La guerra delle trivelle è (ancora una volta) servita. Con Ravenna che diventa capofila delle città che chiedono al governo di ritirare l’emendamento che blocca per 18 mesi la ricerca di gas inserito nel Ddl semplificazioni. In un incontro che si è svolto nel municipio della città romagnola il sindaco e presidente della Provincia Michele de Pascale ha lanciato un appello al vicepremier Salvini, facendo leva non a caso sul suo ruolo di “segretario della Lega”, per fermare il provvedimento definito “demagogico” e sul quale non è un mistero che si sia trovato un accordo, accontentando più il Movimento 5 Stelle che il Carroccio. È improbabile che l’emendamento non venga approvato dalla Camera, come previsto, entro il 12 febbraio. Da parte sua, l’industria oil & gas si prepara alla guerra legale. Il network ‘Per l’energia nazionale’, di cui fanno parte diverse compagnie, ha annunciato un ricorso sulla costituzionalità dell’emendamento. E poi c’è l’ultima spiaggia: quella delle cause per danni. Tra l’altro, si tiene proprio in questi giorni l’udienza per l’arbitrato internazionale contro l’Italia da parte della compagnia Rockhopper per lo stop a Ombrina Mare. Un’altra storia certo, ma che potrebbe segnare un precedente significativo. Intanto Legambiente parla di “battaglie anacronistiche” evidenziando che l’unica strada è la conversione a energie pulite.
RAVENNA GUIDA LA LOTTA ALL’EMENDAMENTO – “Da Ravenna e dall’Emilia-Romagna arriva un segnale molto forte al Governo: stralciate una norma che uccide il settore, bloccando il lavoro e gli investimenti”. Queste le parole pronunciate dal governatore Stefano Bonaccini all’incontro organizzato dal sindaco de Pascale, ieri, 5 febbraio, a sostegno del comparto delle estrazioni e a proposito dell’emendamento sulle trivelle e al quale hanno partecipato rappresentanti degli enti locali, imprenditori e lavoratori del comparto (arrivati da diverse regioni). Al primo cittadino di Ravenna è stato chiesto di formare un coordinamento nazionale e di organizzare, per il momento, una manifestazione nazionale per fine febbraio. Nel frattempo, già prima (il 9 febbraio) si terrà la manifestazione nazionale dei sindacati.
L’APPELLO A SALVINI – Nonostante il messaggio che proprio il sindaco ha diretto a Salvini: “A nome di tutto il comparto economico dell’offshore, lavoratori e imprese che insieme a me hanno sottoscritto un appello pubblico, chiedo al vicepremier Matteo Salvini, anche in qualità di segretario della Lega, di fermare l’approvazione di un provvedimento demagogico che metterà in crisi uno dei settori economici più importanti del nostro Paese. Il gas naturale è la fonte fossile meno inquinante e proprio per questo è essenziale per accompagnarci nell’urgente transizione verso le energie rinnovabili”. D’altronde è ancora vivo il ricordo delle tensioni accumulate in seno al governo sulle trivelle, in seguito alle quali aveva minacciato le dimissioni il ministro dell’Ambiente Sergio Costa (M5s). Dopo la sua presa di posizione, un vertice notturno convocato dal premier Giuseppe Conte e la tregua. Sulla base di un accordo che, c’è da dirlo, non ha accontentato tutti. Come dimostrato dalle dichiarazioni rilasciate da Salvini dopo poche ore: “Adesso cominceremo a imporre un po’ di sì, garantito”. Ed è su quello che ora fanno leva gli imprenditori del settore. Il governatore Stefano Bonaccini fa da eco a de Pascale (“Ravenna sia tenuta fuori da questo pasticcio”), ma si rivolge a Luigi Di Maio: “Venga aperto subito un tavolo con il ministero dello Sviluppo economico. Perché è chiaro che un minuto dopo l’approvazione del dl Semplificazione bisognerà dichiarare lo stato di crisi del settore”.
