Dal ministero dell'Economia è arrivata una proposta per classificare i motori a gasolio Euro 6d-temp a livello Crit'Air 1, ovvero la categoria più pulita tra i non elettrici. In ballo ci sono 38 mila posti di lavoro
La Francia ha bisogno del diesel ed è pronta a difenderne una virtuosità ambientale che tanti altri Paesi europei, Italia compresa, non ammettono di vedere. La riabilitazione pare essere nelle intenzioni del ministero dell’Economia francese che, secondo quanto riporta il quotidiano Le Monde, starebbe cercando di avere un dialogo con il ministero della Transizione Ecologica per assegnare il bollino di motore migliore (a livello di impatto ambientale) anche al diesel Euro 6d-temp.
Tale certificato, chiamato Crit’Air (Certificats qualité de l’air), introdotto nel 2016 e dal 2017 necessario anche per le auto non immatricolate in Francia, stabilisce i vari livelli di “ecologia” del motore. Il livello 1, quello che il ministero dell’economia vorrebbe ottenere per l’Euro 6d-temp (attualmente livello 2), è anche quello che certifica il propulsore meno inquinante tra i “non-elettrici”. Il Crit’Air va dal livello 1 al livello 6 e determina quali sono le aree a traffico limitato in cui i veicoli, a seconda del bollino assegnato, possono circolare: ciascuna di queste zone presenta dei criteri di circolazione diversi, ma il fine ultimo è quello di ridurre la presenza, sulle strade, di tutte quelle auto che non sono omologate Euro 6.
Il dibattito sul diesel, oltre all’aspetto di efficienza ambientale, sicuramente tocca problemi nell’immediato più tangibili: c’è da considerare, ad esempio, l’effetto che la sua eliminazione – seppure progressiva – comporta nel settore industriale e quindi a livello occupazionale; e poi non mancano i disagi a quanti hanno bisogno del gasolio per abbattere i costi sui lunghi spostamenti e che, con queste restrizioni, si troverebbero ad affrontare nel vedere esclusi alla circolazione i propri mezzi.
Due facce di una stessa medaglia che alla Francia paiono preoccupare abbastanza. Dati ministeriali francesi riportano, infatti, che nel mese di gennaio le vendite del diesel sono crollate del 34%, una flessione che sta mettendo a rischio circa 38 mila posti di lavoro nel comparto produzione motori e in quello degli impianti di iniezione.
Ma nonostante queste spie d’allarme, la riabilitazione del diesel non sembra essere così immediata: dal ministero della Transizione Ecologica è arrivato un diniego, giustificato dal fatto che la questione della virtuosità ambientale delle motorizzazioni diesel non sarebbe di competenza economica, bensì scientifica.