Casco obbligatorio per tutti. E ancora: defibrillatore a bordo pista, multe più pesanti, vigilanza e controlli. Dopo le ultime tragedie sulla neve di quest’inverno il governo vuole provare a rendere più sicure le piste da sci italiane e sta studiando un pacchetto di norme che potrebbero entrare in vigore forse già dalla prossima stagione. Anche se la riforma dovrà superare le resistenze in parlamento e poi la sua applicazione potrebbe rivelarsi non semplice.

30MILA INCIDENTI ALL’ANNO: LA SVOLTA NELLA RIFORMA DELLO SPORT – La bimba di 9 anni morta in val di Susa, lo slittino fatale a Bolzano, lo snowboarder precipitato durante un fuoripista a Courmayeur: sono solo alcuni dei casi verificatisi nelle ultime settimane. Le discipline invernali continuano ad appassionare gli italiani (oltre 4 milioni ogni anno, secondo le ultime statistiche dell’Osservatorio del turismo montano) ma anche a finire sulle cronache dei giornali per incidenti e tragedie: il sistema di Sorveglianza Incidenti Montagna (Simon) registra in media 25-30mila incidenti ogni anno, di cui circa 1.500 da ricovero. Più per imperizia o imprudenza degli sportivi, in realtà, che per una vera carenza di sicurezza negli impianti. Ma presto arriveranno nuove regole nella speranza di limitare gli infortuni: le novità sono contenute nella legge delega approvata la settimana scorsa dal consiglio dei ministri, con cui l’esecutivo gialloverde ha intenzione di riformare tutto il sistema sportivo del nostro Paese.

CASCO OBBLIGATORIO: PIÙ SICUREZZA (A CARO PREZZO) – Tra i vari capitoli ce n’è uno dedicato alla  “sicurezza nelle discipline sportive invernali”, voluto dal Movimento 5 stelle, che punta a rivedere la vecchia legge 363 del 2003 che rappresenta ancora oggi la normativa di riferimento. A partire dalla “estensione dell’obbligo di utilizzo del casco”: attualmente è limitato ai minori di 14 anni, in futuro non lo sarà più. Cambierà la quotidianità di milioni di sciatori e snowboarder. Il prezzo di un casco da sci è di circa 50 euro, comunque un costo in più per gli sportivi. Così come potrebbero essere ritoccati verso l’alto i prezzi dei noleggi, in cui dovrà essere incluso anche il caschetto. Ma il punto non è solo economico (lo sci non è mai stato uno sport particolarmente a buon mercato): “Nessuno può dire di essere contrario all’utilizzo del casco che ha degli ovvi benefici, ma il provvedimento rischia di avere un effetto disincentivante sul turismo”, spiega Massimo Fossati, vicepresidente dell’Anef (Associazione esercenti impianti funiviari). “Un po’ per la naturale allergia agli obblighi, un po’ perché sarebbe una novità solo italiana, che svantaggia i nostri comprensori rispetto a quelli stranieri”. Per non parlare degli impianti con intersezione con altri Paesi, come Cervinia o La Thuille, dove si creerebbe confusione. Per questo i gestori sperano in un’estensione soft, soltanto fino ai 18 anni. Ma a Palazzo Chigi sembrano determinati ad andare fino in fondo e prevedere l’obbligatorietà per tutti.

DEFIBRILLATORI E MULTE SALATE – Questo è sicuramente l’intervento più ad effetto, ma non l’unico contenuto nella delega. Tutti gli impianti dovranno dotarsi di un defibrillatore semiautomatico, strumento fondamentale per salvare vite in caso di arresti cardiaci durante l’attività: un altro onere che rischia di mettere in difficoltà i gestori (come già successo per palestre e altri centri sportivi), non tanto per il costo dell’apparecchio che si aggira intorno ai mille euro, quanto per la necessità di avere personale formato e in grado di utilizzarlo. Previsto poi anche un intervento sulle “misure sanzionatorie”: le multe ci sono già, sia per i gestori che per gli sportivi (150 euro per chi non indossa il casco, mille per omissione di soccorso, fino a 250 per sorpassi imprudenti o velocità eccessive), probabilmente saranno inasprite.

IL PROBLEMA DEI CONTROLLI: DELEGA ANCORA DA SCRIVERE – È evidente che il giro di vite arrivi (anche) sull’onda emotiva delle ultime tragedie. Ed è proprio ciò che i gestori auspicano che non accada. “In Italia siamo già molto avanti sul piano della sicurezza. Bisogna riflettere ed evitare decisioni di pancia: si può migliorare sul piano delle norme ma dobbiamo lavorare soprattutto sui comportamenti, la questione è culturale”, conclude Fossati. Anche perché il problema è come saranno applicate queste nuove regole: è difficile controllare ciò che avviene sulla neve. Infatti nella delega si parla anche di “rafforzamento dell’attività di vigilanza”, come non è chiaro. La competenza ricade per lo più su carabinieri o polizia di Stato, che però ovviamente hanno priorità maggiori del presidio delle piste da sci e sono già carenti di personale, mentre di vigilanti privati non se ne parla (costerebbero troppo e non avrebbero poteri sanzionatori). Soprattutto su questo dovrà lavorare il governo: la delega per ora contiene solo dei principi generali e deve ancora passare dal parlamento, dove incontrerà diverse resistenze. Se dovesse superare indenne il passaggio parlamentare ci sarà tempo per prendere una decisione definitiva sulle nuove regole che non entreranno in vigore prima della prossima stagione invernale (forse anche più in là). Il tanto contestato obbligo del casco non basta: da solo aumenterà la sicurezza, ma non risolverà tutti i problemi.

Twitter: @lVendemiale

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