IL BLITZ DI LEGAMBIENTE – Contraria all’organizzazione dell’incontro pro-trivelle l’associazione Legambiente che, davanti alla sede del Comune, ha manifestato definendo l’incontro un “un summit totalmente anacronistico, perché la priorità su cui si deve concentrare la politica è la decarbonizzazione dell’economia, con il taglio dei 16 miliardi di euro di sussidi annuali alle fonti fossili e la riconversione del settore energetico”. Secondo Legambiente la strada da percorrere per tutelare davvero i lavoratori dell’industria oil and gas e dell’indotto è la riconversione del settore nelle fonti rinnovabili. “Riorganizzare il comparto – ha dichiarato il presidente di Legambiente Emilia Romagna, Lorenzo Frattini – significa anche andare a vedere quanti soldi vengono regalati alle compagnie che estraggono idrocarburi”.
QUALCHE DATO – In Emilia Romagna, nel 2017, per una produzione regionale di idrocarburi pari a 18.352 tonnellate di petrolio e 1.819 milioni di Smc di gas, sono stati versati come royalties, tra Regione e Comuni, circa 3,7 milioni di euro. “In base alle soglie di esenzione stabilite dalla normativa italiana – sottolinea Legambiente – quell’anno tutto il petrolio estratto e circa il 62,9% di gas, pari a 1.145 milioni di metri cubi standard sono stati esenti dal pagamento delle royalties da parte delle compagnie petrolifere per un mancato introito stimabile in circa 24 milioni e 800mila euro. Sui 18 Comuni coinvolti dalle attività estrattive, uno soltanto riceve le royalties spettanti”.
L’OFFENSIVA DELLE COMPAGNIE PETROLIFERE – Di fatto proprio le compagnie che verrebbero penalizzate dal Decreto Semplificazioni si stanno preparando a chiedere il conto. Al quotidiano La Stampa il ceo di AleAnna, Sioux Sinnott, ha spiegato che l’azienda “è nata per sviluppare il gas italiano e contribuire alla crescita economica del Paese e farà di tutto per portare a termine questa missione”. Da par sua, il governo ha previsto che l’approvazione del decreto porterà a una spesa ingente sia per la perdita da parte delle compagnie legata agli investimenti, sia per il cosiddetto ‘lucro cessante’, ossia per quei profitti persi che sarebbero potuti derivare dallo sfruttamento di eventuali giacimenti scoperti. Ma mentre la cifra ipotizzata dal governo ammonta a circa 470 milioni di euro, per i legali delle compagnie direttamente interessate agli effetti dell’emendamento sarebbero più importanti (perché vanno aggiornate) le cifre legate alla perdita degli investimenti. Cifre? Impossibile dirlo con certezza, ma si parla di richieste miliardarie. Di fatto, come riporta il quotidiano torinese, da parte del network ‘Per l’energia nazionale’ (ne fanno parte AleAnna, Audax Energy, Po Valley, Pengas italiana, Delta Energy, Northsun Italia, Irminio, Appenine e PXOG Marshall) è già pronto un ricorso sulla costituzionalità dell’emendamento. A seconda di come andrà, scatteranno poi le cause delle diverse compagnie.
L’ARBITRATO PER OMBRINA MARE – E proprio in questi giorni si terrà una udienza nell’ambito dell’arbitrato internazionale della Rockhopper. La compagnia inglese nel 2017 ha chiesto all’Italia centinaia di milioni di euro per il progetto andato in fumo della piattaforma Ombrina Mare, che avrebbe dovuto sorgere, nel Mare Adriatico, a poca distanza dalle spiagge della Costa deiTrabocchi, in provincia di Chieti. Prima ci fu la sospensione per un anno del permesso di ricerca di cui Rockhopper era titolare e poi, all’inizio del 2016, fu rigettata la richiesta di concessione a estrarre petrolio dal giacimento scoperto una ventina di anni fa e sfruttato da una piattaforma costruita a 6 miglia dalla costa abruzzese e poi smantellata. Lo stop è stato, in realtà, una conseguenza delle modifiche inserite nella legge di Stabilità 2016 da Palazzo Chigi. Un’altra storia, va sottolineato, su cui ora però sono puntati gli occhi di tutto il comparto, convinto che potrebbe rappresentare un precedente significativo.
