Cambia la cornice, non sembra cambiare il risultato. Almeno per la Lega. Dai palazzi di Montecitorio e Palazzo Madama, fino agli studi romani di Rai Radio1, a “Sanremo da Pecora“, l’unico festival canoro dove a sfidarsi è la politica, da destra a sinistra, è ancora il partito di Matteo Salvini a “trionfare”. Merito dell’exploit del sottosegretario Armando Siri che ha sorpreso tutti con la sua esibizione, dagli stessi colleghi alla giuria composta da Massimo Giletti, Carlo Conti e da una ‘rappresentante del popolo’ (in realtà una signora del pubblico che ha sostituito l’assente Massimiliano Fuksas).
Tra una sviolinata del sindaco di Firenze Dario Nardella (protagonista dell’orchestra insieme al forzista Francesco Paolo Sisto alle tastiere) e l’ironia dei conduttori Geppi Cucciari e Giorgio Lauro, a sfidarsi nella versione politica del Festival sanremese sono stati i duetti, i solisti e i gruppi più improbabili.
C’era la versione pentastellata dei ‘Jalisse‘. Ovvero, la coppia composta dal tesoriere M5s Sergio Battelli e da Elisa Tripodi, che si è cimentata con ‘Amore disperato‘ di Nada. Scarsi i risultati, considerato il premio “Dario Argento” conquistato, riservato agli ultimi classificati.
Ma c’era anche il quartetto ‘nazareno’ targato Pd-Forza Italia, questa volta in salsa canora, con protagonisti i dem Andrea Romano ed Emanuele Fiano e le azzurre Michaela Biancofiore e Gabriella Giammanco, queste ultime già vincitrici di una passata edizione. Ma se il Nazareno politico era finito male, peggio va alla versione canora: ‘Sarà perché ti amo‘ dei Ricchi e poveri non arriva nemmeno alla finale tra i primi tre.
Terzo posto invece per il duetto dem composto da Alessia Morani e Alessandra Moretti, che si sono cimentate con ‘Il tempo di morire‘ e ‘Un’avventura‘ di Battisti. “Come l’avventura tra Lega e M5s? Il governo durerà, almeno fino a quando verrà rispettato il contratto di governo”, scherzano Battelli e la leghista Barbara Saltamartini, altra concorrente in gara a Sanremo da Pecora 2019. Meno ottimista sembra invece il vincitore Siri: “Il governo non cade, per ora. Poi, dobbiamo sempre vedere come vanno le cose, noi ci impegniamo per restare in piedi…”. Certo, poi canta pure Massimo Ranieri: “Adesso andate via, voglio restare solo…”. Quasi un messaggio criptico rivolto ai M5s, c’è chi scherza in sala. Lui nega.
Di certo, la sua esibizione è da standing ovation. Meno quella del collega pentastellato Stefano Patuanelli, capogruppo M5s in Senato, che si cimenta con ‘Gloria‘ di Umberto Tozzi. Seconda arriva invece l’europarlamentare del Ppe Alessandra Mussolini, che ‘rivisita” ‘Parole Parole‘ di Mina dedicandola al governo e ai due vicepremier Salvini e Di Maio. Fantasiosa l’idra del trio composto da Simona Malpezzi (Pd), Ignazio La Russa (Fdi) e dalla barista della buvette del Senato Teresa Brugellis, ribattezzato “Trio Caffeina”, che ha cantato ‘Dove sta Zaza‘. Scarsi risultati, ma tanta ironia, con La Russa che da palco ha evocato pure il complotto, scherzando: “Questa competizione è truccata, so già che non passeremo il turno. Anche perché tra poco ho un appuntamento e me ne devo andare”.
Alla fine, il verdetto della giuria non lascia dubbi. Trionfa Siri e la sua Lega. Il M5s, così come il Pd, Forza Italia e gli altri, possono consolarsi: era soltanto un festival, almeno per oggi.