La guerra delle trivelle è (ancora una volta) servita. Con Ravenna che diventa capofila delle città che chiedono al governo di ritirare l’emendamento che blocca per 18 mesi la ricerca di gas inserito nel Ddl semplificazioni. In un incontro che si è svolto nel municipio della città romagnola il sindaco e presidente della Provincia Michele de Pascale ha lanciato un appello al vicepremier Salvini, facendo leva non a caso sul suo ruolo di “segretario della Lega”, per fermare il provvedimento definito “demagogico” e sul quale non è un mistero che si sia trovato un accordo, accontentando più il Movimento 5 Stelle che il Carroccio. È improbabile che l’emendamento non venga approvato dalla Camera, come previsto, entro il 12 febbraio. Da parte sua, l’industria oil & gas si prepara alla guerra legale. Il network ‘Per l’energia nazionale’, di cui fanno parte diverse compagnie, ha annunciato un ricorso sulla costituzionalità dell’emendamento. E poi c’è l’ultima spiaggia: quella delle cause per danni. Tra l’altro, si tiene proprio in questi giorni l’udienza per l’arbitrato internazionale contro l’Italia da parte della compagnia Rockhopper per lo stop a Ombrina Mare. Un’altra storia certo, ma che potrebbe segnare un precedente significativo. Intanto Legambiente parla di “battaglie anacronistiche” evidenziando che l’unica strada è la conversione a energie pulite.
RAVENNA GUIDA LA LOTTA ALL’EMENDAMENTO – “Da Ravenna e dall’Emilia-Romagna arriva un segnale molto forte al Governo: stralciate una norma che uccide il settore, bloccando il lavoro e gli investimenti”. Queste le parole pronunciate dal governatore Stefano Bonaccini all’incontro organizzato dal sindaco de Pascale, ieri, 5 febbraio, a sostegno del comparto delle estrazioni e a proposito dell’emendamento sulle trivelle e al quale hanno partecipato rappresentanti degli enti locali, imprenditori e lavoratori del comparto (arrivati da diverse regioni). Al primo cittadino di Ravenna è stato chiesto di formare un coordinamento nazionale e di organizzare, per il momento, una manifestazione nazionale per fine febbraio. Nel frattempo, già prima (il 9 febbraio) si terrà la manifestazione nazionale dei sindacati.
L’APPELLO A SALVINI – Nonostante il messaggio che proprio il sindaco ha diretto a Salvini: “A nome di tutto il comparto economico dell’offshore, lavoratori e imprese che insieme a me hanno sottoscritto un appello pubblico, chiedo al vicepremier Matteo Salvini, anche in qualità di segretario della Lega, di fermare l’approvazione di un provvedimento demagogico che metterà in crisi uno dei settori economici più importanti del nostro Paese. Il gas naturale è la fonte fossile meno inquinante e proprio per questo è essenziale per accompagnarci nell’urgente transizione verso le energie rinnovabili”. D’altronde è ancora vivo il ricordo delle tensioni accumulate in seno al governo sulle trivelle, in seguito alle quali aveva minacciato le dimissioni il ministro dell’Ambiente Sergio Costa (M5s). Dopo la sua presa di posizione, un vertice notturno convocato dal premier Giuseppe Conte e la tregua. Sulla base di un accordo che, c’è da dirlo, non ha accontentato tutti. Come dimostrato dalle dichiarazioni rilasciate da Salvini dopo poche ore: “Adesso cominceremo a imporre un po’ di sì, garantito”. Ed è su quello che ora fanno leva gli imprenditori del settore. Il governatore Stefano Bonaccini fa da eco a de Pascale (“Ravenna sia tenuta fuori da questo pasticcio”), ma si rivolge a Luigi Di Maio: “Venga aperto subito un tavolo con il ministero dello Sviluppo economico. Perché è chiaro che un minuto dopo l’approvazione del dl Semplificazione bisognerà dichiarare lo stato di crisi del settore”.
IL BLITZ DI LEGAMBIENTE – Contraria all’organizzazione dell’incontro pro-trivelle l’associazione Legambiente che, davanti alla sede del Comune, ha manifestato definendo l’incontro un “un summit totalmente anacronistico, perché la priorità su cui si deve concentrare la politica è la decarbonizzazione dell’economia, con il taglio dei 16 miliardi di euro di sussidi annuali alle fonti fossili e la riconversione del settore energetico”. Secondo Legambiente la strada da percorrere per tutelare davvero i lavoratori dell’industria oil and gas e dell’indotto è la riconversione del settore nelle fonti rinnovabili. “Riorganizzare il comparto – ha dichiarato il presidente di Legambiente Emilia Romagna, Lorenzo Frattini – significa anche andare a vedere quanti soldi vengono regalati alle compagnie che estraggono idrocarburi”.
