosto 2012 il cronista, che allora lavorava per AgoraVox, seguì un gruppo di militanti nella sede della Geodata, studio di geometri e ingegneri impegnati nella progettazione di alcune opere per la Torino-Lione, e raccontò la loro azione. Il reato: concorso in violazione di domicilio. Lui: "Ricorrerò in Cassazione, ma temo il muro di gomma"
Sembrava dovesse terminare con un’assoluzione. La procura generale riteneva che il fatto fosse particolarmente “tenue”, non meritevole di una condanna. Invece la terza sezione penale della Corte d’appello di Torino ha confermato la condanna a quattro mesi per il giornalista di Fanpage.it Davide Falcioni. Il cronista era accusato di concorso in violazione di domicilio per aver seguito un gruppo di No Tav nel corso di un’irruzione al termine di una manifestazione.
“Sono raggelato”, è l’unico commento che Falcioni fa uscendo dal Palazzo di giustizia. Lui quel 24 agosto 2012 stava preparando un reportage per AgoraVox, testata online del quale era uno stagista. Un gruppo di militanti, molti dei quali legati al centro sociale Askatasuna, erano entrati nella sede della Geodata, uno studio di geometri e ingegneri impegnati nella progettazione di alcune opere per la Torino-Lione. Dopo essere entrati nell’ufficio, i militanti vanno sul balcone per appendere uno striscione e accendono un fumogeno. Falcioni decide di entrare per vedere cosa stesse succedendo e ne scrive per il giornale online. Nel 2015, durante il processo contro i No Tav imputati di violazione di domicilio, il cronista viene chiamato in aula come testimone: dopo aver riferito di essere entrato negli uffici il sostituto procuratore Manuela Pedrotta decide di indagarlo per aver concorso nello stesso reato dei militanti. Il 9 aprile scorso il Tribunale di Torino aveva dato retta alla linea della procura, condannandolo a quattro mesi, pena sospesa e senza menzione della condanna nel casellario.
Stamattina si è aperto il processo d’appello. Il difensore Gianluca Vitale e il sostituto procuratore generale Carlo Pellicano concordano la pena, come permette la legge. Il pg ritiene che si possa ottenere l’assoluzione per la “particolare tenuità del fatto”. A questo punto, se il collegio (presieduto da Ivana Pane) accoglie, Falcioni viene assolto. Se invece i giudici respingono il concordato, si deve fare il processo con la requisitoria del pm e l’arringa difensiva. Dopo una lunga attesa, la Corte d’appello decide invece di confermare la condanna, lasciando tutti sorpresi.
“Aspettiamo le motivazioni tra 60 giorni e meditiamo il ricorso alla Corte di Cassazione”, afferma il legale. Su Facebook, alcune ore dopo il verdetto, Falcioni commenta: “Stavolta è dura – scrive – L’incubo sembrava finito. Ciononostante i giudici hanno confermato la sentenza di condanna già emessa in primo grado. Ricorrerò in Cassazione, anche se è sempre più forte il timore di avere a che fare con un muro di gomma. Andiamo avanti”.
I suoi colleghi di Fanpage.it esprimono “piena solidarietà” a Falcioni: “Dopo il tentativo di revocare la scorta a Sandro Ruotolo, ci troviamo a denunciare con forte preoccupazione un altro attacco ad un nostro giornalista condannato a quattro mesi di reclusione per aver semplicemente fatto il suo lavoro di cronista”, scrivono.