La Stampa traccia il quadro dei nostri expat in base ai dati Aire. Nell'ultimo anno sono 123.193 quelli che hanno deciso di trasferire la residenza all'estero. Un numero che equivale alla popolazione di Monza o Pescara
Quello che oggi sta vivendo l’Italia è un esodo pari a quello del Secondo dopoguerra. Un’emorragia di connazionali che lasciano il Paese per cercare condizioni migliori. Se ne vanno diplomati, laureati, famiglie con minorenni, anziani. La Stampa traccia il quadro e spiega che i numeri dell’Aire (cioè dell’Anagrafe degli italiani all’estero) raccontano soltanto parte del fenomeno, perché quei dati vanno incrociati con le “altre statistiche anagrafiche dei maggori Paesi europei”.
Già i numeri in mano alla Farnesina, però, delineano un quadro chiaro: dai 3,1 milioni di italiani all’estero registrati nel 2006, si è passati a 5,1 milioni nel 2018. Nell’ultimo anno sono 123.193 quelli che hanno deciso di trasferire la residenza all’estero. Un numero, sottolinea il quotidiano torinese, che equivale alla popolazione di Monza o Pescara. Il 27,4% di chi se ne va ha tra i 18 e i 34 anni, ma “rispetto all’anno precedente c’è stato nel 2017 un aumento di quasi il 3 per cento di persone tra i 35 e i 49 anni”. Nel complesso, il 56% degli expat ha tra i 18 e i 44 anni, mentre nel 19% dei casi si tratta di minorenni. Un dato che indica come siano interi nuclei famigliari a espatriare. E il grado di istruzione di chi se ne va è più alto rispetto al passato: “il 34,6% ha la licenza media, il 34,8% è diplomato e il 30% è laureato“.
E se pensiamo che sia soltanto chi emigra in Italia a mandare i soldi a casa, ci sbagliamo: i nostri expat nel 2016 hanno mandato a casa 7 miliardi, circa mezzo punto di Pil. Soldi che non compensano l’investimento fatto dall’Italia per formarli e di cui beneficeranno altri Paesi. “Ogni dottore di ricerca è costato allo Stato circa 230mila euro”, mentre “un laureato 170mila e un diplomato 90mila”. Guardando le città, il maggior numero di partenze è da Milano, poi Roma, Genova, Torino e Napoli. Sul fronte delle regioni, invece, gli italiani partono soprattutto da Lombardia, Veneto, Sicilia, Emilia-Romagna e Liguria.
La prima destinazione è la Germania (20mila italiani arrivati a inizio 2018), poi Regno Unito (18.517) e Francia (12.870), anche se con la Brexit le presenze in Uk sono scese del 25,2%. Da sottolineare anche gli aumenti nelle fasce d’età: crescono del 20,7% le partenze di chi ha tra i 50 e i 64 anni, +35,3 per chi ha tra i 65 e i 74 anni e +78,6% dagli 85 anni in su. Parliamo di “emigrati previdenziali”, quelli che over 60 decidono di trascorrere gli anni della pensione all’estero. Un biglietto di sola andata per Portogallo, Brasile, Spagna e Irlanda.