QUALCHE DATO – In Emilia Romagna, nel 2017, per una produzione regionale di idrocarburi pari a 18.352 tonnellate di petrolio e 1.819 milioni di Smc di gas, sono stati versati come royalties, tra Regione e Comuni, circa 3,7 milioni di euro. “In base alle soglie di esenzione stabilite dalla normativa italiana – sottolinea Legambiente – quell’anno tutto il petrolio estratto e circa il 62,9% di gas, pari a 1.145 milioni di metri cubi standard sono stati esenti dal pagamento delle royalties da parte delle compagnie petrolifere per un mancato introito stimabile in circa 24 milioni e 800mila euro. Sui 18 Comuni coinvolti dalle attività estrattive, uno soltanto riceve le royalties spettanti”.
L’OFFENSIVA DELLE COMPAGNIE PETROLIFERE – Di fatto proprio le compagnie che verrebbero penalizzate dal Decreto Semplificazioni si stanno preparando a chiedere il conto. Al quotidiano La Stampa il ceo di AleAnna, Sioux Sinnott, ha spiegato che l’azienda “è nata per sviluppare il gas italiano e contribuire alla crescita economica del Paese e farà di tutto per portare a termine questa missione”. Da par sua, il governo ha previsto che l’approvazione del decreto porterà a una spesa ingente sia per la perdita da parte delle compagnie legata agli investimenti, sia per il cosiddetto ‘lucro cessante’, ossia per quei profitti persi che sarebbero potuti derivare dallo sfruttamento di eventuali giacimenti scoperti. Ma mentre la cifra ipotizzata dal governo ammonta a circa 470 milioni di euro, per i legali delle compagnie direttamente interessate agli effetti dell’emendamento sarebbero più importanti (perché vanno aggiornate) le cifre legate alla perdita degli investimenti. Cifre? Impossibile dirlo con certezza, ma si parla di richieste miliardarie. Di fatto, come riporta il quotidiano torinese, da parte del network ‘Per l’energia nazionale’ (ne fanno parte AleAnna, Audax Energy, Po Valley, Pengas italiana, Delta Energy, Northsun Italia, Irminio, Appenine e PXOG Marshall) è già pronto un ricorso sulla costituzionalità dell’emendamento. A seconda di come andrà, scatteranno poi le cause delle diverse compagnie.
L’ARBITRATO PER OMBRINA MARE – E proprio in questi giorni si terrà una udienza nell’ambito dell’arbitrato internazionale della Rockhopper. La compagnia inglese nel 2017 ha chiesto all’Italia centinaia di milioni di euro per il progetto andato in fumo della piattaforma Ombrina Mare, che avrebbe dovuto sorgere, nel Mare Adriatico, a poca distanza dalle spiagge della Costa deiTrabocchi, in provincia di Chieti. Prima ci fu la sospensione per un anno del permesso di ricerca di cui Rockhopper era titolare e poi, all’inizio del 2016, fu rigettata la richiesta di concessione a estrarre petrolio dal giacimento scoperto una ventina di anni fa e sfruttato da una piattaforma costruita a 6 miglia dalla costa abruzzese e poi smantellata. Lo stop è stato, in realtà, una conseguenza delle modifiche inserite nella legge di Stabilità 2016 da Palazzo Chigi. Un’altra storia, va sottolineato, su cui ora però sono puntati gli occhi di tutto il comparto, convinto che potrebbe rappresentare un precedente significativo.
