In tempo di festival di Sanremo, le Ferrovie italiane non possono certo cantare “siamo l’azienda più bella del mondo e ci dispiace per gli altri”. Non è di sicuro un successo internazionale l’aggiudicazione, da parte della loro controllata Netinera, di due lotti di trasporto regionale messi a gara in Germania (a Berlino e in Sassonia).
È vero che l’ad delle Fs Gianfranco Battisti ha detto che il mercato ferroviario liberalizzato tedesco ha consentito di esportare il know-how tecnico italiano. Salvo che poi i clienti del trasporto locale italiano queste capacità non le percepiscono affatto. L’elenco dei disservizi è infatti lungo quanto la Penisola. La soluzione, anch’essa proposta da decenni, sarebbe quella di mettere a gara i servizi locali – come si fa oltralpe – e creare una forte authority del trasporto, che li pianifichi e controlli senza condizionamenti aziendali e nel solo interesse della mobilità sostenibile. Ma questa soluzione, sia con governi tradizionali che del cambiamento, è ancora molto al di là da venire.
E di queste nuove modalità di gestione del servizio ce ne sarebbe estremo bisogno, essendo questa una delle poche possibilità in grado di incentivare il trasporto pubblico e penalizzare il tanto, a quanto pare vituperato da questo esecutivo, trasporto su gomma.
Per adesso le ferrovie (e il ministero dei Trasporti) ci offrono una narrazione vecchia, un racconto con un sospetto oltretutto – e che non sia mai! – di sussidi incrociati dove i pendolari italiani sopportano disservizi forse a beneficio dell’efficienza offerta ai loro omologhi germanici. Insomma un’Europa à la page e di cui sono belle solo alcune cose (andare a gareggiare in casa d’altri), mentre suona disdicevole che altri per reciprocità vengano da noi (l’Atm di Milano che vince la gara per la gestione della metropolitana di Copenaghen, ma a Milano nessuna impresa di trasporti europea può entrare). Il tutto pensando di essere i più astuti e che gli altri non si stiano accorgendo di questo.
Insomma l’Italia dell’evergreen “finché la barca va”, senza che nessun governo del cambiamento cerchi di dare una sicura e moderna direzione di marcia al settore del trasporto pubblico locale.