Lobby
Trivelle, le città del comparto: ‘Tutelare gli investimenti’. Compagnie alla guerra legale. Legambiente: ‘Anacronistici’
Sono due i fronti aperti con cui il governo deve fare i conti sul tema delle trivellazioni. Se da una parte sta nascendo un coordinamento nazionale (con Ravenna capofila) che chiede a Salvini (meno ferreo dei 5 Stelle sul tema) di bloccare "l'emendamento demagogico che rischia di distruggere il settore", dall'altra i big dell'oil&gas hanno messo a punto una strategia tutta giudiziaria. Sul fronte risarcimenti, un precedente importante è l'udienza dei prossimi giorni nell’ambito dell’arbitrato internazionale della Rockhopper. Gli ambientalisti: "Per tutelare ambiente e lavoro la strada non è tutelare i combustibili fossili"
La guerra delle trivelle è (ancora una volta) servita. Con Ravenna che diventa capofila delle città che chiedono al governo di ritirare l’emendamento che blocca per 18 mesi la ricerca di gas inserito nel Ddl semplificazioni. In un incontro che si è svolto nel municipio della città romagnola il sindaco e presidente della Provincia Michele de Pascale ha lanciato un appello al vicepremier Salvini, facendo leva non a caso sul suo ruolo di “segretario della Lega”, per fermare il provvedimento definito “demagogico” e sul quale non è un mistero che si sia trovato un accordo, accontentando più il Movimento 5 Stelle che il Carroccio. È improbabile che l’emendamento non venga approvato dalla Camera, come previsto, entro il 12 febbraio. Da parte sua, l’industria oil & gas si prepara alla guerra legale. Il network ‘Per l’energia nazionale’, di cui fanno parte diverse compagnie, ha annunciato un ricorso sulla costituzionalità dell’emendamento. E poi c’è l’ultima spiaggia: quella delle cause per danni. Tra l’altro, si tiene proprio in questi giorni l’udienza per l’arbitrato internazionale contro l’Italia da parte della compagnia Rockhopper per lo stop a Ombrina Mare. Un’altra storia certo, ma che potrebbe segnare un precedente significativo. Intanto Legambiente parla di “battaglie anacronistiche” evidenziando che l’unica strada è la conversione a energie pulite.
RAVENNA GUIDA LA LOTTA ALL’EMENDAMENTO – “Da Ravenna e dall’Emilia-Romagna arriva un segnale molto forte al Governo: stralciate una norma che uccide il settore, bloccando il lavoro e gli investimenti”. Queste le parole pronunciate dal governatore Stefano Bonaccini all’incontro organizzato dal sindaco de Pascale, ieri, 5 febbraio, a sostegno del comparto delle estrazioni e a proposito dell’emendamento sulle trivelle e al quale hanno partecipato rappresentanti degli enti locali, imprenditori e lavoratori del comparto (arrivati da diverse regioni). Al primo cittadino di Ravenna è stato chiesto di formare un coordinamento nazionale e di organizzare, per il momento, una manifestazione nazionale per fine febbraio. Nel frattempo, già prima (il 9 febbraio) si terrà la manifestazione nazionale dei sindacati.
L’APPELLO A SALVINI – Nonostante il messaggio che proprio il sindaco ha diretto a Salvini: “A nome di tutto il comparto economico dell’offshore, lavoratori e imprese che insieme a me hanno sottoscritto un appello pubblico, chiedo al vicepremier Matteo Salvini, anche in qualità di segretario della Lega, di fermare l’approvazione di un provvedimento demagogico che metterà in crisi uno dei settori economici più importanti del nostro Paese. Il gas naturale è la fonte fossile meno inquinante e proprio per questo è essenziale per accompagnarci nell’urgente transizione verso le energie rinnovabili”. D’altronde è ancora vivo il ricordo delle tensioni accumulate in seno al governo sulle trivelle, in seguito alle quali aveva minacciato le dimissioni il ministro dell’Ambiente Sergio Costa (M5s). Dopo la sua presa di posizione, un vertice notturno convocato dal premier Giuseppe Conte e la tregua. Sulla base di un accordo che, c’è da dirlo, non ha accontentato tutti. Come dimostrato dalle dichiarazioni rilasciate da Salvini dopo poche ore: “Adesso cominceremo a imporre un po’ di sì, garantito”. Ed è su quello che ora fanno leva gli imprenditori del settore. Il governatore Stefano Bonaccini fa da eco a de Pascale (“Ravenna sia tenuta fuori da questo pasticcio”), ma si rivolge a Luigi Di Maio: “Venga aperto subito un tavolo con il ministero dello Sviluppo economico. Perché è chiaro che un minuto dopo l’approvazione del dl Semplificazione bisognerà dichiarare lo stato di crisi del settore”.
