Articolo ad alto tasso di spoiler, fruirne (non si capisce bene perché) dopo l’uso di on-demand e di Sanremo
Ci si potrebbe chiedere, signori della corte, se esiste un diavolo di motivo per dare una sola chance a questa rubrichetta schiacciata tra i 39 pezzi che ogni minuto la Struttura Delta di FqMagazine produce con ritmo fordiano a riguardo del Festival di Sanremo. E’ per questo motivo, d’altra parte, che il titolo di questo articolo è stato fatto con lo stampino di Liberoquotidiano.it (con la sola differenza che lì di solito il guarda è tutto maiuscolo: GUARDA). Pensino ora i venticinque lettori che impressione debba fare sull’animo di chi deve raccontare quello che segue. Ma come MasterChef non si ferma davanti a Natale, Capodanno e nemmeno davanti a Sanremo, così questo appuntamento atteso da migliaia e migliaia e migliaia di lettori non mancherà la sua missione: fare spoiler e uscire dalla bolla di Sanremo.
La buona notizia, dunque, è che gli aspiranti chef cominciano ad odiarsi e non si aspettava altro. L’avvocato Guido – che tutti danno per migliore già dal primo minuto di programma – è oggetto dell’invidia di Verando (sì, si chiama ancora così), Gilberto, il ventenne con l’ego grande come la Camargue, detesta più o meno tutti perché si sente pronto ad insegnare come si fa anche al Signore onnipotente.
Alla Mistery si scopre che alcuni alimenti fanno venire sonno: la ricotta, i crostacei, il coniglio, l’uovo, il cavolo, i pomodori. E qual è l’antidoto, che per coincidenza è lo stesso per chi assiste agli interventi di Bisio a Sanremo, è il caffè. Un grande classico di MasterChef: il caffè sul cibo salato è come la prova del piccione o della quaglia. Anche a questo giro di giostra gli autori luciferini moltiplicano i migliori. Gli chef ne chiamano l’enormità di sei e poi ne scelgono quattro, subito salvi, tra i quali Gilberto, per gli amici Dio.
A chi resta sotto a cucinare tocca il cosiddetto “quinto quarto di mare”. Cioè le frattaglie di pesce, come cuore, fegati, teste, di ricciole, tonni, palamite. “Che prova di merda” commenta Alessandro. C’è di più: a 4 di loro (scelti dai salvi sul balcone) toccherà pure sbuzzare una ricciola (si dice sbuzzare fuori dalla Toscana?). Tra questi c’è Federico che fa il pescatore e quindi per lui è come il cruciverba facilitato per l’allievo intelligente di Umberto Eco.
Valeria dà la seconda dose di lacrime (la prima quando l’avevano scelta come migliore) perché triturato dal senso di colpa di aver scelto il conterraneo siciliano Salvatore il capitano di navi per fargli eviscerare il mostro e qui arriva il primo aforisma di Bastianich: “Per vincere Masterchef non devi solo cucinare il fegato, devi averlo”. La prima sclerata del giorno di Barbieri è invece quando Federico il pescatore butta il riso nel pentolino del ragù senza farlo scottare: “Cosa fai?!?” e spalanca gli occhi come se l’altro stesse bruciando dell’eternit nell’area marina protetta di Porto Cesareo. Primo complimento di Locatelli va ad Anna, la nonnina con problemi di logorrea: la grande ammirazione, dice lo chef, per il fatto che da buona casalinga/mamma/nonna esce dalla dispensa con il cestello quasi vuoto e dopo aver cucinato non è rimasto nulla, quindi è in piena linea editoriale del programma.
Prima cantonata, invece, con Tiziana l’artigiana cinquantenne che viene chiamata al bancone dell’Invention test commossa fino alle lacrime. Le chiedono cosa c’è e lei risponde che non se l’aspettava. E allora le chiedono cosa e vabbè: credeva di essere la migliore e invece all’Invention test i piatti vengono assaggiati tutti, ed è il suo bello perché è lì che volano i piatti e i vaffanfunghi. La prova la vince Giovanni, il fuoricorso dal ’91. Tra i peggiori vanno le due Tiziane (ma da oggi non ci sarà più bisogno di precisare quale: primo indizio di spoiler) e Caterina, casalinga di Cena costantemente sotto pressione, la sua. Un giovane redattore del Fatto.it, noto per le sue battute molto brutte, potrebbe chiedere come mai una che è di Cena viene eliminata da MasterChef. La risposta seria al redattore bobo è che Caterina aveva cotto i pezzi delle frattaglie marine e li aveva messi a casaccio nel piatto. Senza sugo, senza idee, senza un perché.
In esterna – che per un sondaggio per niente scientifico è la parte in cui gli spettatori approfittano per passare dal bagno, prendere dei biscotti in cucina, farsi un tè, stendere i panni, spazzolare il cane, organizzare il burraco – si va alla Quinceanera di Giorgia, una quindicenne che viene insistentemente chiamata “sudamericana”, un po’ come se a una sagra italiana si chiamasse la festeggiata “europea”.
Giovanni il fuorifuoricorso da capitano perde quella apparente impacciatezza e comincia a rifilare degli schiaffoni mentre scarta i colleghi concorrenti dalla sua squadra: pem, pem, pem, quello no perché va sotto pressione, quell’altro è scemo, questo puzza, quell’altra c’ha le zecche. E tiene la brigata alla grande: cucinano come se fossero la Juve. Ma letteralmente: la Juve non è un ristorante, Cancelo e Cuadrado non si segnalano per dei manicaretti.
E cosa succede quando uno si convince che è uno ganzissimo e sprigiona la sua sicumera? Perde. Per giunta con in sottofondo salsa e rumba, ma soprattutto il commento di un amico brufoloso della festeggiata ispanica: “Quella pasta la mangiavamo a mensa, a scuola”. E con Giovanni perdono tutti i presunti migliori, compresi Guido il praticante avvocato e Salvatore il capitano di navi.
Il Pressure Test inizia con i complimenti dell’intera squadra nei confronti di capitan Giovanni: “Era sempre presente”, “E’ uno che sa ascoltare”, “Un grande”. Congratulazioni che hanno molto responsabilizzato Giovanni: i giudici gli danno la possibilità di salvare se stesso o qualcuno dei suoi devoti compagni e lui attacca la rincorsa verso la balconata senza nemmeno un fremito di incertezza. Il sospetto è che a dispetto dell’aspetto (no, questo gioco da libretto operistico non è voluto, accidenti) Giovanni non abbia sentimenti, come Robocop. Il pressure si gioca con la patata (il redattore junior simpatico umorista del Fatto.it qui avrebbe praterie) e dopo aver fallito le patate fritte e un puré, rimangono a giocarsela Alessandro il genero (lavora nell’azienda del suocero) e Tiziana l’artigiana che da giovane voleva fare la cantante e a 50 anni vuole fare la chef. La sfida è sugli gnocchi e tra l’altro è anche giovedì. Hanno molti problemi tutt’e due, Tiziana percorre anche la mezza maratona perché si dimentica di tutto. “Mal’ a’ cap, bon’ e cosce” chiosa Antonino. Ma siccome non sono le Olimpiadi, la Tiziana deve andarsene. Resta comunque Sanremo: la Struttura Delta vi dà le prove che abbiamo sentito di peggio. (Fregati, era uno scherzo: abbiamo parlato di Sanremo anche qui)
Dicono che Demolition Joe sia tornato a blastare… ?@JBastianich #MasterChefIt pic.twitter.com/wfvaOocYFH
— MasterChef Italia (@MasterChef_it) 7 febbraio 2019