Dopo le parole del capo della Polizia, Franco Gabrielli, il ministro dell’Interno Matteo Salvini annuncia i fatti: “Ho sulla scrivania una revisione della modalità di gestione delle scorte perché sono più di 2mila gli uomini in divisa al giorno che proteggono Tizio o Caio“. Il vicepremier, impegnato sul fronte Diciotti, a Radio Anch’io ha però parlato anche del sistema di protezione che stando agli ultimi dati di novembre, in Italia conta 585 scorte: quasi la metà per magistrati, poi leader politici nazionali e locali, dirigenti d’impresa, giornalisti e esponenti governativi. “Entro la settimana prossima firmerò questo provvedimento”, ha detto Salvini.
L’annuncio arriva pochi giorni dopo le polemiche sulla scorta tolta e poi riassegnata al giornalista Sandro Ruotolo e all’indomani dell’assegnazione della tutela anche al cronista di Repubblica Paolo Berizzi per le continue minacce di gruppi neofascisti. Senza dimenticare i botta e risposta tra Salvini e Roberto Saviano, con il vicepremier che a più riprese in passato aveva messo in dubbio l’utilità della scorta per lo scrittore. “Il ministro ovviamente non fa scelte politiche – ha voluto precisare Salvini – per cui io non dirò ‘toglietela a Tizio o a Caio’, però ci sono alcuni provvedimenti di scorta che sono vecchi di 10-15 anni non hanno più alcun senso e sicuramente recupereremo poliziotti e carabinieri”, ha promesso il ministro.
Una decisione che non arriva all’improvviso, visto che al Viminale ad una razionalizzazione dei dispositivi si ragiona da mesi. Anche Gabrielli ieri, mercoledì, ha detto chiaramente che “questo è un paese che ha troppe scorte, dobbiamo dircelo. Sono troppe e siccome le risorse sono poche forse una riconsiderazione la dobbiamo fare”. Per proteggere davvero chi è minacciato da mafie e criminali, è stato il suo ragionamento, è necessario che l’assegnazione dei servizi di tutela venga fatta non sulla base di “automatismi“, ma su una valutazione che prenda in considerazione non i “rischi possibili” ma i “rischi probabili” a cui la persona da proteggere è esposta.
Il capo della Polizia ne ha parlato alla presentazione del libro La mafia dei Pascoli di Giuseppe Antoci, l’ex presidente del parco dei Nebrodi che proprio grazie al fatto che gli era stata assegnata una scorta, oggi è salvo. “Innanzitutto – ha sottolineato Gabrielli – le scorte non sono assegnate o revocate per un giudizio divino ma per le valutazioni di persone che si assumono la responsabilità di decidere, cosa rara in questo paese. Dunque ci vuole rispetto per quelle persone”. E poi il sistema va rivisto, “fuori da strumentalizzazioni, commenti da strada e automatismi per i quali l’incarico che si ricopre presuppone la scorta”, ha detto ancora il capo della Polizia, sottolineando che su questo fronte non ha ricevuto pressioni da parte del ministro Salvini: “Ha un approccio assolutamente laico alla questione, non ha dato percentuali né ha suggerito approcci ragionieristici”.
I numeri – Gli ultimi dati, che risalgono a novembre scorso, dicono che attualmente sono in vigore 585 scorte, di cui 15 per personalità nei confronti delle quali c’è la massima allerta. Si tratta di un dispositivo che occupa complessivamente quasi 2.100 uomini e donne di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia Penitenziaria. Alle 15 personalità con la massima protezione (171 agenti), ce ne sono altre 57 che hanno invece la protezione di ‘secondo livello‘, vale a dire una scorta su auto specializzata (383 agenti in tutto) composta da più mezzi. Per altri 276 cittadini la tutela su auto specializzata è di terzo livello (823 agenti impiegati) e 237 hanno una tutela su auto non protetta, vale a dire una scorta di quarto livello che coinvolge 695 operatori.