Quando gli chiedi se si è mai sentito costretto ad emigrare Federico Rota prende un respiro, aspetta un istante e poi ti risponde: “Sì, in Italia se perdi il lavoro nel settore informatico e hai più di 50 anni, emigrare non è solo una scelta. Dopo l’introduzione del Jobs Act ho perso il mio lavoro. E mi son sentito dire che avendo accettato la buonuscita non avevo diritto neanche alla disoccupazione”. Ricapitolando, la storia di Federico Rota è questa: 58 anni, senza lavoro e con la prospettiva di aspettare altri 10 anni prima di ottenere la pensione. “In altri Paesi è considerato un fatto se non normale, abbastanza comune e in ogni caso facilmente risolvibile. In Italia è la rovina”.
Federico è nato a Parma, ma si definisce milanese di adozione. Una laurea in ingegneria elettronica con diverse esperienze italiane e internazionali, sempre nel settore informatico. Ha lasciato l’Italia la prima volta nel 2007. Dopo Dubai, Amsterdam e Londra, torna a Milano nel 2016 per seguire il mercato europeo per conto di una società americana. È lì che è cambiato tutto: “Dopo un anno il mio capo mi disse che il mio posto sarebbe stato soppresso – ricorda Federico –. Avevano deciso di chiudere il ramo di attività di cui mi stavo occupando. E così, il famoso ‘contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti’ distruggeva il mio”.
Non ci credevo: una delle principali aziende informatiche, il mio settore, mi cerca
Trovatosi disoccupato alla soglia dei 60 anni Federico ha cominciato a mandare curriculum in giro per il mondo, facendo colloqui con diverse aziende. “Li ho spediti a tutti i miei vecchi referenti, in tanti Paesi diversi, tranne uno: l’Italia”, sorride amaro. Qualche mese dopo trova un buon lavoro ancora a Londra, e lì, nel settembre del 2018, viene contattato da una grande azienda americana e si trasferisce così a Malaga, in Spagna, dove inizia una nuova ed “eccitante avventura professionale”.
Federico a ricordarlo quasi si emoziona. “Non ci credevo: una delle principali aziende informatiche, il mio settore, mi cerca. Supero diversi colloqui e a 58 anni vengo assunto in Spagna, col regime fiscale agevolato che attira tantissimi stranieri, con un costo della vita molto inferiore all’Italia e con una prospettiva seria e proficua”, racconta.
Oggi la sua giornata di lavoro inizia alle 8, quando sale sull’autobus aziendale e raggiunge il suo ufficio: “Ci sono centinaia di italiani, oltre a spagnoli, francesi, portoghesi e tante altre nazionalità. Lavoro a stretto contatto con i miei collaboratori. Siamo una squadra che punta a ottenere grandi risultati, con entusiasmo ma senza false aspettative”, dice con un pizzico di orgoglio.
La difficoltà più grande, almeno all’inizio, è stata la lingua. “Sbaglia chi pensa che lo spagnolo sia quasi uguale all’italiano”, spiega Federico. E poi gli orari: “Malaga alle 8 del mattino è una città quasi deserta”, sorride. Le agevolazioni, però, non mancano. “I lavoratori stranieri in Spagna beneficiano per i primi cinque anni della cosiddetta legge Beckham, di cui il celebre calciatore sembra sia stato il primo utilizzatore – spiega Federico –. Durante questo periodo la tassazione è del 24%, molto, ma molto più conveniente di quella italiana o europea, in generale. Il costo della vita a Malaga, inoltre, è ben inferiore a quello di una città italiana”.
I politici italiani troppo impegnati a discutere di migranti che entrano, non degli italiani che se ne vanno
Il rapporto con l’Italia è controverso. “Essere italiani significa soffrire – risponde Federico -. Il più bel Paese del mondo che tanto ha dato all’umanità in termini di arte, di musica, di bellezza non può finire come sta finendo”. Federico si sente “italiano dalla testa ai piedi”, ma dalla sua patria, dice, “è arrivata una delusione troppo grande”. Quando ha perso il lavoro e ha bussato alla porta delle aziende informatiche italiane, in tanti non sono andati oltre la fatidica domanda ‘quanti anni hai?”, racconta. Tornare? No, grazie. “Dio benedica la Spagna che è stata capace di offrire un futuro ad un lavoratore di 58 anni italiano”.
Tra 10 anni Federico si immagina ancora in giro per il mondo. “Voglio dare un segnale ai tanti over 40 e over 50 che hanno perso il lavoro”, continua determinato, rivolgendo il suo appello a chi è nella sua stessa situazione: “Se non riuscite in Italia guardate altrove. La vostra esperienza non deve essere sprecata elemosinando un impiego sotto casa”. A un politico italiano, oggi, Federico chiederebbe di rischiare, di “adottare provvedimenti anche impopolari ma che contribuiscano alla crescita del Paese. Sono tutti impegnati a discutere di migranti che entrano – conclude – Mai di quelli che escono”.