Sorpresa, invece di dormire la Vanoni stavolta ci scuote dagli S-Ba-di-glioni. Per la condivisione della terza puntata sono con Paolo Martini, giornalista, autore e critico televisivo, ha scritto quattro libri sulla tivù.

Gli chiedo subito: l’assenza di ‘sessappiglio’ del festival è un vizio capitale? Risposta del sapientone: “La voce, la canzone, gli idoli del rock e del pop fanno leva proprio su questo aspetto attinente alla sfera sessuale: vedere oggi lo spettro di quel che furono la Bertè ragazzaccia e la Pravo del Piper, esattamente come l’accostamento padre-figlio dei Bocelli, oppure Baglioni-Mengoni evidenzia il passaggio del tempo da questo punto di vista”. Se manca il sessappiglio cala l’ormone e calano gli ascolti: “Al Festival è sempre stato l’altro ingrediente fondamentale di quella “flippancy” (intesa per leggerezza, ndr) che quest’edizione sembra non riuscire a raggiungere mai del tutto…”. Dai Paolo, sdoganami almeno la Hunziker, bella, brava e sexy. Storce il naso: “Nella tv di oggi, tra il neo-popolar-populista alla D’Urso o Gilletti e il neo-trash da reality Isole dei famosi e Grandi fratelli, c’è solo molta volgarità esibita, come anche sul web. E dopo la normalizzazione del porno, le immagini sexy sono una rarità, un po’ come una donna vestita bene sul blog della Ferragni”.

Ma c’e stato anche un problema di cast, malgrado quell’armonia di squadra tanto auspicata da Baglioni: “Bisio non funziona più, la Raffaele è spenta, ma c’è anche un grande problema di linguaggio televisivo: la formula del festival oggi mostra la corda.
1. Perché non si riesce a introdurre quella “narratività” che è la chiave per esempio dei talent musicali, come X-Factor.
2. Perché regia, scene e luci così kolossal sovraespongono il vuoto e lo sottolineano invece di camuffarlo,
3. Perché non c’è stato un ricambio generazionale degli autori degli show che sono ormai su un altro pianeta: ci si diverte di più a leggere il felice sarcasmo dei commentatori di un blog, anche di questo stesso (parla del mio, ovviamente, ndr)”.

Offro al Martini un piatto di chiacchiere croccanti e ha subito la battuta a fior di labbra: “Sanremo deve essere come le chiacchiere di Carnevale, un fritto dolce e d’aspetto leggero, con lo zucchero a velo sopra, che si mangia una volta sola all’anno”.

Zitti tutti, irrompe sul palco Ornella Vanoni, in rosso sexy di seta grezza sartoriale, cucitogli addosso da Antonio Riva. Come una gran figa e più vispa che mai, è l’evento emblema di questo Festival. Sei bella che sembri un cerino, con la tua rossa capigliatura, le dice Virginia. Quella della Vanoni è una delle sue più riuscite imitazioni. Delusione, in questa edizione non la fa. La Vanoni si lamenta di essere venuta gratis, per simpatia nei confronti della sua imitatrice, ma risulta appunto “impagabile”.

Martini è come il drink di James Bond, va sorseggiato poco per volta e sempre a pancia piena: “Viva viva la Vanoni che al Festival ha rotto i Baglioni… Da giorni non si parla d’altro che del fatto che la Vanoni si sia addormentata in diretta nello show nostalgia di RaiUno Ora o mai più: bene, che arrivi proprio lei a svegliare la Raffaele e il festival, ha dell’incredibile. A fine serata il momento obituary con Rovazzi che saluta suo padre lassù e un’attrice che farà Mia Martini nella fiction pubblicizzata urla: perdonaci Mimì, e finalmente Baglioni può essere quel che appare, l’addetto alle pompe funebri più alto, quello che ai funerali viene messo davanti sulla destra per tirar su la bara…”. Paoloooooo, ma cosa dici? Questo piccolo grande amore è la musica che resta. Voglio vedere di questi hit di Sanremo e di X-Factor cosa rimarrà non dico tra 40 anni, ma tra cinque anni. E poi Baglioni era il più elegante di tutti nello smoking in velluto blu dall’effetto leggermente scintillante disegnato per lui da Ermanno Scervino. Vuoi mettere con quello di Bisio a macro/patchwork che sembrava rattoppato.

Per Martini è la serata in cui Sanremo 2019 ha gettato la maschera: Baglioni si è raddoppiato in Venditti, e poi è stato tutta una melassa di retorica e finti imprevisti sul copione il fatto che ci sia solo la gag del finto imprevisto, falsa come i soldi del Monopoli, svela appunto il contrario, che sia tutto un copione fasullo. Non mi toccare Venditti quando cantava Sotto il segno dei pesci, tutte noi fans sfegatate volevamo essere nate con quel segno lì. L’ultima battuta spetta al Martini dry: “Propongo un crowfunding degli italiani per pagare Ornella che ha smascherato il Festival dell’ipocrisia”.

Instagram januaria_piromallo

©AndreaRaffin / KikaPress

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