IL BLITZ DI LEGAMBIENTE – Contraria all’organizzazione dell’incontro pro-trivelle l’associazione Legambiente che, davanti alla sede del Comune, ha manifestato definendo l’incontro un “un summit totalmente anacronistico, perché la priorità su cui si deve concentrare la politica è la decarbonizzazione dell’economia, con il taglio dei 16 miliardi di euro di sussidi annuali alle fonti fossili e la riconversione del settore energetico”. Secondo Legambiente la strada da percorrere per tutelare davvero i lavoratori dell’industria oil and gas e dell’indotto è la riconversione del settore nelle fonti rinnovabili. “Riorganizzare il comparto – ha dichiarato il presidente di Legambiente Emilia Romagna, Lorenzo Frattini – significa anche andare a vedere quanti soldi vengono regalati alle compagnie che estraggono idrocarburi”.
QUALCHE DATO – In Emilia Romagna, nel 2017, per una produzione regionale di idrocarburi pari a 18.352 tonnellate di petrolio e 1.819 milioni di Smc di gas, sono stati versati come royalties, tra Regione e Comuni, circa 3,7 milioni di euro. “In base alle soglie di esenzione stabilite dalla normativa italiana – sottolinea Legambiente – quell’anno tutto il petrolio estratto e circa il 62,9% di gas, pari a 1.145 milioni di metri cubi standard sono stati esenti dal pagamento delle royalties da parte delle compagnie petrolifere per un mancato introito stimabile in circa 24 milioni e 800mila euro. Sui 18 Comuni coinvolti dalle attività estrattive, uno soltanto riceve le royalties spettanti”.
L’OFFENSIVA DELLE COMPAGNIE PETROLIFERE – Di fatto proprio le compagnie che verrebbero penalizzate dal Decreto Semplificazioni si stanno preparando a chiedere il conto. Al quotidiano La Stampa il ceo di AleAnna, Sioux Sinnott, ha spiegato che l’azienda “è nata per sviluppare il gas italiano e contribuire alla crescita economica del Paese e farà di tutto per portare a termine questa missione”. Da par sua, il governo ha previsto che l’approvazione del decreto porterà a una spesa ingente sia per la perdita da parte delle compagnie legata agli investimenti, sia per il cosiddetto ‘lucro cessante’, ossia per quei profitti persi che sarebbero potuti derivare dallo sfruttamento di eventuali giacimenti scoperti. Ma mentre la cifra ipotizzata dal governo ammonta a circa 470 milioni di euro, per i legali delle compagnie direttamente interessate agli effetti dell’emendamento sarebbero più importanti (perché vanno aggiornate) le cifre legate alla perdita degli investimenti. Cifre? Impossibile dirlo con certezza, ma si parla di richieste miliardarie. Di fatto, come riporta il quotidiano torinese, da parte del network ‘Per l’energia nazionale’ (ne fanno parte AleAnna, Audax Energy, Po Valley, Pengas italiana, Delta Energy, Northsun Italia, Irminio, Appenine e PXOG Marshall) è già pronto un ricorso sulla costituzionalità dell’emendamento. A seconda di come andrà, scatteranno poi le cause delle diverse compagnie.
