"Hanno rubato anni della mia vita" ha detto piangendo l'imputata. L'inchiesta è nata nel 2012 e il processo è durato 4 anni. Il procuratore aggiunto, Tiziana Siciliano, aveva chiesto 6 anni
È stata assolta con formula piena l’ex assessore di Milano alla Famiglia Mariolina Moioli, che era imputata, assieme ad altri, in un processo per una presunta truffa nella gestione dei fondi destinati all’infanzia. “Hanno rubato anni della mia vita” ha detto piangendo. L’inchiesta è nata nel 2012 e il processo è durato 4 anni. Il procuratore aggiunto, Tiziana Siciliano, aveva chiesto 6 anni e oggi in sede di replica ha parlato di un “sistema di arraffamento per depredare le casse pubbliche”. Per l’accusa la Moioli “era una potenza” e “la stessa Giunta Moratti aveva un potere straordinario in quel periodo in cui la destra e Berlusconi governavano il Paese”. Forte anche di quel “potere” – ha sostenuto l’accusa -, l’ex assessore ha messo in piedi un “sistema” di “arraffamento” per “depredare le casse pubbliche”. L’accusa ha chiesto anche 7 anni per Patrizio Mercadante, l’allora dirigente del settore Famiglia. Cuore del processo i presunti illeciti nell’utilizzo dei fondi destinati alla tutela dell’infanzia e dell’adolescenza o per ristrutturare centri di ricreazione e appartamenti per gli anziani). Peculato, corruzione, truffa e falso i reati contestati.
I fondi destinata all’infanzia, per l’accusa, sarebbero stati utilizzati, attraverso “progetti inesistenti” e con “gare truccate o senza gare”, per “finalità private”, come le spese “per la campagna elettorale” di Moioli e anche dell’allora sindaco Moratti (mai indagata nell’inchiesta perché inconsapevole degli illeciti). Un milione di euro, per l’accusa, sarebbero usciti dalle casse comunali tra il 2010 e il 2012. “Tutti questi progetti – aveva piegato ancora il pm – non erano che pezze giustificative per poter depredare le casse pubbliche”. Lo stesso procuratore aggiunto ha spiegato che su questa vicenda bisogna mantenere “ferma l’indignazione”. Anche l’avvocato Maria Rosa Sala, che rappresenta il Comune di Milano come parte civile, si è associato alla “forte indignazione” del pm, mentre Rosario Minniti, legale di Moioli (presente in aula), aveva spiegato che nel processo mancano le prove a carico dell’ex assessore. Dal pm, a suo dire, sono arrivati solo “messaggi pubblicitari, slogan e non devono entrare, poi, le categorie di destra e sinistra in un palazzo di giustizia”.