Il senatore M5s aveva rilanciato in un tweet il falso dei 'Protocolli dei Savi di Sion', attribuendo agli ebrei un complotto per sottomettere il mondo con la massoneria. Poi si era scusato. A denunciarlo è stata la Comunità ebraica di Roma
In un post aveva rilanciato i ‘Protocolli dei sette savi di Sion’, il falso creato nei primi del Novecento dalla polizia segreta dello zar per alimentare l’odio contro gli ebrei, attribuendo loro un complotto per sottomettere il mondo con la massoneria. E ora il senatore M5s Elio Lannutti è indagato dalla Procura di Roma per il reato di diffamazione aggravata dall’odio razziale. Il fascicolo, coordinato dal procuratore aggiunto Francesco Caporale, è stato avviato dopo una denuncia presentata dalla Comunità ebraica di Roma a firma della presidente Ruth Dureghello. In un’intervista al Corriere della Sera, Dureghello aveva detto: “La sua citazione, con un tweet, dell’infame falso storico dei Protocolli di Sion è gravissimo per molti motivi. Viene da un rappresentante delle istituzioni. Ed è dilagato sui social: un elemento che innegabilmente produce un ulteriore aggravio di responsabilità per la vasta diffusione che ha avuto”.
Alcuni giorni dopo la pubblicazione del post, Lannutti su Facebook si è scusato affermando di avere “pubblicato un link sui banchieri Rothschild, senza alcun commento. Poiché non avevo alcuna volontà di offendere alcuno, tanto meno le comunità ebraiche od altri, mi scuso se il link ha urtato la sensibilità. Condividere un link non significa condividere i contenuti, da cui comunque prendo le distanze. Ci tengo a sottolineare che non sono, né sarò mai antisemita”. Sul caso era intervenuto anche il vicepremier Luigi Di Maio che si era dissociato dalle parole del parlamentare: “Come vicepresidente del Consiglio e come capo politico del M5S prendo le distanze, e con me tutto il Movimento, dalle considerazioni del senatore”. E anche il presidente della Camera Roberto Fico si era espresso condannando “con forza e vigore uso di falsi storici”. Il deputato grillino Gianluigi Paragone aveva però chiarito che il senatore non sarebbe stato espulso perché aveva chiesto scusa, pur specificando che aveva detto “una puttanata galattica”.