L’ARBITRATO PER OMBRINA MARE – E proprio in questi giorni si terrà una udienza nell’ambito dell’arbitrato internazionale della Rockhopper. La compagnia inglese nel 2017 ha chiesto all’Italia centinaia di milioni di euro per il progetto andato in fumo della piattaforma Ombrina Mare, che avrebbe dovuto sorgere, nel Mare Adriatico, a poca distanza dalle spiagge della Costa deiTrabocchi, in provincia di Chieti. Prima ci fu la sospensione per un anno del permesso di ricerca di cui Rockhopper era titolare e poi, all’inizio del 2016, fu rigettata la richiesta di concessione a estrarre petrolio dal giacimento scoperto una ventina di anni fa e sfruttato da una piattaforma costruita a 6 miglia dalla costa abruzzese e poi smantellata. Lo stop è stato, in realtà, una conseguenza delle modifiche inserite nella legge di Stabilità 2016 da Palazzo Chigi. Un’altra storia, va sottolineato, su cui ora però sono puntati gli occhi di tutto il comparto, convinto che potrebbe rappresentare un precedente significativo.
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Roma, 4 feb. (Adnkronos) - "La presidente del Consiglio riferisca in Parlamento sulla vicenda Almasri. Prima lo farà, prima potrà occuparsi dei gravi problemi del Paese e tentare qualche soluzione alla crisi industriale, al Pil che ristagna, alla sanità ormai alla deriva. Perda meno tempo nella comunicazione social e ne trovi per cose più gravi e urgenti. Chi la segue nei suoi video e poi legge la bolletta della luce e del gas comincia a chiedersi come mai tanta distanza fra la realtà e la rappresentazione che ne dà Meloni. Sulla vicenda Almasri ci metta la faccia, ma in Parlamento e non su X o Instagram. Solo così potrà chiudere una vicenda gestita male e conclusa peggio". Lo dice Daniela Ruffino di Azione.
Roma, 4 feb. (Adnkronos) - Fdi e Lega all'attacco del Pd sull'inchiesta campana sul favoreggiamento dell'immigrazione clandestina che vede coinvolto il tesoriere regionale dem, Nicola Salvati, già sospeso ieri dal partito. "Siamo sconcertati da queste notizie che coinvolgono i 'buoni e generosi' del Pd. Se le accuse fossero confermate sarebbe gravissimo", attacca direttamente Matteo Salvini via social. Anche la premier Giorgia Meloni dedica un post alla vicenda sottolineando come l'inchiesta campana confermi "ancora una volta quanto denunciato dal Governo: per anni, la gestione dei flussi migratori è stata terreno fertile per criminali senza scrupoli". La premier garantisce: "Continueremo a lavorare per ristabilire regole serie e legalità".
Non tarda la replica dei dem che, dopo aver sospeso ieri Salvati, oggi hanno incaricato il tesoriere nazionale del Pd, Michele Fina, di assumere la gestione della tesoreria regionale. "Quanto al merito della vicenda, oltre ad averlo rimosso dall'incarico di tesoriere, dopo un secondo lo abbiamo immediatamente sospeso in via cautelare dall'anagrafe degli iscritti del Pd -sottolinea lo stesso Fina-. E' giusto il caso di osservare che una ministra della Repubblica, rinviata a giudizio per falso in bilancio e sotto indagine per truffa ai danni dello Stato, siede ancora tranquillamente al suo posto. Prego di notare le differenze".
Nella vicenda intervengono anche i 5 Stelle. Il capogruppo Riccardo Ricciardi va giù duro: "Per qualsiasi percorso di alleanza, nazionale o territoriale, ci vuole la massima intransigenza. Ci auguriamo che chi vuole sottoscrivere un accordo con i 5 stelle faccia una pulizia totale in casa propria". Una 'pulizia' che in Campania la stessa Elly Schlein ha come obiettivo. Giuseppe Conte ricorda come "l'etica pubblica è fondamentale" per i 5 Stelle ma è su Meloni che il leader M5S batte, anche su questa vicenda. E a stretto giro ribatte via social al post della premier. "Non posso crederci: Meloni, davvero hai fatto un post per denunciare che l’'immigrazione non può essere lasciata in balia della criminalità'? Cioè tu scappi dal Parlamento per non spiegare agli italiani perché hai rimpatriato con volo di Stato un boia, con accuse di stupri di bambini, al centro dei traffici di migranti e oggi te ne esci con un post così? Ma davvero ti sei convinta che noi italiani siamo tutti idioti a eccezione di te, tua sorella e dei tuoi stretti sodali? Per farti tornare alla realtà ti allego due immagini: in una il criminale Almasri che scende dal volo di Stato, nell'altra una notizia di qualche mese fa dai comuni d'Italia".
