La partecipazione di Livio Cori al Festival di Sanremo 2019 (in coppia con Nino D’Angelo e la canzone Un’altra luce) scatena almeno due domande. La prima: chi è, lui che arriva al Festival senza avere neanche una pagina Wikipedia e con neppure un album all’attivo?
Rispondere a questa è abbastanza facile: Livio è un rapper e attore napoletano. Cresciuto nei famosi Quartieri Spagnoli, ha iniziato a far musica in modo serio quando aveva 18 anni. Da lì, anni di gavetta e collaborazioni con importanti esponenti del mondo hip-hop come Ghemon, Luchè e i Planet Funk. Ma il grande pubblico ha imparato a conoscerlo solo grazie alla serie televisiva Gomorra. Livio, infatti, non soltanto ha firmato la soundtrack Surdat, ma ha anche recitato nel ruolo di O Selfie, membro della gand dei Telebani.
Decisamente più stimolante (e, per ora, senza risposta) la seconda domanda: si nasconde davvero lui dietro al cappuccio del cantautore senza identità Liberato? La voce ha iniziato a circolare un anno fa, quando qualcuno aveva lasciato intendere che l’identità del cantautore misterioso sarebbe stata svelata durante la terza stagione della serie ispirata al libro di Roberto Saviano. Ma se di Liberato non se ne sono viste le tracce, è comparso Cori e questo ha destato più di un sospetto.
Con Sanremo è successa più o meno la stessa cosa. Quando eravamo ancora nella fase del toto-nomi, la stampa dava per accreditata la coppia composta da Nino D’Angelo e Liberato. Ma, pure stavolta, di Liberato non se ne è vista l’ombra ed è apparso Livio Cori al fianco del senatore della musica napoletana. Poco importa se Cori ha più e più volte smentito con fermezza di non c’entrare proprio nulla con Liberato, le voci non si placano e gli indizi si susseguono. “Stimo il progetto Liberato, è una bella cosa, stanno spaccando tutto, è un orgoglio per Napoli, però siamo due cose diverse. Io ho il mio progetto, lui ha il suo. Non mi piace questa cosa: se vi piace Liberato seguite la sua pagina, supportatelo. Supportate anche la mia pagina, ma ricordatevi che siamo due cose diverse”, ha detto lui alla stampa. “State certi che se pure lo fossi, non ve lo direi”, ha aggiunto un’altra volta, aumentando i sospetti.
Emblematica anche la figura di Nino D’Angelo. Nel 2017, quando il progetto Liberato era appena all’inizio, aveva rilasciato un’intervista per far sapere di non “trovarci nulla” di interessante. Ma qualche mese più tardi è tornato sui suoi passi, addirittura definendo Liberato suo erede. “Io giocavo con il suono degli anni Ottanta, pop, lui con quello dei suoi tempi: rap, trap, latin urban, house. Potrei dire che io mi nascondevo sotto il caschetto biondo come lui sotto il cappuccio, ma non è vero, lui non deve combattere contro i pregiudizi che ho subito io, Napoli, e l’Italia l’hanno accolto subito, non l’hanno trattato come un fenomeno di serie B, se non peggio, e ne sono contento”, ha detto Nino. Che poi, alla fine, sembra un po’ il concetto della canzone che propongono insieme al Festival: “Tu assomgli a me”, cantano sul palco dell’Ariston.
Sempre attorno alla figura di D’Angelo naviga un altro indizio. E’ il nove maggio e mancano poche ore al primo concerto di Liberato, che si svolgerà sul lungomare di Napoli. Cori pubblica su Instagram una sua foto, accompagnata da una citazione proprio di una canzone di Nino D’Angelo (Io song figlio a’ ‘o mare, nato int’ ‘a terra ‘è nisciunò”). Secondo il Corriere del Mezzogiorno quello era un post “che suona come l’ultima definitiva provocazione da parte dell’iniziato numero uno”. D’altronde era un’instantanea che ritraeva il rapper in una stanza di una villa che si affaccia sul mare… lo stesso mare da cui Liberato ha poi raggiunto il lungomare di Napoli grazie a un’imbarcazione.
Solo suggestioni? Probabile. Come quella sulla somiglianza vocale tra i due artisti: i fan che hanno provato a mettere a confronto la voce di Cori del brano Non c’è fretta con quella di 9 maggio, infatti, hanno trovato ben più di una affinità. O come quella relativa alla copertina dell’album di Cori in uscita l’8 febbraio (Montecalvario, come il suo paese d’origine, è il titolo): il rapper si fa ritrarre di spalle con un giaccone in pieno stile Liberato, solo che stavolta il volto è ben visibile. Livio Cori non sarà Liberato, ma anche lui ci marcia un bel po’ con questa storia.