Lobby
Trivelle, le città del comparto: ‘Tutelare gli investimenti’. Compagnie alla guerra legale. Legambiente: ‘Anacronistici’
Sono due i fronti aperti con cui il governo deve fare i conti sul tema delle trivellazioni. Se da una parte sta nascendo un coordinamento nazionale (con Ravenna capofila) che chiede a Salvini (meno ferreo dei 5 Stelle sul tema) di bloccare "l'emendamento demagogico che rischia di distruggere il settore", dall'altra i big dell'oil&gas hanno messo a punto una strategia tutta giudiziaria. Sul fronte risarcimenti, un precedente importante è l'udienza dei prossimi giorni nell’ambito dell’arbitrato internazionale della Rockhopper. Gli ambientalisti: "Per tutelare ambiente e lavoro la strada non è tutelare i combustibili fossili"
La guerra delle trivelle è (ancora una volta) servita. Con Ravenna che diventa capofila delle città che chiedono al governo di ritirare l’emendamento che blocca per 18 mesi la ricerca di gas inserito nel Ddl semplificazioni. In un incontro che si è svolto nel municipio della città romagnola il sindaco e presidente della Provincia Michele de Pascale ha lanciato un appello al vicepremier Salvini, facendo leva non a caso sul suo ruolo di “segretario della Lega”, per fermare il provvedimento definito “demagogico” e sul quale non è un mistero che si sia trovato un accordo, accontentando più il Movimento 5 Stelle che il Carroccio. È improbabile che l’emendamento non venga approvato dalla Camera, come previsto, entro il 12 febbraio. Da parte sua, l’industria oil & gas si prepara alla guerra legale. Il network ‘Per l’energia nazionale’, di cui fanno parte diverse compagnie, ha annunciato un ricorso sulla costituzionalità dell’emendamento. E poi c’è l’ultima spiaggia: quella delle cause per danni. Tra l’altro, si tiene proprio in questi giorni l’udienza per l’arbitrato internazionale contro l’Italia da parte della compagnia Rockhopper per lo stop a Ombrina Mare. Un’altra storia certo, ma che potrebbe segnare un precedente significativo. Intanto Legambiente parla di “battaglie anacronistiche” evidenziando che l’unica strada è la conversione a energie pulite.
RAVENNA GUIDA LA LOTTA ALL’EMENDAMENTO – “Da Ravenna e dall’Emilia-Romagna arriva un segnale molto forte al Governo: stralciate una norma che uccide il settore, bloccando il lavoro e gli investimenti”. Queste le parole pronunciate dal governatore Stefano Bonaccini all’incontro organizzato dal sindaco de Pascale, ieri, 5 febbraio, a sostegno del comparto delle estrazioni e a proposito dell’emendamento sulle trivelle e al quale hanno partecipato rappresentanti degli enti locali, imprenditori e lavoratori del comparto (arrivati da diverse regioni). Al primo cittadino di Ravenna è stato chiesto di formare un coordinamento nazionale e di organizzare, per il momento, una manifestazione nazionale per fine febbraio. Nel frattempo, già prima (il 9 febbraio) si terrà la manifestazione nazionale dei sindacati.
L’APPELLO A SALVINI – Nonostante il messaggio che proprio il sindaco ha diretto a Salvini: “A nome di tutto il comparto economico dell’offshore, lavoratori e imprese che insieme a me hanno sottoscritto un appello pubblico, chiedo al vicepremier Matteo Salvini, anche in qualità di segretario della Lega, di fermare l’approvazione di un provvedimento demagogico che metterà in crisi uno dei settori economici più importanti del nostro Paese. Il gas naturale è la fonte fossile meno inquinante e proprio per questo è essenziale per accompagnarci nell’urgente transizione verso le energie rinnovabili”. D’altronde è ancora vivo il ricordo delle tensioni accumulate in seno al governo sulle trivelle, in seguito alle quali aveva minacciato le dimissioni il ministro dell’Ambiente Sergio Costa (M5s). Dopo la sua presa di posizione, un vertice notturno convocato dal premier Giuseppe Conte e la tregua. Sulla base di un accordo che, c’è da dirlo, non ha accontentato tutti. Come dimostrato dalle dichiarazioni rilasciate da Salvini dopo poche ore: “Adesso cominceremo a imporre un po’ di sì, garantito”. Ed è su quello che ora fanno leva gli imprenditori del settore. Il governatore Stefano Bonaccini fa da eco a de Pascale (“Ravenna sia tenuta fuori da questo pasticcio”), ma si rivolge a Luigi Di Maio: “Venga aperto subito un tavolo con il ministero dello Sviluppo economico. Perché è chiaro che un minuto dopo l’approvazione del dl Semplificazione bisognerà dichiarare lo stato di crisi del settore”.