Roma, 4 feb. (Adnkronos) - “Giorgia Meloni continua a fuggire dal parlamento preferendo parlare continuamente sui social, quasi fosse una influencer e non la Presidente del Consiglio. Manda i due ministri, Nordio e Piantedosi, che avevano fatto saltare la precedente informativa con una motivazione menzognera: siccome c'era il segreto istruttorio e per rispetto delle indagini, non avrebbero potuto partecipare. Mentivano sapendo di mentire". Così Angelo Bonelli, parlamentare di AVS e portavoce di Europa Verde.
"Perché la Legge Costituzionale n°1 del 16 gennaio 1989, all'articolo 6, stabilisce in modo inequivocabile che il procuratore invia la denuncia al tribunale dei ministri senza svolgere alcuna indagine. È quindi evidente che gli interessati sapevano che non ci sono indagini e che non c'è alcun segreto istruttorio da rispettare. Infatti, domani i ministri Piantedosi e Nordio si presentano a Montecitorio per l'informativa. Si presentano per non far venire la premier Meloni: colei che ha accusato l'opposizione, in particolar modo Alleanza Verdi e Sinistra, di essere amici dei trafficanti di esseri umani".
"Ora l'Italia e l'opinione pubblica internazionale hanno la prova che lei è amica e complice dei trafficanti di esseri umani. Giorgia Meloni venga in Aula a spiegare perché! È ora di farla finita con il complottismo e il vittimismo da propaganda di Giorgia Meloni, che sparge sui social e nelle trasmissioni televisive amiche", conclude Bonelli.
Civitavecchia, 4 feb. (Adnkronos) - "Sono in corso i lavori per la costruzione del nuovo Terminal Donato Bramante che, ci auguriamo, sarà pronto entro la seconda parte del 2025. Sarà una struttura completamente green che migliorerà l’esperienza dei crocieristi che vengono qui a Civitavecchia. Abbiamo inoltre completato l’impianto fotovoltaico del Terminal Vespucci, che quindi sarà interamente alimentato da energia rinnovabile. Stiamo lavorando sul rinnovamento del design del Terminal 10 per poi trasferirlo al 18 e che sarà dedicato alle navi boutique, a conferma della vocazione di Civitavecchia come hub europeo principale per questo genere di imbarcazioni". Ad affermarlo è John Portelli, Direttore Generale della Roma Cruise Terminal (Rct) alla conferenza stampa che si è tenuta presso la Sala Comitato dell’AdSP – Molo Vespucci snc a Civitavecchia – illustrando i molteplici interventi infrastrutturali che stanno rendendo il porto di Civitavecchia sempre più funzionale ed ecosostenibile.
"Ma ci sono altri progetti importanti che vedono il ripensamento di tutta l’area portuale di Civitavecchia – continua Portelli -, i nuovi varchi che saranno inaugurati nel 2025, il ponte che collegherà questa parte del porto con le banchine delle crociere. E poi, le nuove bitte di 300 tonnellate che sono piuttosto rare nei porti italiani e che sono fondamentali per dare flessibilità agli ormeggi, specialmente per le grandi navi che si fermano nel porto di Civitavecchia".
Civitavecchia, 4 feb. (Adnkronos) - "Dopo aver superato la soglia dei 3 milioni di turisti in transito nel porto di Civitavecchia, l’anno scorso, traguardo mai raggiunto da nessun porto in Italia, oggi celebriamo il risultato di 3.459.000, un risultato importantissimo e straordinario, non solo su base nazionale, ma europeo e mondiale, visto che siamo secondi – e, ormai, di poco – solo a Barcellona, e contiamo di superarla in un paio d’anni, posizionandoci ormai tra i primi sei porti crocieristici al mondo". Ad affermarlo è Pino Musolino, Commissario Straordinario dell’AdSP del Mar Tirreno Centro Settentrionale, in occasione della conferenza stampa che si è tenuta presso la Sala Comitato dell’AdSP – Molo Vespucci snc a Civitavecchia – per illustrare i dati delle crociere del 2024 e le prospettive di sviluppo del traffico crocieristico.
