E adesso chiamatemi pure maga, maghella, fattucchiera, indovina, cartomante… I miei tre candidati sono entrati nei top five. Cristicchi porta a casa due premi della critica e la rockettara (troppo) Bertè, ai fischi e ai buuuuuuuu della platea che la volevano sul podio, è la vincitrice morale.
Per ultima visione condivisa sono con Carmine Arnone, attento conoscitore festivaliero, che ha visto il primo posto come una vittoria “politica”, cioè anti-Salvini. Ma Mahmood, di madre sarda e di padre egiziano, con indosso la camicia da “pizzaiolo maghberino”, cioè esponente del non-look, è come se avesse detto: “Se mi votate fate un dispetto a Salvini“. E dichiara ai quattro venti: “Io sono un italiano vero”. Tanto è che la Isoardi fa fatto notare: “L’incontro di culture differenti genera bellezza”.
Mahmood ha appena vinto il festival di Sanremo. La dimostrazione che l’incontro di culture differenti genera bellezza. #top #culture https://t.co/30QQORiYkW
— Elisa Isoardi (@ElisaIsoardi) 10 febbraio 2019
Intanto la veracisssima Tatangelo per una sera ce l’ha fatta a comparire elegante. Claudio Primo, impeccabile in smoking bianco con scarpa bianca (griffato Ermanno Scervino), sembrava lo sposo in mezzo a tutti quei fiori.
Impietosi i primipiani sugli “stirati” e “tirati”: Eros Ramazzotti da ragazzo di periferia ha proprio “cambiato” faccia. La Virginia Raffaele superstar nell’ultima serata, ha cominciato con un abito da sirena che l’imprigionava nel suo ruolo. Mano mano che si cambiava d’abito si sbarazzava anche della rigida corazza. Nino D’Angelo, look da parcheggiatore ripulito, arriva ultimo e la bandiera della napoletaneità la sventola Anna Foglietta bella ed elegante nelle sue mise che facevano un po’ Courréges anni 60. È nata una stella.
Ad Ultimo che in conferenza stampa dice ai giornalisti “Avete rotto il c…” consiglio un corso accellerato di bon ton e suggerisco al suo curatore d’immagine un cambio di colore: era troppo sbiadito. Comunque, saper perdere con fair play è più importante di vincere. È tutto da Sanremo. Alla fine confesso che un po’ mi è piaciuto.