IL BLITZ DI LEGAMBIENTE – Contraria all’organizzazione dell’incontro pro-trivelle l’associazione Legambiente che, davanti alla sede del Comune, ha manifestato definendo l’incontro un “un summit totalmente anacronistico, perché la priorità su cui si deve concentrare la politica è la decarbonizzazione dell’economia, con il taglio dei 16 miliardi di euro di sussidi annuali alle fonti fossili e la riconversione del settore energetico”. Secondo Legambiente la strada da percorrere per tutelare davvero i lavoratori dell’industria oil and gas e dell’indotto è la riconversione del settore nelle fonti rinnovabili. “Riorganizzare il comparto – ha dichiarato il presidente di Legambiente Emilia Romagna, Lorenzo Frattini – significa anche andare a vedere quanti soldi vengono regalati alle compagnie che estraggono idrocarburi”.
QUALCHE DATO – In Emilia Romagna, nel 2017, per una produzione regionale di idrocarburi pari a 18.352 tonnellate di petrolio e 1.819 milioni di Smc di gas, sono stati versati come royalties, tra Regione e Comuni, circa 3,7 milioni di euro. “In base alle soglie di esenzione stabilite dalla normativa italiana – sottolinea Legambiente – quell’anno tutto il petrolio estratto e circa il 62,9% di gas, pari a 1.145 milioni di metri cubi standard sono stati esenti dal pagamento delle royalties da parte delle compagnie petrolifere per un mancato introito stimabile in circa 24 milioni e 800mila euro. Sui 18 Comuni coinvolti dalle attività estrattive, uno soltanto riceve le royalties spettanti”.
L’OFFENSIVA DELLE COMPAGNIE PETROLIFERE – Di fatto proprio le compagnie che verrebbero penalizzate dal Decreto Semplificazioni si stanno preparando a chiedere il conto. Al quotidiano La Stampa il ceo di AleAnna, Sioux Sinnott, ha spiegato che l’azienda “è nata per sviluppare il gas italiano e contribuire alla crescita economica del Paese e farà di tutto per portare a termine questa missione”. Da par sua, il governo ha previsto che l’approvazione del decreto porterà a una spesa ingente sia per la perdita da parte delle compagnie legata agli investimenti, sia per il cosiddetto ‘lucro cessante’, ossia per quei profitti persi che sarebbero potuti derivare dallo sfruttamento di eventuali giacimenti scoperti. Ma mentre la cifra ipotizzata dal governo ammonta a circa 470 milioni di euro, per i legali delle compagnie direttamente interessate agli effetti dell’emendamento sarebbero più importanti (perché vanno aggiornate) le cifre legate alla perdita degli investimenti. Cifre? Impossibile dirlo con certezza, ma si parla di richieste miliardarie. Di fatto, come riporta il quotidiano torinese, da parte del network ‘Per l’energia nazionale’ (ne fanno parte AleAnna, Audax Energy, Po Valley, Pengas italiana, Delta Energy, Northsun Italia, Irminio, Appenine e PXOG Marshall) è già pronto un ricorso sulla costituzionalità dell’emendamento. A seconda di come andrà, scatteranno poi le cause delle diverse compagnie.
L’ARBITRATO PER OMBRINA MARE – E proprio in questi giorni si terrà una udienza nell’ambito dell’arbitrato internazionale della Rockhopper. La compagnia inglese nel 2017 ha chiesto all’Italia centinaia di milioni di euro per il progetto andato in fumo della piattaforma Ombrina Mare, che avrebbe dovuto sorgere, nel Mare Adriatico, a poca distanza dalle spiagge della Costa deiTrabocchi, in provincia di Chieti. Prima ci fu la sospensione per un anno del permesso di ricerca di cui Rockhopper era titolare e poi, all’inizio del 2016, fu rigettata la richiesta di concessione a estrarre petrolio dal giacimento scoperto una ventina di anni fa e sfruttato da una piattaforma costruita a 6 miglia dalla costa abruzzese e poi smantellata. Lo stop è stato, in realtà, una conseguenza delle modifiche inserite nella legge di Stabilità 2016 da Palazzo Chigi. Un’altra storia, va sottolineato, su cui ora però sono puntati gli occhi di tutto il comparto, convinto che potrebbe rappresentare un precedente significativo.
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Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Esprimo il mio più profondo riconoscimento alla Brigata Sassari per il coraggio, la dedizione e l’alto senso del dovere dimostrato durante tutta la missione Unifil. Ringrazio il generale Messina, con il quale sono sempre rimasta in contatto per essere costantemente informata sullo stato del contingente. I nostri soldati hanno affrontato sfide complesse e delicate, portando avanti il nome dell’Italia con grande professionalità. Il loro impegno ha garantito la stabilità in una regione così fragile, e sono fiera di come abbiano rappresentato la nostra Nazione". Lo ha affermato la deputata di Fratelli d'Italia Barbara Polo, componente della commissione Difesa, al rientro del contingente della Brigata Sassari.
