Il ministro dell'Economia, intervistato dalla Stampa: "Dobbiamo essere affidabili. Prendiamo la Tav, c'è bisogno di certezze. Paradossale comunicare instabilità politica con questo consenso in Parlamento. Rispetto alla media europea l'Italia cresce da sempre un punto in meno, cruciale sbloccare i cantieri"
“Dobbiamo dimostrare di essere affidabili. Prendiamo la Tav: non voglio entrare nel merito della questione costi/benefici, del resto ho detto più volte che ritengo sia un’opera utile da realizzare ed è chiaro che ci possono essere opinioni contrarie. Quando si parla di infrastrutture, e dunque degli investimenti a lungo termine necessari all’Italia, c’è bisogno di certezze“. Lo dice, in una intervista alla Stampa, il ministro dell’Economia Giovanni Tria, che sottolinea come “non si possono attirare investimenti se quando si firmano i contratti può essere ritenuto legittimo pensare che un governo, qualunque esso sia, li possa rimettere in discussione, magari modificando il quadro legale in modo retroattivo“. Tria critica, definendolo “paradossale“, anche il fatto che “si comunichi un senso di incertezza politica” nonostante il governo abbia “uno dei consensi più alti in Parlamento”.
“Dalla fiducia degli investitori – ricorda il titolare del Tesoro – dipende la competitività dell’Italia e la sua crescita reale. Dobbiamo essere attenti a queste dinamiche”. La “fiducia” e il rilancio degli investimenti sono cruciali, secondo Tria, per uscire dalla recessione in cui la Penisola è entrata a fine 2018. Il fatto che siamo ultimi in Europa, ammette ora il ministro, “non è un fatto inedito. L’Italia cresce da sempre un punto in meno della media europea. Se loro scendono a 1,4, noi andiamo a 0,4. C’è un divario, certo, però la questione non è drammatizzare il tasso di crescita trimestrale, bensì dire cosa fare per elevarlo. Si può fare”.
Come? “Mi interessa che la ripresa sia legata al rilancio di tutti gli investimenti pubblici e alla riapertura dei cantieri il prima possibile, soprattutto i nuovi. Il governo deve farlo” perché “c’è un risultato immediato di tipo keynesiano dei lavori che cominciano, e si configura il giusto ambiente in cui gli investitori privati possono trovare più redditizio far confluire i propri capitali”. I fondi “ci sono, gli stanziamenti non spesi degli anni precedenti sono abbondanti (…) Se riusciremo a sbloccarli buona parte dei vincoli scomparirà”. E “le misure come il reddito di cittadinanza avranno un importante ruolo di supporto alla crescita”, perché “il moltiplicatore sarà basso ma certamente non si potrà dire che è nullo”. Infine, chiarisce, “non c’è alcuna intenzione di introdurre una patrimoniale, sarebbe una mossa suicida per il quadro economico. E’ una cosa senza senso”.
Per quanto riguarda lo strappo diplomatico con la Francia, Tria ostenta ottimismo assicurando che si tratta solo di “difficoltà di comunicazione“, “non c’è alcuna ragione di conflitto economico”, “abbiamo interessi in comune e anche una linea europea che tende a convergere. Certo, loro hanno una politica industriale più aggressiva della nostra, ma questa è la caratteristica del sistema francese, è più compatto e organizzato. Esiste un nazionalismo francese – visto ai tempi della guerra in Libia – che li porta a muoversi senza considerare intese preventive con l’Europa”. In ogni caso “se ci sarà il vertice bilaterale industriale franco-italiano a Parigi a fine mese, io ci andrò”.