Secondo l'analisi dell'istituto, quasi la metà di chi aveva votato per i 5 stelle il 4 marzo scorso ha scelto di non andare alle urne. Chi ha optato per altri partiti è passato soprattutto al Carroccio, ma anche al centrosinistra. Crescita dei leghisti che pescano da altri partiti. Per il Cattaneo il calo M5s non può "essere derubricato come fisiologico di un partito che sconta ancora un debole radicamento territoriale, ma un primo e rilevante campanello d'allarme"
Quasi la metà di chi ha votato 5 stelle alle scorse politiche ha scelto di astenersi alle elezioni regionali in Abruzzo. Ma la crescita della Lega è dovuta per il 32,2 per cento a preferenze che arrivano da altri partiti: di queste la maggior parte (il 20,2%) viene dal M5s. E’ la fotografia data dai flussi Swg sulla tornata elettorale dello scorso weekend che ha visto il candidato di centrodestra Marco Marsilio trionfare con il 48 per cento dei voti. Il confronto è con le politiche di marzo 2018: rispetto alla tornata nazionale i grillini hanno perso 186mila voti, mentre il Carroccio ne ha guadagnati 60mila. Se si paragona invece con le Regionali del 2014, la perdita per il M5s è di soli 24mila voti, mentre la Lega neppure si era presentata segnando così un risultato che non ha precedenti. In generale, Swg segnala che tra chi si è astenuto (46,6 per cento), il 53,4 per cento aveva votato per altri alle elezioni del 4 marzo: M5s (28,6 per cento); Pd (5,6%); Lega (3,6%); altri partiti (15,6%).
Swg: “Voti M5s sono finiti nell’astensione e in parte a Lega o Pd. Il Carroccio ha preso soprattutto dai 5 stelle”
Nell’analisi dei risultati, come ribadito dal M5s e pure dalla Lega, è necessario tener presente che si tratta di una consultazione elettorale diversa da quelle nazionale. Ma, quando mancano pochi mesi alle Europee, inevitabilmente i partiti di governo possono partire da questi dati per fare alcune considerazioni. Il primo elemento è quello della forte difficoltà del Movimento 5 stelle che ha visto una flessione consistente: il M5s è passato dal 39,9 per cento delle politiche al 19,7%. Swg ha cercato di spiegare dove sono finiti i voti persi dai grillini. Tra chi ha dichiarato di aver votato 5 stelle alle scorse elezioni nazionali: il 32,6% ha confermato il voto al Movimento; il 46,3% si è astenuto; il 21,1% ha cambiato voto. Chi ha scelto altri partiti ha optato in maggior parte o per il Carroccio o per Pd (o liste civiche associate): il 10,2 per cento ha scelto la Lega; il 9,7% è passato al centrosinistra; l’1,2% ad altri partiti.
L’altro aspetto è la crescita esponenziale del Carroccio: non solo vince il centrodestra infatti, ma la coalizione lo fa trascinata dal trionfo del partito di Salvini che passa dal 13,9% al 27,5% delle preferenze alle politiche. E dallo zero per cento di consensi delle Regionali 2014 (quando addirittura decisero di non correre). Ma da dove vengono i nuovi consensi? Tra i voti ottenuti in questa tornata: il 49% aveva già espresso la Lega; il 15,8% non aveva votato; il 35,2% aveva votato altro. Di questi ultimi, la maggior parte sono ex elettori 5 stelle: l’11,1% viene da Fi; il 20,2% dal M5s; il 3,9 per cento da altri partiti.
La coalizione di centrodestra è ormai quasi solo cosa di Salvini. Perché anche Forza Italia perde voti, passando dal 14,5 per cento delle politiche al 9,1. Tra chi ha votato per Fi a marzo scorso: il 41,9 per cento ha confermato il suo voto; il 25,9% non ha votato. Del 32,2 per cento di chi ha cambiato voto, la maggior parte ha scelto i “fratelli” del Carroccio: il 15,3% ha scelto Lega; il 13% è passato alla coalizione di centrosinistra; il 3,9% altri partiti.
C’è infine il caso ormai critico del Partito democratico: se la coalizione di centrosinistra ha segnato una crescita rispetto alle politiche, i democratici hanno perso altri voti rispetto alle politiche del 2018, passando dal 14,3% al 11,1%. Una perdita che si è tradotta principalmente in astensione. Delle preferenze, il 72,1 per cento ha votato Pd o una lista di centrosinistra; il 25,3% non ha votato; il 2,6% ha cambiato votando. Di questi: l’,17 ha scelto Lega; lo 0,9, ha optato per il M5s.