"Da sarda, -ha aggiunto- non posso che essere estremamente orgogliosa nel vedere i miei concittadini impegnati con tanto valore nelle operazioni internazionali. La Brigata Sassari è il fiore all’occhiello del nostro esercito, una realtà che continua a distinguersi per preparazione e coraggio”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Ci mancavano i sedicenti comitati civici che spalleggiano gli occupanti abusivi di immobili a rendere sempre più invivibile il quartiere Esquilino, uno dei più belli di Roma da tempo in mano ad immigrati clandestini e bande criminali. Ne ha fatto le spese un bravo giornalista come Luca Telese aggredito per aver difeso i presidi di legalità che dopo le denunce della Lega le istituzioni stanno predisponendo. Telese chiamato ad un’assemblea pubblica da un sedicente Polo Civico ha avuto l'ardire di affermare che cancellate di protezione dei luoghi di socialità non sono poi da demonizzare. Per difendere la possibilità di vivere in pace e nella legalità all'Esquilino di Roma, come in tutte le periferie d'Italia, è necessario che venga subito definitivamente approvato il ddl sicurezza”. Lo afferma il deputato della Lega ed ex magistrato Simonetta Matone.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Nella loro foga alla ricerca del complotto, di qualcuno su cui scaricare le proprie responsabilità, di uno spauracchio a cui assegnare colpe per nascondere le inadeguatezze del governo Meloni, i colleghi di Fratelli d’Italia hanno nuovamente toccato inesplorate vette di contraddizione. L’ultimo attacco frontale è stato riservato a Gimbe e al suo presidente Cartabellotta, colpevole di aver detto con dati inequivocabili che il decreto dell’Esecutivo sulle liste d’attesa è fermo al palo e che solo uno dei sei decreti attuativi è stato già approvato". Lo afferma Andrea Quartini, capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Affari sociali della Camera e coordinatore del Comitato politico salute e inclusione sociale del M5S.
"Oltre a usare parole estremamente gravi nei confronti di chi porta avanti con serietà e professionalità un preziosissimo lavoro scientifico a tutela della sanità, il senatore Zaffini -aggiunge l'esponente pentastellato- ha però di fatto confermato i ritardi denunciati da Cartabellotta, sebbene secondo lui siano in realtà tempi record. Una contraddizione decisamente bizzarra. E nel frattempo, i medici di medicina generale operano come meglio credono e la proposta di Forza Italia in merito è ancora ben lontana dal concretizzarsi".
"Al presidente Cartabellotta -conclude Quartini- va tutta la mia solidarietà, visto che ultimamente è stato identificato come avversario politico, alla stregua di una forza di opposizione, come persino Bruno Vespa aveva avuto l’indecenza di dire. Questo attacco scomposto, in ogni caso, non fa che confermare la linea di questa maggioranza: è sempre colpa degli altri. Dai magistrati, a coloro che distribuiscono la benzina, fino a Gimbe”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Il nemico del giorno del governo è la Fondazione Gimbe e in particolare il suo presidente Nino Cartabellotta, accusato da esponenti di maggioranza di essere un bugiardo che falsifica i dati perché ‘cavalier servente’ e comunista. Affermazioni di una gravità inaudita contro un organismo indipendente e autorevole come Gimbe, che fa un grande lavoro di raccolta e verifica dei dati sanitari. La colpa di Cartabellotta? Aver fatto notare che a sei mesi dall’approvazione del decreto liste d’attesa mancano ancora cinque dei sei decreti attuativi, cosa tra l’altro confermata dalla stessa maggioranza". Lo afferma Mariolina Castellone, senatrice M5S e vicepresidente del Senato.
