Per lungo tempo il legame tra la famiglia del presidente brasiliano Jair Bolsonaro e il discusso ex stratega della Casa bianca Steve Bannon è stato tenuto sotto traccia. Da candidato alla presidenza del Brasile, Bolsonaro ha continuato a negare di avere qualsiasi tipo di relazione con il politico conservatore statunitense. Linea mantenuta anche dopo la pubblicazione su twitter di una foto di Bannon con il figlio minore Eduardo, volato lo scorso agosto negli Stati Uniti per incontrare il leader di The Movement, organizzazione di estrema destra che mira a unire politici populisti, sovranisti e conservatori cristiani di tutto il mondo sotto un un’unica guida.
All’epoca del primo incontro con Eduardo Bolsonaro, il nome di Bannon era stato da poco associato allo scandalo di Cambridge Analytica, società finanziatrice del suo sito, Breitbart News, e della quale risulta essere uno dei padri putativi. L’azienda di consulenza, con filiali e consociate in tutto il mondo, era accusata di aver acquisito e manipolato i dati di milioni di utenti Facebook per condizionare il voto della Brexit, delle presidenziali negli Stati Uniti e altre elezioni. Eventuali voci di rapporti confidenziali avrebbero potuto lasciare intendere che ci fosse la zampata di Bannon dietro il successo prodigioso di Bolsonaro che, proprio a partire da quell’agosto, con una serrata campagna sui social media caratterizzata anche dalla diffusione di migliaia di fake news ha iniziato a esplodere nei consensi fino a raggiungere il successo finale. Lo stesso Bannon, in un’intervista alla Bbc lo scorso ottobre, aveva riferito di essere un grande ammiratore del “capitano”, negando tuttavia ogni vincolo ufficiale, soprattutto sulla fenomenale campagna elettorale.
Incassata la vittoria alle presidenziali, le cose sono cambiate repentinamente. E il rapporto tra il fondatore di the Movement e la famiglia Bolsonaro è venuto alla luce in maniera forte. Al punto che Bannon ha scelto come emissario del suo The Movement in America Latina, proprio il figlio del presidente Bolsonaro, Eduardo. “The Movement ha l’onore di dare il benvenuto a Eduardo Bolsonaro come partner illustre e al Brasile come alleato chiave nella regione” ha annunciato su twitter. Al terzogenito del presidente, avvocato e commissario della polizia federale è stato affidato il compito di sostenere agenda politica dell’organizzazione, i cui valori fondamentali rispecchiano appieno anche il programma elettorale e di governo di Bolsonaro. Sovranismo, populismo, militarismo, conservatorismo religioso cristiano, revisionismo storico e una potente retorica anti-marxista.
Visto il potenziale, era impossibile che il presidente brasiliano non finisse nelle mire di Bannon, che ha deciso così di sfruttare la forza della famiglia, puntando sul migliore cavallo in scuderia. In un’intervista con il quotidiano brasiliano Folha, Bannon ha raccontato di essere rimasto infatti particolarmente colpito dal trentaquattrenne deputato federale per lo stato di San Paolo, risultato il più votato della storia alle ultime elezioni politiche. “Eduardo è venuto da me negli Usa a novembre. Insieme abbiamo incontrato agenti dell’intelligence e della sicurezza nazionale, poi esponenti della finanza. Non ho mai visto un politico con questo potenziale gestire così bene pubblici diversi in inglese”. Dal canto suo il figlio del presidente si è detto molto orgoglioso di essere stato scelto, annunciando, sempre su Twitter: “Lavoreremo con Bannon per riscattare la sovranità delle forze progressiste, globaliste ed elitarie per espandere il nazionalismo di buon senso a tutti i cittadini latinoamericani. Restaurerò la dignità e la libertà e le opportunità economiche della nostra grande nazione e di quelle vicine”.
L’unione fa la forza e i due sono pronti beneficiare l’uno dell’altro. E se Bannon avrà carta bianca per imporre la sua agenda alla maggioranza parlamentare a sostegno di Bolsonaro, il presidente potrà contare su un alleato forte da poter spendere anche per dirimere dissidi interni al suo governo. Pesi e contrappesi sull’asse Washington-Brasilia. Non a caso a poche ore dall’indicazione del suo rappresentante sudamericano, Bannon è infatti già entrato a gamba tesa nelle questioni interne del paese. Prima scagliandosi contro il vice presidente, generale Hamilton Mourão, accusato di cercare un protagonismo eccessivo, e tacciato per questo di “persona sgradevole” che “supera la sua linea” del consentito. Poi difendendo il figlio maggiore di Bolsonaro, Flavio, nei guai con la giustizia per un giro sospetto di denaro e per l’eccessiva vicinanza personale con un gruppi di criminali delle milizie paramilitari carioca, presumibilmente legati all’omicidio dell’attivista per i diritti umani e consigliera comunale di Rio Marielle Franco. Accuse, tutte, ritenute da Bannon come “parte della guerra del marxismo culturale contro la famiglia al potere”.