"Un altro dato importante – continua Musolino – riguarda anche l’effetto che le crociere turnaround, cioè che partono e arrivano a Civitavecchia hanno prodotto sui servizi di ricettività della città. Il 79% degli operatori di bed and breakfast o di alberghi dichiara che senza le crociere il loro lavoro sarebbe fortemente penalizzato. Parliamo di ristoranti, parcheggi fuori dal porto un’industria che produce tanto lavoro in molti settori”. Un indotto che non favorisce solo Civitavecchia, ma di cui beneficia, ovviamente, oltre alla città di Roma, meta di riferimento per i turisti delle crociere, anche tutto il territorio laziale. “In questi anni, siamo riusciti a mandare oltre 20.000 persone in località come Viterbo e Bomarzo", conclude il Commissario Straordinario dell’AdSP del Mar Tirreno Centro Settentrionale.
Roma, 4 feb. (Adnkronos) - "Non mi aspetto che altri seguano passivamente quanto detto da noi a Orvieto (...) però mi porrei almeno la domanda perché questi due convegni hanno fatto parlare molto. Non sarà perché c’era un eccessivo silenzio autocompiaciuto sul relativo rafforzamento del Pd in un gioco a somma zero col Movimento Cinque Stelle che al momento non rende comunque le opposizioni competitive per il Governo nazionale?". Lo dice Stefano Ceccanti in un'intervista a Formiche.
Quanto alla costruzione di una coalizione Ceccanti osserva: ". Le culture politiche del centrosinistra, pur separate per decenni dalla Guerra Fredda, erano più facilmente sommabili allora perché si erano progressivamente avvicinate. Non è invece così semplice sommare gli elettorati delle odierne forze di opposizione perché il M5S è sorto come movimento di opposizione all’intero sistema dei partiti e, anche qualora vi siano intese di vertice, non è detto che il messaggio riesca a passare".
"Però non esistono trucchi rispetto a un tentativo che va esperito di formulare in positivo un’ipotesi di Governo senza reticenze e avendo un rapporto risolto con le proprie esperienze passate di guida del Paese e di corresponsabilità nelle istituzioni europee. Il passato non è riproponibile, ma siamo chiamati a fare opposizione al Governo Meloni, non a quelli di Renzi e Gentiloni. In questo senso il passaggio referendario sul jobs act, a cui opporsi, sarà un test significativo".
Milano, 4 feb. (Adnkronos) - "Ha vinto il progetto migliore". E' questo il senso delle dichiarazioni rese davanti al gip di Milano Luigi Iannelli dagli architetti Stefano Boeri e Cino Zucchi indagati per turbativa d'asta perché, in qualità rispettivamente di presidente e commissario della giuria, avrebbero scelto - in conflitto di interesse, secondo la procura - il progetto vincitore per la realizzazione della Beic, la Biblioteca europea di Informazione e Cultura che dovrebbe sorgere nella zona centrale di Porta Vittoria.
Nell'interrogatorio preventivo conseguente alla richiesta di arresti domiciliari avanzata dalla procura, "entrambi hanno risposto a tutte le domande", secondo le indiscrezioni e hanno consegnato, nonostante l'interrogatorio sia durato circa un'ora e mezza per ciascun indagato, una memoria al giudice e ai pm Paolo Filippini e Giancarla Serafini. Meno risposte, ma una memoria scritta è stata presentata anche da Pier Paolo Tamburelli (così come dai due indagati per cui è stata chiesta la misura interdittiva), considerato dalla procura il "collettore tra Boeri e Zucchi e gli studi Onsitestudio e Baukuh vincitori del bando".
Sia Zucchi che Boeri hanno negato incontri con personaggi coinvolti nel bando di gara e hanno rimarcato la competenza nello scegliere, in pieno anonimato, il progetto migliore. Una valutazione di merito su cui non ha inciso la conoscenza di alcuni professionisti dei numerosi studi internazionali di architettura partecipanti. La decisione del gip è attesa nei prossimi giorni: già nel fine settimana o entro il termine di dieci giorni.