"Ancora una volta, questa destra cerca di trasferire su altri le colpe della propria incapacità e si produce in un costante bullismo contro professionisti che fanno il proprio lavoro, cercando di intimorirli. Per fortuna -conclude l'esponente pentastellata- ci sono i numeri a parlare e a smentire la propaganda di governo. E ci siamo noi a tutelare le voci libere e indipendenti”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Quello delle liste di attesa è un tema che riguarda non solo la salute ma anche la dignità della persona. Un tema che richiede senso di responsabilità e che non riscontro nelle dichiarazioni sparate a raffica da esponenti di Pd, 5 stelle e sinistra. Gli stessi che ci hanno consegnato un Servizio sanitario nazionale allo sfascio e per il quale ci stiamo adoperando per rimetterlo in sesto. Il collega Cartabellotta e la Fondazione Gimbe meritano rispetto, in quanto sono giustificati per la mancata conoscenza del lavoro che il Governo ha messo in campo sui decreti attuativi. Non posso al contrario giustificare i colleghi senatori che siedono nella commissione Sanità del Senato presieduta dal presidente Zaffini o i presidenti di Regione che prendono parte alla Conferenza Stato-Regioni". Lo afferma il senatore Ignazio Zullo, capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Sanità in Senato.
"Se non sanno -aggiunge- devo purtroppo arguire che dormono mentre se, come penso, sanno e attaccano il presidente Zaffini, che ha solo voluto puntualizzare il lavoro del Governo in risposta alle valutazioni della Fondazione Gimbe, è grave perché si tratta di un comportamento in grave mala fede. Si può anche non conoscere quanto si stia facendo sul tema, ma il senso di responsabilità vuole che prima di sparare a salve ci si informi e ci si documenti . In questo modo si prenderebbe facilmente atto che quanto annunciato dalla Fondazione Gimbe non è proprio puntuale perché -e lo ha spiegato bene il presidente Zaffini- la situazione riguardo ai decreti attuativi è la seguente: Criteri di funzionamento della piattaforma nazionale e regionali delle liste d’attesa: Il decreto è stato trasmesso alla Conferenza Stato-Regioni. In attesa del parere della Conferenza Stato Regioni alla quale è stato inviato il 13 settembre 2024".
"Funzionamento della piattaforma nazionale di monitoraggio in coerenza con il modello di classificazione e stratificazione della popolazione, risulta ‘fatto’. Poteri sostitutivi del ministero della Salute in caso di inottemperanza delle Regioni e il rispetto agli obiettivi della legge: decreto trasmesso in Conferenza Stato-Regioni il 6 novembre 2024. Linee di indirizzo per l’attivazione dei sistemi di disdetta da parte dei Cup: il decreto è in fase di definizione da attuare con il Piano nazionale delle liste d’attesa in lavorazione predisposto dalla Direzione generale della Programmazione sanitaria già condiviso con Regioni e Mef. Metodologia per la definizione del fabbisogno di personale del Ssn (superamento tetti di spesa): il decreto è in via di ultimazione. Il Piano di azione per rafforzare i servizi sanitari e sociosanitari (nelle Regioni del Sud destinatarie dei fondi del Piano nazionale Equità e salute): decreto trasmesso alla conferenza Stato-Regioni il giorno 8 gennaio 2025".
"In questo confronto tra Zaffini e i nostri avversari politici -conclude Zullo- si può cogliere la differenza tra noi e loro: noi lavoriamo per mettere riparo agli sfasci che ci hanno lasciato in eredità, loro non sanno andare oltre l’irresponsabile e deleteria polemica sterile, dannosa dell’immagine del nostro Servizio sanitario nazionale”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "La Fondazione Gimbe è un ente autonomo e indipendente che ormai da decenni studia e documenta i dati più importanti del nostro Servizio sanitario nazionale. Il suo presidente non ha mai fatto sconti a nessun Governo e a nessuna parte politica come dimostrano chiaramente i Rapporti che annualmente la Fondazione offre al dibattito e ai decisori politici. Ma forse dà fastidio a chi oggi è al governo che proprio dai rapporti Gimbe emerga ciò che la maggioranza si ostina a negare: cioè che stiamo riducendo le risorse per finanziare il Ssn in proporzione al Pil e che non si stanno dando risposte adeguate alla gravità della crisi che attraversa la sanità pubblica in Italia". Lo afferma Marina Sereni, responsabile Salute e sanità nella segreteria nazionale Pd.
"Cercare di minare la credibilità di un professionista serio e stimato ovunque perché non piacciono i numeri -peraltro tratti tutti da fonti ufficiali- su cui fa le analisi -aggiunge- è tipico di una destra illiberale e arrogante. Per questo voglio esprimere al presidente Cartabellotta la mia solidarietà e confermare la stima e l’apprezzamento nei confronti del lavoro prezioso della Fondazione Gimbe".