Il Cagliari Calcio prima bloccato nel centro di Assemini e poi al fianco dei pastori: con i calciatori che scendono dal pullman e sversano simbolicamente i bidoni di latte prima di partire per la Lombardia dove giocheranno contro il Milan. Un caseificio preso d’assalto nel Sassarese, con vetrate sfondate e bidoni di latte svuotati negli uffici. La Statale 125 e la 131 chiuse all’altezza di Giave e Cardedu e un’altra strada, all’uscita di Mamoiada, in provincia di Nuoro, bloccata da un’ottantina di allevatori. E autocisterne che viaggiano da e per la regione scortate da polizia e carabinieri. La protesta dei pastori sardi per il crollo del prezzo del latte ovino e caprino, scivolato sotto i 60 centesimi al litro, si estende a tutta la regione e il secondo giorno di manifestazioni colpisce diversi luoghi della Sardegna, compreso il centro sportivo del Cagliari.

“Industriali fanno cartello” – È lì che, in tarda mattinata, un gruppo di allevatori si è presentato sistemando le auto davanti all’ingresso e chiedendo di parlare con i giocatori e la società. Una manifestazione pacifica per chiedere alla squadra di non giocare domani pomeriggio a San Siro contro il Milan, unendosi alla protesta: “Cosa scriverebbero i giornali? Gara rinviata per neve? No, rinviata perché gli industriali del formaggio hanno fatto cartello sul nostro latte”, hanno denunciato mentre il reparto mobile della polizia ha aperto un varco per il bus del Cagliari fino a quel momento bloccato all’interno di Asseminello.

La solidarietà del Cagliari – Alla fine, il compromesso: al momento della partenza verso Milano, i calciatori sono scesi dal pullman e, indossando le divise del club, hanno sversato alcuni bidoni di latte per terra aderendo simbolicamente alla lotta dei pastori. Solo allora gli allevatori si sono fatti da parte e hanno consentito alla squadra di avviarsi verso l’aeroporto. Il primo a condurre le trattative è stato il direttore generale Mario Passetti. Poi sono sbucati fuori anche l’allenatore Rolando Maran, il capitano Luca Ceppitelli, Joao Pedro, i sardi Nicolò Barella e Alessandro Deiola, infine il resto del gruppo. 

Appena 55 centesimi al litro – I pastori hanno spiegato anche ai calciatori che rivendicano un prezzo del latte remunerativo di almeno un euro al litro, mentre oggi è pagato intorno ai 55 centesimi quello ovino e 44 quello caprino. “Sveglia alle 5 del mattino per la prima mungitura che sarà ripetuta nel pomeriggio per ottenere da ogni pecora circa un litro di latte al giorno che viene pagato circa 60 centesimi al litro, una elemosina – sottolinea la Coldiretti – che non copre neanche i costi di allevamento e di alimentazione e spinge alla chiusura i 12mila allevamenti presenti in Sardegna”.

Coldiretti: “Scomparse milioni di pecore” – La regione – spiega l’associazione di categoria – è nel Mediterraneo la terra in cui è “più alta la concentrazione di pecore, quasi due ogni abitante” ed è la “regione in cui si trova il 40% delle pecore allevate in Italia che producono quasi 3 milioni di quintali di latte destinato per il 60% alla produzione di pecorino romano (Dop), ma riconosciuti dall’Unione Europea ci sono anche il Fiore Sardo Dop e il Pecorino Sardo Dop. Negli ultimi dieci anni in Italia è scomparso un milione di pecore per colpa di scelte industriali irresponsabili”.

L’assalto al caseificio a Sassari – Quello di Assemini è stato il gesto più eclatante degli ultimi giorni, caratterizzati da blocchi stradali che hanno coinvolto diverse statali della regione, in particolare nella zona dell’Ogliastra. E sabato mattina centinaia di pastori hanno manifestato davanti al caseificio Pinna di Thiesi, a Sassari, una delle più grandi industrie del settore caseario sardo: arrivati davanti allo stabilimento e agli uffici dell’azienda, i pastori hanno gettato il latte contro i muri perimetrali e le vetrate, sfondate da alcuni contestatori con dei bidoni da 50 litri svuotati poi all’interno degli uffici. Poco prima gli allevatori avevano bloccato una cisterna lungo la strada, a poche centinaia di metri dal caseificio, sversando sull’asfalto 30mila litri di latte.

I blocchi stradali e le cisterne sotto scorta – La rabbia degli allevatori si è riversata anche lungo la Statale 131, la principale arteria sarda che collega Cagliari con Sassari. I manifestanti hanno bloccato il traffico in entrambe le direzioni all’altezza di Giave, nel Sassarese e gli automobilisti hanno solidarizzato con gli autori della contestazione. Altri blocchi stradali si registrano nel Nuorese e in Ogliastra, in particolare sulla Statale 125 nei pressi di Cardedu, e sulla Ss 129 a Orotelli. La protesta si è accesa anche a Mamoiada, sempre in provincia di Nuoro, dove un’ottantina di allevatori ha gettato il latte in piazza, all’uscita del paese. Le continue azioni dei pastori hanno anche costretto due autocisterne sbarcate ad Olbia e provenienti da Livorno a viaggiare scortate da quattro auto dei carabinieri. Le cisterne sarebbero vuote e dirette verso punti di raccolta del latte. Una invece sarebbe piena di latte proveniente da un paese comunitario e diretta verso un caseificio industriale.

L’inizio della protesta – Gli ‘alt’ alle autobotti erano iniziati con un singolo episodio nei giorni scorsi a Villacidro. Sembrava un fatto isolato, subito condannato da associazioni e istituzioni. E invece la protesta è esplosa. Prima ad Abbasanta, lungo la Statale 131, a 120 chilometri da Cagliari e a 80 da Sassari. Poi una manifestazione con i pastori che rallentavano il traffico, poi il versamento del latte sull’asfalto. Il prodotto era all’interno di due cisterne, una dell’azienda Arborea e l’altra della Cooperativa allevatori ovini di Oristano, che sono state quasi completamente svuotate.

“Il latte è il nostro petrolio” – “Ho la netta sensazione che in Sardegna stia partendo una rivoluzione. Ho visto molta rabbia del mondo delle campagne, difficile da descrivere e inusuale da vedere nella nostra Isola”, ha spiegato il sindaco di Macomer, Antonio Succu. “Devo dire di aver provato molto dolore – aggiunge – sono cresciuto in una famiglia di pastori e so che il latte è il petrolio della Sardegna: il gesto di gettarlo in strada lo interpreto come un grido di dolore di una categoria”. E le proteste sono continuate anche oggi, ancora più frequenti, nonostante un incontro in Regione, le rassicurazioni di Confindustria e la promessa del ministro dell’Agricoltura, Gianmarco Centinaio, di andare in Sardegna la prossima settimana.

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