Istituto Cattaneo: “Molti ex M5s hanno votato per Marsilio. Per i 5 stelle segnale inversione di crescita”
La lettura dei flussi Swg viene in gran parte confermata dall’Istituto Cattaneo, che però si è concentrato sui voti ai candidati presidente nelle città di Pescara e Teramo. E come risultato emerge che una quota consistente degli elettori che l’anno scorso ha votato M5s, nelle regionali abruzzesi, ha scelto Marco Marsilio. Risulta così che nemmeno la metà dei votanti alle politiche per i 5 stelle ha confermato il loro voto (il 38% a Pescara e il 29% a Teramo), molti si sono rifugiati nell’astensione (rispettivamente il 28% e il 17%), ma è consistente anche la quota (22% a Pescara, 34% a Teramo) di quelli che hanno scelto Marsilio. Da segnalare anche un gruppo più piccolo (il 12% e il 20%) che ha scelto Legnini. Più fedele, invece, l’elettorato del Pd delle politiche che, nel 77% dei casi, ha votato Legnini. Chi non lo ha fatto si è astenuto (il 13% a Pescara) o ha scelto Marsilio (16% a Teramo). Risulta invece arrestata l’emorragia di voti Pd verso il M5s.
Per l’Istituto Cattaneo il vero sconfitto è il Movimento 5 stelle. Il voto abruzzese, secondo i ricercatori coordinati da Marco Valbruzzi, non segna solamente una battuta d’arresto, ma “sembra essersi invertito un trend di crescente espansione elettorale”. Un risultato che “non può essere derubricato come un calo fisiologico di un partito che sconta ancora un debole radicamento territoriale, ma è un primo e rilevante campanello d’allarme“. Del calo dei 5 stelle beneficia soprattutto la Lega, che nelle elezioni di cinque anni fa non era addirittura presente. “Dopo un anno di governo – dice il Cattaneo – il partito di Salvini ha più che raddoppiato i suoi consensi in una regione dove cinque anni fa neppure si presentava, dimostrando l’efficacia della sua duplice strategia politica, di progressivo logoramento nei confronti del M5s e di crescente predominio all’interno del centrodestra”. Per il Pd e il centrosinistra, invece, il bilancio è in chiaroscuro, “una piccola boccata d’ossigeno dopo il tracollo delle ultime elezioni politiche: gli elementi incoraggianti derivano più dalla capacità di espansione della coalizione che non dalla tenuta del Pd, che rimane in una traiettoria discendente. Soltanto in questa versione ampia o allargata, lo schieramento di centrosinistra sembra essere ancora competitivo con M5s e centrodestra”.
Swg: “Astensione alta tra donne, disoccupati, operai e giovanissimi. E chi va a votare sceglie o Lega o M5s”
Nell’analisi dei flussi, l’istituto Swg ha anche analizzato il comportamento alle urne di particolari categorie sociali. Ad esempio è partito dal voto delle donne: tra queste l’astensione è al 54 per cento (poco più alta di quella complessiva che si è fermata al 53,11%). Il 46 per cento di donne che ha votato ha scelto: il 31% la Lega; il 20% il M5s; il Pd l’11%; Fi il 6 per cento.
Interessante notare anche l’atteggiamento dei giovanissimi. La cosiddetta generazione z (i nati tra 1994 e 2010) si è astenuta per il 68 per cento. Il 32 per cento che ha votato ha scelto: M5s (35%); Lega (31%); Pd (6%); Fi (6%). Va un po’ meglio l’affluenza se si guardano i millennials (i nati tra 1980 e 1993): il 45 per cento non ha votato; il 55 per cento si è recato alle urne e ha scelto: M5s (20%); Lega (19%); Pd (8%); Fi (3%). Aprendo il capitolo degli over 64, si vede come anche qui la maggior parte non è andata a votare (60 per cento). Gli altri hanno scelto: Lega (33%); Fi (19%); M5s (16%); Pd (13%).
Swg ha anche considerato il voto degli operai. Il 52 per cento si è astenuto, mentre il 48 per cento che ha votato ha scelto: Lega (38%); M5s (36%); Pd (12%); Fi (3%). Molto più alta l’astensione tra i disoccupati (60 per cento). Tra il 40 per cento che ha votato: il 43% ha scelto M5s; il 35% la Lega; il 9% il Pd e solo il 2% Fi.